Io sono pace

Lug 5, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Salmo 120

1 Canto delle salite

Nella mia angoscia ho gridato al Signore
ed egli mi ha risposto.

2 Signore, libera la mia vita dalle labbra bugiarde, 

dalla lingua ingannatrice.

3 Che cosa ti darà, come ti ripagherà, o lingua ingannatrice?

4 Frecce acute di un prode con braci ardenti di ginestra!

5 Ahimè, io abito straniero in Mesec, dimoro fra le tende di Kedar!

6 Troppo tempo ho abitato con chi detesta la pace.

7 Io sono per la pace, ma essi, appena parlo, sono per la guerra.

 

“Nella mia angoscia ho gridato al Signore ed egli mi ha risposto”.

Spesso, nei Salmi, c’è il grido e subito la risposta del Signore. Non si tratta di automatismi o di certezze umane. Si vuole sottolineare invece la fedeltà di Dio e la fiducia dell’uomo.

La realtà, però, è un’altra. La liberazione dall’angoscia avviene nella storia quotidiana, faticosamente, giorno dopo giorno.

Veniamo liberati, ma … da cosa?  “Da labbra bugiarde e lingua ingannatrice”. Parole, racconti, predicazione … che non vogliono relazione e comunione (è questa la “grande bugia” o “falsità” o “inganno”), ma vogliono divisione e guerra. Così dividono le comunità, i gruppi, i popoli, il mondo … e così vogliono che sia la nostra vita: sempre in guerra.

Sono veramente “straniero” in un mondo simile, in una società bellicosa (che non vuole relazioni), sostanzialmente idolatra (senza o contro Dio). Sono tanto stanco: sono in angoscia!

Ma non smetto di “parlare”, non tanto nel senso di manifestare, ma di “testimoniare/vivere”, anche se sono solo e angosciato.

Termino dando una traduzione letterale dell’ultimo versetto. “Io sono pace”, cioè, vivo relazioni buone e positive; “ma poiché parlo”, cioè, per il solo fatto che ci sono e testimonio relazioni di perdono/comunione (pace-shalom); “essi mi fanno guerra”, cioè, non cambiano, anzi, mi vogliono eliminare.

Obed generò Iesse e Iesse generò Davide

Lug 4, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Rut 4,13-20

Così Booz prese in moglie Rut. Egli si unì a lei e il Signore le accordò di concepire: ella partorì un figlio.
E le donne dicevano a Noemi: «Benedetto il Signore, il quale oggi non ti ha fatto mancare uno che esercitasse il diritto di riscatto. Il suo nome sarà ricordato in Israele! Egli sarà il tuo consolatore e il sostegno della tua vecchiaia, perché lo ha partorito tua nuora, che ti ama e che vale per te più di sette figli». Noemi prese il bambino, se lo pose in grembo e gli fece da nutrice. Le vicine gli cercavano un nome e dicevano: «È nato un figlio a Noemi!». E lo chiamarono Obed. Egli fu il padre di Iesse, padre di Davide.

Questa è la discendenza di Peres: Peres generò Chesron, Chesron generò Ram, Ram generò Amminadàb, Amminadàb generò Nacson, Nacson generò Salmon, Salmon generò Booz, Booz generò Obed, Obed generò Iesse e Iesse generò Davide.

“Così Booz prese in moglie Rut. Egli si unì a lei e il Signore le accordò di concepire: ella partorì un figlio.”

Il Signore, così poco presente “direttamente” in tutta la vicenda, appare ora in questo familiare, umano, quotidiano fatto, il concepimento. È scritto: “Booz andò da lei e il Signore le accordò di concepire: ella partorì un figlio”. [Che cosa grande è la vita!]

Le donne parlano del bambino … a Noemi, non a Rut! “Sia benedetto il Signore! Egli ti ha dato oggi un nipote che si prenderà cura di te: il suo nome diventi famoso in Israele, perché lo ha partorito tua nuora che ti ama e con te è buona più di sette figli (Noemi aveva perso i due figli). Egli ti sarà di consolazione e sostegno nella tua vecchiaia.”

Ed è ancora Noemi al centro! “Noemi prese il bambino, se lo strinse al seno e lo allevò come se fosse suo figlio. Le donne dl vicinato chiamavano il bambino Obed. E dicevano a tutti: A Noemi è nato un figlio!”. Rut, la straniera ma “donna forte”, … non si vede e non si sente in tutta questa festa. Ma è lei il centro di tutto, è lei il punto svolta: lei è la figura dei “piccoli” che entrano nel regno e lo donano.

Il libro termina con un commento del redattore finale (“rilettura”). Egli si sente di dovere precisare il senso o lo scopo del libro: arrivare a Davide, re di Israele e figura del Messia. È scritto, dunque: “Obed fu il padre di Iesse, che fu padre di Davide.”.

Ma, poi, si va ancora indietro: “Questa è la discendenza di Peres: Peres generò Chesron, Chesron generò Ram, Ram generò Amminadàb, Amminadàb generò Nacson, Nacson generò Salmon, Salmon generò Booz, Booz generò Obed, Obed generò Iesse e Iesse generò Davide.”

Il Signore renda la donna che entra nella tua casa come Rachele e Lia

Lug 3, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Rut 4,1-12

Booz, dunque, salì alla porta della città e lì si sedette. Ed ecco passare colui che aveva il diritto di riscatto e del quale Booz aveva parlato. Booz lo chiamò: «Vieni a sederti qui, amico mio!». Quello si avvicinò e si sedette. Poi Booz prese dieci degli anziani della città e disse loro: «Sedete qui». Quelli si sedettero. Allora Booz disse a colui che aveva il diritto di riscatto: «Il campo che apparteneva al nostro fratello Elimèlec, lo mette in vendita Noemi, tornata dai campi di Moab. Ho pensato bene di informartene e dirti: «Compralo davanti alle persone qui presenti e davanti agli anziani del mio popolo». Se vuoi riscattarlo, riscattalo pure, ma, se non lo riscatti, fammelo sapere. Infatti, oltre a te, nessun altro ha il diritto di riscatto, e io vengo dopo di te». Quegli rispose: «Lo riscatto io». E Booz proseguì: «Quando acquisterai il campo da Noemi, tu dovrai acquistare anche Rut, la moabita, moglie del defunto, per mantenere il nome del defunto sulla sua eredità». Allora colui che aveva il diritto di riscatto rispose: «Non posso esercitare il diritto di riscatto, altrimenti danneggerei la mia stessa eredità. Subentra tu nel mio diritto. Io non posso davvero esercitare questo diritto di riscatto». Anticamente in Israele vigeva quest’usanza in relazione al diritto di riscatto o alla permuta: per convalidare un atto, uno si toglieva il sandalo e lo dava all’altro. Questa era la forma di autenticazione in Israele. Allora colui che aveva il diritto di riscatto rispose a Booz: «Acquìstatelo tu». E si tolse il sandalo.
Allora Booz disse agli anziani e a tutta la gente: «Voi siete oggi testimoni che io ho acquistato tutto quanto apparteneva a Elimèlec, a Chilion e a Maclon dalle mani di Noemi, e che ho preso anche in moglie Rut, la moabita, già moglie di Maclon, per mantenere il nome del defunto sulla sua eredità, e perché il nome del defunto non scompaia tra i suoi fratelli e alla porta della sua città. Voi ne siete oggi testimoni». Tutta la gente che si trovava presso la porta rispose: «Ne siamo testimoni».
Gli anziani aggiunsero: «Il Signore renda la donna, che entra in casa tua, come Rachele e Lia, le due donne che edificarono la casa d’Israele.
Procùrati ricchezza in Èfrata, fatti un nome in Betlemme!
La tua casa sia come la casa di Peres, che Tamar partorì a Giuda,
grazie alla posterità che il Signore ti darà da questa giovane!».

 

“Booz, dunque, salì alla porta della città e lì si sedette.”

La porta della città era la sede della vita amministrativa e giudiziale del popolo. Lì, oltre al discutere, si dibattevano anche le “cause”. Leggiamo con calma il testo, anche con l’aiuto delle note, per vedere un modo altamente corretto di dirimere le cose, quasi … sinodalmente e in pace!

Alla fine, come avete capito, acquistare e portare avanti il diritto di riscatto comportava un peso. Perché l’acquirente doveva poi interessarsi anche dell’educazione, del sostegno economico dei figli che … portavano il nome (e i beni!) del marito morto. Correttamente (egoisticamente?) dice il parente più stretto: “Non posso esercitare il diritto di riscatto, altrimenti danneggerei la mia stessa eredità.” Per sigillare questa scelta, come dice il testo, “ci si toglieva un sandalo”.

Booz, nell’accettare il diritto di riscatto, si propone di “mantenere il nome del defunto sulla sua eredità”. E così … anche il morto genera, dona una vita, crea una storia. Tutto questo è detto bene nella “benedizione” dei dieci anziani giudici: “Il Signore renda la donna, che entra in casa tua, come Rachele e Lia, le due donne che edificarono la casa d’Israele”.

Attraverso la discendenza o il discendente viene costruita una “casa”, cioè, una comunità, una vita. Il riscatto ha un costo, ma questo costo vale tanto, vale … vita per il fratello, per gli altri [pensiamo che noi siamo stati riscattati dal sangue – che costo! – di Cristo]

Farò quanto mi dici

Lug 2, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

 

Rut 3,1-8

Un giorno Noemi, sua suocera, le disse: «Figlia mia, non devo forse cercarti una sistemazione, perché tu sia felice? Ora, tu sei stata con le serve di Booz: egli è nostro parente e proprio questa sera deve ventilare l’orzo sull’aia. Làvati, profùmati, mettiti il mantello e scendi all’aia. Ma non ti far riconoscere da lui prima che egli abbia finito di mangiare e di bere. Quando si sarà coricato – e tu dovrai sapere dove si è coricato – va’, scoprigli i piedi e sdraiati lì. Ti dirà lui ciò che dovrai fare». Rut le rispose: «Farò quanto mi dici». Scese all’aia e fece quanto la suocera le aveva ordinato. Booz mangiò, bevve e con il cuore allegro andò a dormire accanto al mucchio d’orzo. Allora essa venne pian piano, gli scoprì i piedi e si sdraiò.
Verso mezzanotte quell’uomo ebbe un brivido di freddo, si girò e vide una donna sdraiata ai suoi piedi. Domandò: «Chi sei?». Rispose: «Sono Rut, tua serva. Stendi il lembo del tuo mantello sulla tua serva, perché tu hai il diritto di riscatto». Egli disse: «Sii benedetta dal Signore, figlia mia! Questo tuo secondo atto di bontà è ancora migliore del primo, perché non sei andata in cerca di uomini giovani, poveri o ricchi che fossero. Ora, figlia mia, non temere! Farò per te tutto quanto chiedi, perché tutti i miei concittadini sanno che sei una donna di valore. È vero: io ho il diritto di riscatto, ma c’è un altro che è parente più stretto di me. Passa qui la notte e domani mattina, se lui vorrà assolvere il diritto di riscatto, va bene, lo faccia; ma se non vorrà riscattarti, io ti riscatterò, per la vita del Signore! Rimani coricata fino a domattina». Ella rimase coricata ai suoi piedi fino alla mattina e si alzò prima che una persona riesca a riconoscere un’altra. Booz infatti pensava: «Nessuno deve sapere che questa donna è venuta nell’aia!». Le disse: «Apri il mantello che hai addosso e tienilo forte». Lei lo tenne ed egli vi versò dentro sei misure d’orzo. Glielo pose sulle spalle e Rut rientrò in città.

Arrivata dalla suocera, questa le chiese: «Com’è andata, figlia mia?». Ella le raccontò quanto quell’uomo aveva fatto per lei e aggiunse: «Mi ha anche dato sei misure di orzo, dicendomi: «Non devi tornare da tua suocera a mani vuote»». Noemi disse: «Sta’ tranquilla, figlia mia, finché non sai come andrà a finire la cosa. Di certo quest’uomo non si darà pace, finché non avrà concluso oggi stesso questa faccenda».

 

Un tempo erano le famiglie o i clan a disporre per il matrimonio degli appartenenti. Così fa anche la suocera Noemi. “Devo trovarti una sistemazione che ti faccia star bene”, dice Noemi.

Ecco la strategia a breve, visto che già quella sera c’era la festa della fine mietitura: “Lavati, profumati, mettiti il mantello e scendi all’aia”, dove c’è la festa. Lascia che tutti mangino e bevano, tieni d’occhio Booz e, senza che se ne accorga, coricati accanto a lui, tutta la notte. Si tratta di una ritualità che è … proposta di matrimonio. Attendi che lui si risvegli … “ti dirà lui ciò che dovrai fare.”. “Farò quanto mi dici” è la risposta umile di Rut che, così dicendo, si rivela già un perfetto Israelita.

“Scese all’aia e fece quanto la suocera le aveva detto … “. Booz, con tutta la comitiva, “mangiò, bevve e con il cuore allegro andò a dormire accanto al mucchio d’orzo”. Ad un improvviso risveglio, nota una donna che le dorme accanto: è Rut! Con una formula tradizionale, ella chiede di essere accolta come sposa (lett. “stendi la tua ala sulla tua serva, perché tu hai il diritto di sposarmi”)

In questi gesti e in queste parole, l’autore vuole farci notare la fedeltà dei due alla legge e alla tradizione. Le parole di Booz sono benedizione per la straniera: “Sii benedetta dal Signore, figlia mia”. Vede nel gesto di Rut un “secondo atto d’amore”. Il primo è stato quando ha scelto di stare con Noemi, una suocera povera e sola. Il secondo quando ha accettato di sposare un vecchio, piuttosto che tornare a casa e sposare un bel giovane. In fondo, è un atto d’amore verso … il Dio d’Israele con le leggi che egli ha dato: atto d’amore, atto di fedeltà. Tutto questo è compiuto da una giovane donna vedova, straniera, lontana dalla sua gente: donna che Booz chiama “di valore o forte o perfetta”. [Il libro di Rut vuole darci una grande lezione sugli stranieri, sul modo di accoglierli, sul rispetto e dignità che hanno e meritano]

“Farò per te tutto quanto chiedi … “. Ma c’è tutta una procedura da rispettare, prima di arrivare al matrimonio. “Se l’altro parente più stretto (che ha un diritto di riscatto) … non vorrà riscattarti, io ti riscatterò, per la vita del Signore”. Ancora a notte fonda, Booz congeda Rut, non senza averle donato una buona quantità d’orzo, dicendo: “Non devi tornare da tua suocera a mani vuote”. “Glielo pose sulle spalle e Rut rientrò in città”.

Volete che Noemi non le chiedesse … “com’è andata, figlia mia?”. Noemi la rassicura: “Rimani qui, finché non saprai come andrà a finire la cosa”. È invito a stare calmi, ad avere fiducia in Dio e nell’uomo di Dio. “Di certo quest’uomo non si darà pace, finché non avrà concluso oggi stesso questa faccenda”. [Letteralmente la frase è più contorta: al posto di “faccenda” si ha “parola”. In fondo, anche Booz attende che … accada la parola. Il fare la volontà di Dio è attendere che si faccia, accada, “cada su di noi” la parola]

Lug 1, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Sono in Sardegna e oggi ho fatto dei pasticci. Il testo è stato pianificato nel giorno sbagliato forse il 19 luglio. Tradotto : arrangiatevi! Da domani la pianificazione dovrebbe essere corretta … Ho dimenticato a casa il mouse e con le sue. dita non vado!!!

Domenica 30 Giugno 2024 – XIII Tempo Ordinario – Anno B

Giu 30, 2024 | Postato da Francesca Ospitali - Accompagnamento quotidiano

Per accedere alla diretta streaming della Messa delle 10.00 clicca qui

ANTIFONA DI INGRESSO:

Popoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia. (Sal 46,2)

 

PRIMA LETTURA

Dal Libro della Sapienza (Sap 1,13-15; 2,23-24)
Dio non ha creato la morte
e non gode per la rovina dei viventi.
Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano;
le creature del mondo sono portatrici di salvezza,
in esse non c’è veleno di morte,
né il regno dei morti è sulla terra.
La giustizia infatti è immortale.
Sì, Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità,
lo ha fatto immagine della propria natura.
Ma per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo
e ne fanno esperienza coloro che le appartengono.
Parola di Dio

Salmo responsoriale: Sal 29

Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.

Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato,
non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi,
mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa.

Cantate inni al Signore, o suoi fedeli,
della sua santità celebrate il ricordo,
perché la sua collera dura un istante,
la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera ospite è il pianto
e al mattino la gioia.

Ascolta, Signore, abbi pietà di me,
Signore, vieni in mio aiuto!
Hai mutato il mio lamento in danza,
Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre.

 

SECONDA LETTURA: Dalla seconda lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi (2Cor 8,7.9.13-15)

Fratelli, come siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest’opera generosa.
Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.
Non si tratta di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: «Colui che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno».
Parola di Dio

 

Alleluja, Alleluja

Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte
e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo.

Alleluja

VANGELO

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,21-43)

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.
Parola del Signore

Io sono una straniera

Giu 29, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Rut 2,1-13

Noemi aveva un parente da parte del marito, un uomo altolocato della famiglia di Elimèlec, che si chiamava Booz. Rut, la moabita, disse a Noemi: «Lasciami andare in campagna a spigolare dietro qualcuno nelle cui grazie riuscirò a entrare». Le rispose: «Va’ pure, figlia mia». Rut andò e si mise a spigolare nella campagna dietro ai mietitori. Per caso si trovò nella parte di campagna appartenente a Booz, che era della famiglia di Elimèlec.

Proprio in quel mentre Booz arrivava da Betlemme. Egli disse ai mietitori: «Il Signore sia con voi!». Ed essi gli risposero: «Ti benedica il Signore!». Booz disse al sovrintendente dei mietitori: «Di chi è questa giovane?». Il sovrintendente dei mietitori rispose: «È una giovane moabita, quella tornata con Noemi dai campi di Moab. Ha detto di voler spigolare e raccogliere tra i covoni dietro ai mietitori. È venuta ed è rimasta in piedi da stamattina fino ad ora. Solo adesso si è un poco seduta in casa». Allora Booz disse a Rut: «Ascolta, figlia mia, non andare a spigolare in un altro campo. Non allontanarti di qui e sta’ insieme alle mie serve. Tieni d’occhio il campo dove mietono e cammina dietro a loro. Ho lasciato detto ai servi di non molestarti. Quando avrai sete, va’ a bere dagli orci ciò che i servi hanno attinto». Allora Rut si prostrò con la faccia a terra e gli disse: «Io sono una straniera: perché sono entrata nelle tue grazie e tu ti interessi di me?». Booz le rispose: «Mi è stato riferito quanto hai fatto per tua suocera dopo la morte di tuo marito, e come hai abbandonato tuo padre, tua madre e la tua patria per venire presso gente che prima non conoscevi. Il Signore ti ripaghi questa tua buona azione e sia davvero piena per te la ricompensa da parte del Signore, Dio d’Israele, sotto le cui ali sei venuta a rifugiarti».
Ella soggiunse: «Possa rimanere nelle tue grazie, mio signore! Poiché tu mi hai consolato e hai parlato al cuore della tua serva, benché io non sia neppure come una delle tue schiave».

 

Compare un uomo, di nome Booz, persona “altolocata (gibor)” ricca e influente, parente di Noemi. Questo Booz era della famiglia di Elimelec (nome che significa Dio è il mio re) marito (morto) di Noemi.

Rut, straniera e povera, vuole mantenersi col suo lavoro, e chiede a Noemi di andare a spigolare. [Nella cultura antica, anche in Israele, il povero aveva accesso libero alla spigolatura, dietro ai mietitori]

“Per caso si trovò nella parte di campagna appartenente a Booz.” Bello e significativo è il saluto … tra persone che lavorano e il datore di lavoro: “Il Signore sia con voi” e la risposta dei lavoratori: “Il Signore ti benedica” … ovviamente con un buon raccolto!

Il sovrintendente ai lavori presenta così l’anonima spigolatrice: “È una giovane moabita, quella tornata con Noemi dai campi di Moab. Ha detto di voler spigolare e raccogliere tra i covoni dietro ai mietitori. È venuta ed è rimasta in piedi da stamattina fino ad ora. Solo adesso si è un poco seduta in casa”. 

Booz mostra un atteggiamento accogliente, fatto di poche (bellissime) parole: “Figlia mia, non andare a spigolare in un altro camponon allontanarti di qui … sta insieme alle mie serve … tienile d’occhio e cammina dietro a loro … ho detto ai mei giovani di non toccarti … quando avrai sete, va a bere come tutti gli altri … “[purtroppo, abbiamo davanti altre scene …!]

Rut è grata e risponde così: “Come mai mi prendi così a cuore e sei tanto gentile con me? … Io sono straniera”. Booz ha sentito parlare di lei e dice: Alla morte di tuo marito non hai pensato di farti una famiglia, ma hai aiutato tua suocera vedova e sola. Hai abbandonato i tuoi: padre, madre, terra per venire presso gente che prima non conoscevi … Il Signore, Dio di Israele, sotto le cui ali sei venuta a rifugiarti, ti dia una ricompensa generosa (lett. ti riempia) per questa azione.

La risposta di Rut mostra umile gratitudine, ma anche delicata audacia femminile quando dice: “Tu mi hai consolata (mi hai fatto respirare/vivere), perché hai parlato al/sul cuore della tua serva, benché non sia neppure come una delle tue serve. Possa trovare ancora il tuo favore, mio signore. [ricordate l’espressione “parlare al/sul cuore”, già trovata nel profeta Osea? Espressione che, fra i tanti significati che racchiude, può intendere l’amore]

 

il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio

Giu 28, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Rut 1,14-22

Di nuovo esse scoppiarono a piangere. Orpa si accomiatò con un bacio da sua suocera, Rut invece non si staccò da lei.

Noemi le disse: «Ecco, tua cognata è tornata dalla sua gente e dal suo dio; torna indietro anche tu, come tua cognata». Ma Rut replicò: «Non insistere con me che ti abbandoni e torni indietro senza di te, perché dove andrai tu, andrò anch’io, e dove ti fermerai, mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio. Dove morirai tu, morirò anch’io e lì sarò sepolta. Il Signore mi faccia questo male e altro ancora, se altra cosa, che non sia la morte, mi separerà da te».

Vedendo che era davvero decisa ad andare con lei, Noemi non insistette più. Esse continuarono il viaggio, finché giunsero a Betlemme. Quando giunsero a Betlemme, tutta la città fu in subbuglio per loro, e le donne dicevano: «Ma questa è Noemi!». Ella replicava: «Non chiamatemi Noemi, chiamatemi Mara, perché l’Onnipotente mi ha tanto amareggiata! Piena me n’ero andata, ma il Signore mi fa tornare vuota. Perché allora chiamarmi Noemi, se il Signore si è dichiarato contro di me e l’Onnipotente mi ha resa infelice?». Così dunque tornò Noemi con Rut, la moabita, sua nuora, venuta dai campi di Moab. Esse arrivarono a Betlemme quando si cominciava a mietere l’orzo.

Abbiamo un “bacio di commiato”, fatto da Orpa; e una decisione di “non staccarsi da lei”, fatta da Rut.

Giuda o Israele (lo vediamo nel caso di Noemi) non è un popolo che fa proselitismo. Infatti, Noemi dice a Rut: “Torna indietro anche tu, come tua cognata”. C’è, invece, nelle parole di Rut, la più forte e limpida affermazione di fede, che suona come adesione al Dio del popolo di Israele. Riascoltiamo queste bellissime parole di Rut: “Non insistere con me che ti abbandoni e torni indietro senza di te, perché dove andrai tu, andrò anch’io, e dove ti fermerai, mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio. Dove morirai tu, morirò anch’io e lì sarò sepolta. Il Signore mi faccia questo male e altro ancora, se altra cosa, che non sia la morte, mi separerà da te. Vedendo che era davvero decisa di andare con lei, Noemi non insistette più”.

Noemi, vedova e povera, in un certo senso rappresenta il Signore stesso: è come la nube che accompagnava il popolo nel deserto; Rut, straniera e sola, rappresenta paradossalmente tutto il popolo di Israele che aderisce, sta e cammina con la nube, che … ora si alza e ora si ferma: stanno assieme, Israele e i popoli, guidati dalla nube. [Non fece così Ietro, suocero di Mosè, vedi Es. 18,27]

Giunta a Betlemme, Noemi viene accolta con gioia (quanta accoglienza troviamo!), ma vuole cambiare nome: si sente un’altra: “Chiamatemi Mara, perché l’Onnipotente mi ha tanto amareggiata.” In lei risuona un grande lamento (se la prende col Signore, cosa che si legge tante volte nei salmi): “Piena me n’ero andata, ma il Signore mi fa tornare vuota. Perché allora chiamarmi Noemi, se il Signore si è dichiarato contro di me e l’Onnipotente mi ha resa infelice? (lett. se il Signore è stato testimone contro di me e mi ha condannata?)”.

Un tocco di speranza/profezia in questo breve tratto: “Così dunque tornò Noemi con Rut, la moabita, sua nuora, venuta dai campi di Moab”, e speranza anche in quest’altro: “Esse arrivarono a Betlemme quando si cominciava a mietere l’orzo”. “Tornano insieme” … quando si incomincia a mietere l’orzo, quando si incomincia a sperare ancora.

Un uomo con la moglie e i suoi due figli emigrò da Betlemme

Giu 27, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Rut 1,1-13

Al tempo dei giudici, ci fu nel paese una carestia e un uomo con la moglie e i suoi due figli emigrò da Betlemme di Giuda nei campi di Moab. Quest’uomo si chiamava Elimèlec, sua moglie Noemi e i suoi due figli Maclon e Chilion; erano Efratei, di Betlemme di Giuda. Giunti nei campi di Moab, vi si stabilirono.
Poi Elimèlec, marito di Noemi, morì ed essa rimase con i suoi due figli. Questi sposarono donne moabite: una si chiamava Orpa e l’altra Rut. Abitarono in quel luogo per dieci anni. Poi morirono anche Maclon e Chilion, e la donna rimase senza i suoi due figli e senza il marito.

Allora intraprese il cammino di ritorno dai campi di Moab con le sue nuore, perché nei campi di Moab aveva sentito dire che il Signore aveva visitato il suo popolo, dandogli pane. Partì dunque con le due nuore da quel luogo ove risiedeva e si misero in cammino per tornare nel paese di Giuda. Noemi disse alle due nuore: «Andate, tornate ciascuna a casa di vostra madre; il Signore usi bontà con voi, come voi avete fatto con quelli che sono morti e con me! Il Signore conceda a ciascuna di voi di trovare tranquillità in casa di un marito». E le baciò. Ma quelle scoppiarono a piangere e le dissero: «No, torneremo con te al tuo popolo». Noemi insistette: «Tornate indietro, figlie mie! Perché dovreste venire con me? Ho forse ancora in grembo figli che potrebbero diventare vostri mariti? Tornate indietro, figlie mie, andate! Io sono troppo vecchia per risposarmi. Se anche pensassi di avere una speranza, prendessi marito questa notte e generassi pure dei figli, vorreste voi aspettare che crescano e rinuncereste per questo a maritarvi? No, figlie mie; io sono molto più amareggiata di voi, poiché la mano del Signore è rivolta contro di me». 

 

“Al tempo dei Giudici … “.

Mentre, al tempo dei Giudici, osserviamo violenza e “allontanamento” da Dio, questo delizioso libretto ci narra di un “avvicinamento”: una giovane donna moabita (non ebrea) si fa credente nel Dio di Israele, entra nel popolo eletto, sarà antenata del Messia, tramite la tribù di Giuda. È un libro che segna una grande apertura, in polemica o in tensione positiva e profetica, riguardo a un tempo in cui era vietato sposare donne straniere.

Breve sintesi del contesto nei primi versetti. Siamo a Betlemme di Giuda: tempo di carestia. “Un uomo con la moglie e i suoi due figli emigrò da Betlemme di Giuda nei campi di Moab”. Si parla dunque di una famiglia di emigrati, causa carestia! Muore quell’uomo e lascia una vedova, Noemi, e due figli. Questi figli sposano due moabite (non ebree). Nell’arco di dieci anni muoiono tutti e due i figli. Noemi, la vedova, rimane sola con le altre due … vedove. Noemi è una povera tra … poveri. Decide di ritornare a Betlemme, “perché aveva sentito dire che il Signore aveva visitato il suo popolo, dandogli pane”.

Noemi ama le due nuore, e vuole che si rifacciano una vita nella loro terra di Moab. Le congeda nel pianto, e “le baciò”. Ma esse non accettano di restare nel loro paese.

Seguiamo il pensiero di Noemi: amaro e vero, dolce e profondo. Ella pensa alla discendenza, alla vita che deve procedere tramite loro: nel loro paese ci sono tante possibilità, ma in terra di Giuda non potranno sposarsi, secondo la Legge di Mosè, se non … con figli di Noemi che, però, non può più averne. [È la legge del levirato: la vedova può/deve sposare il fratello del marito morto e così “dare discendenza” … al fratello morto]

“La mano del Signore è rivolta contro di me: sono molto più amareggiata di voi”, dice Noemi. Essa però legge la sua vita nel solco della fede: una fede pura, semplice, abbandonata sempre al volere di Dio … anche quando le cose non funzionano come si vorrebbe.

Chi è saggio comprende queste cose

Giu 26, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Osea 14,2-10

2Torna dunque, Israele, al Signore, tuo Dio, poiché hai inciampato nella tua iniquità. 3Preparate le parole da dire e tornate al Signore; ditegli: «Togli ogni iniquità, accetta ciò che è bene: non offerta di tori immolati, ma la lode delle nostre labbra. 4Assur non ci salverà, non cavalcheremo più su cavalli, né chiameremo più «dio nostro» l’opera delle nostre mani, perché presso di te l’orfano trova misericordia».
5«Io li guarirò dalla loro infedeltà, li amerò profondamente, poiché la mia ira si è allontanata da loro. 6Sarò come rugiada per Israele; fiorirà come un giglio e metterà radici come un albero del Libano, 7si spanderanno i suoi germogli e avrà la bellezza dell’olivo e la fragranza del Libano. 8Ritorneranno a sedersi alla mia ombra, faranno rivivere il grano, fioriranno come le vigne, saranno famosi come il vino del Libano. 9Che ho ancora in comune con gli idoli, o Èfraim? Io l’esaudisco e veglio su di lui; io sono come un cipresso sempre verde, il tuo frutto è opera mia».
10Chi è saggio comprenda queste cose, chi ha intelligenza le comprenda; poiché rette sono le vie del Signore, i giusti camminano in esse, mentre i malvagi v’inciampano.

 

Tutto è trasformato, e trasformato … davvero, in profondità.

Il “ritorno” o conversione di Israele è segnata non da un cumulo di offerte di animali, ma dalla lode (nostre labbra), lode che parte dal riconoscimento delle iniquità commesse: è questo il piede buono! La lode, che suppone la confessione delle colpe e il perdono di Dio, è il vero “bene” che Dio accetta, invece dei ripetuti sacrifici.

In un cammino di “ritorno” non deve mancare il proposito. Ecco come è descritto: “Non ci salverà Assur, non ci salveremo da noi (“non cavalcheremo più su cavalli”)”. Soprattutto: “Non chiameremo più “dio nostro” l’opera delle nostre mani”. “Presso di te, Signore, l’orfano trova misericordia”. In questo contesto, Israele (noi) è l’orfano che trova amore.

Tutto procede da Dio (lo sposo) “che guarisce le infedeltà, ama profondamente”. L’amore di Israele per il Signore era come rugiada (per dire che non durava); ora, Dio stesso sarà “rugiada per Israele”: rugiada che fa crescere la vita, a partire dagli alberi.

Essi (alberi) daranno ombra, o meglio, l’ombra sarà il Signore stesso. E così … Israele “che cosa avrà ancora da spartire con gli idoli?”. “Io, il Signore, veglierò su di lui”. “Sono come un cipresso sempre verde”. Pertanto “il tuo frutto è opera mia”. Come dire: avrai raccolti abbondanti, non per opera degli dèi della natura, ma per opera mia.

Ascoltiamo il commento del redattore, che vale tanto per noi. Il rischio è di leggere il libro, e “non capire”. Occorre essere “intelligenti” o saggi per afferrare il significato del libro (e di ogni libro). Allora, devi sapere una cosa (e il significato può ridursi a questo): “Le vie di Dio sono diritte”, e “i giusti camminano in esse” … senza farsi tante domande. I non-sapienti o i malvagi non smettono di fare domande, di contestare  e … “inciampano”.

È invito, come sempre, a camminare nei sentieri della volontà di Dio (solo così si è saggi), e non a disquisire su tutto e su tutti. Dunque, chi cammina nelle vie di Dio, chi osserva la sua volontà perché considera “rette le vie di Dio” (e non le contesta) … questi è uno che “sta capendo”. fare la volontà di Dio è la via per “capire” l’agire di Dio nella storia, cioè “le sue vie”.