Domenica 16 Giugno – XI Tempo Ordinario – Anno B

Giu 16, 2024 | Postato da Francesca Ospitali - Accompagnamento quotidiano

Per accedere alla diretta streaming della Messa delle 10.00 clicca qui

ANTIFONA DI INGRESSO:

Ascolta, o Signore, la mia voce: a te io grido.
Sei tu il mio aiuto: non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza. (Sal 26,7-9)

 

PRIMA LETTURA

Dal Libro del profeta Ezechiele (Ez 17, 22-24)
Così dice il Signore Dio:
«Un ramoscello io prenderò dalla cima del cedro,
dalle punte dei suoi rami lo coglierò
e lo pianterò sopra un monte alto, imponente;
lo pianterò sul monte alto d’Israele.
Metterà rami e farà frutti
e diventerà un cedro magnifico.
Sotto di lui tutti gli uccelli dimoreranno,
ogni volatile all’ombra dei suoi rami riposerà.
Sapranno tutti gli alberi della foresta
che io sono il Signore,
che umilio l’albero alto e innalzo l’albero basso,
faccio seccare l’albero verde e germogliare l’albero secco.
Io, il Signore, ho parlato e lo farò».
Parola di Dio

Salmo responsoriale: Sal 91

È bello rendere grazie al Signore.

È bello rendere grazie al Signore
e cantare al tuo nome, o Altissimo,
annunciare al mattino il tuo amore,
la tua fedeltà lungo la notte.

Il giusto fiorirà come palma,
crescerà come cedro del Libano;
piantati nella casa del Signore,
fioriranno negli atri del nostro Dio.

Nella vecchiaia daranno ancora frutti,
saranno verdi e rigogliosi,
per annunciare quanto è retto il Signore,
mia roccia: in lui non c’è malvagità.

 

SECONDA LETTURA: Dalla seconda lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi (2Cor 5,6-10)

Fratelli, sempre pieni di fiducia e sapendo che siamo in esilio lontano dal Signore finché abitiamo nel corpo – camminiamo infatti nella fede e non nella visione –, siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo e abitare presso il Signore.
Perciò, sia abitando nel corpo sia andando in esilio, ci sforziamo di essere a lui graditi.
Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male.
Parola di Dio

 

Alleluja, Alleluja

Il seme è la parola di Dio,
il seminatore è Cristo:
chiunque trova lui, ha la vita eterna.

Alleluja

VANGELO

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 3,20-35)

In quel tempo, Gesù diceva [alla folla]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.
Parola del Signore

Sono stati infedeli verso il Signore

Giu 15, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Osea 5,1-15

Ascoltate questo, o sacerdoti, state attenti, casa d’Israele, o casa del re, porgete l’orecchio, perché a voi toccava esercitare la giustizia; voi foste infatti un laccio a Mispa, una rete tesa sul Tabor2e una fossa profonda a Sittìm. Ma io correggerò tutti costoro.
3Io conosco Èfraim e non mi è ignoto Israele. Ti sei prostituito, Èfraim! Si è reso impuro Israele. 4Le loro azioni non permettono di fare ritorno al loro Dio,
perché uno spirito di prostituzione è fra loro e non conoscono il Signore.
5L’arroganza d’Israele testimonia contro di lui, Israele ed Èfraim inciamperanno per le loro colpe e Giuda inciamperà con loro. 6Con le loro greggi e i loro armenti andranno in cerca del Signore, ma non lo troveranno: egli si è allontanato da loro.7Sono stati infedeli verso il Signore, generando figli bastardi: la nuova luna li divorerà insieme con i loro campi.

Suonate il corno a Gàbaa e la tromba a Rama, date l’allarme a Bet-Aven,
all’erta, Beniamino!
9Èfraim sarà devastato nel giorno del castigo: per le tribù d’Israele annuncio una cosa sicura.
10I capi di Giuda sono diventati come quelli che spostano i confini e su di loro come acqua verserò la mia ira.
11Èfraim è schiacciato dal giudizio, da quando ha cominciato a inseguire il nulla.
12Ma io sarò come una tignola per Èfraim, e come un tarlo per la casa di Giuda.
13Èfraim ha visto la sua infermità e Giuda la sua piaga. Èfraim è ricorso all’Assiria e Giuda si è rivolto al gran re; ma egli non potrà curarvi, non guarirà la vostra piaga, 14perché io sarò come un leone per Èfraim, come un leoncello per la casa di Giuda. Io li sbranerò e me ne andrò, porterò via la preda e nessuno me la toglierà.15Me ne ritornerò alla mia dimora, finché non sconteranno la pena e cercheranno il mio volto, e ricorreranno a me nella loro angoscia.

Viene detto in modo corretto ed esplicito quello che devono fare “i sacerdoti” e “la casa di Israele”: “esercitare la giustizia”. Non solo il culto, ma l’esercizio della giustizia. Cioè quel certo modo di vivere secondo la legge del Signore, vigilando che sia osservato dal popolo. Questo non è avvenuto, per cui la giustizia o il giudizio si volge contro di voi.

Il profeta Osea richiama tempi e luoghi precisi in cui i sacerdoti e il re hanno rappresentato un “laccio”, una “rete tesa”, una “fossa profonda”, sicché il popolo vi è caduto dentro con voi.

“Ma io correggerò tutti costoro … “. Dio si propone come “educatore” che “conosce bene Efraim”: sa chi è e come è fatto il popolo. È un popolo ormai legato alla prostituzione (peccato). È ribelle, orgoglioso: non vuol tornare al Signore, nello stesso tempo continua a offrire una quantità enorme di sacrifici. Non basterà … perché “il Signore si è allontanato da loro”. E allora “la nuova luna li divorerà insieme coi loro campi”.

Dunque, “Israele sarà devastato nel giorno del castigo”. Il regno di Giuda ne ha approfittato e ha allargato i suoi confini. Israele ha chiesto aiuto a chi non poteva dargli niente, perciò è oppresso, schiacciato. Quando Israele ha visto le sue malattie e Giuda le sue piaghe, allora entrambi si sono rivolti al re di Assiria. Ma … niente da fare, nessun buon risultato! Perché? Perché “Io sono come un leone che sbrana e porta via la preda”. Fino a quando questa “punizione/educazione”? “Mi allontanerò dal mio popolo finché non avrà sofferto abbastanza per i suoi peccati e verrà a cercarmi. Forse nella sua sofferenza si rivolgerà a me.”

La soluzione di tutto e di sempre non è attaccarsi ai propri progetti o fare come tutti gli altri, ma è cercare il Signore lasciando che sia lui il nostro progetto.

Contro di te, sacerdote, muovo l’accusa

Giu 14, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Osea 4,4-19
4Ma nessuno accusi, nessuno contesti; contro di te, sacerdote, muovo l’accusa.5Tu inciampi di giorno e anche il profeta con te inciampa di notte e farò perire tua madre.
6Perisce il mio popolo per mancanza di conoscenza. Poiché tu rifiuti la conoscenza, rifiuterò te come mio sacerdote; hai dimenticato la legge del tuo Dio e anch’io dimenticherò i tuoi figli.
7Tutti hanno peccato contro di me; cambierò la loro gloria in ignominia.
8Essi si nutrono del peccato del mio popolo e sono avidi della sua iniquità.
9Il popolo e il sacerdote avranno la stessa sorte; li punirò per la loro condotta
e li ripagherò secondo le loro azioni.
10Mangeranno, ma non si sazieranno, si prostituiranno, ma non aumenteranno, perché hanno abbandonato il Signore
per darsi 
11alla prostituzione. Il vino vecchio e quello nuovo tolgono il senno

12Il mio popolo consulta il suo pezzo di legno e il suo bastone gli dà il responso,
poiché uno spirito di prostituzione li svia e si prostituiscono, allontanandosi dal loro Dio.
13Sulla cima dei monti fanno sacrifici e sui colli bruciano incensi sotto la quercia, i pioppi e i terebinti, perché buona è la loro ombra. Perciò si prostituiscono le vostre figlie e le vostre nuore commettono adulterio.
Non punirò le vostre figlie se si prostituiscono, né le vostre nuore se commettono adulterio; poiché essi stessi si appartano con le prostitute e con le prostitute sacre offrono sacrifici.
Un popolo, che non comprende, va in rovina!
15Se ti prostituisci tu, Israele, non si renda colpevole Giuda. Non andate a Gàlgala, non salite a Bet-Aven, non giurate per il Signore vivente. 16E poiché come giovenca ribelle si ribella Israele,
forse potrà pascolarlo il Signore come agnello in luoghi aperti?
Èfraim si è alleato agli idoli:
18dopo essersi ubriacati   si sono dati alla prostituzione, hanno preferito il disonore alla loro gloria. 19Un vento li travolgerà con le sue ali e si vergogneranno dei loro sacrifici.

“Ma nessuno accusi, nessuno contesti … “. Nessuno ha diritto/dovere di contestare gli altri, se non altro perché siamo tutti da …. accusare! Solo io, dice il Signore, posso farlo. Solo io “apro la causa”.

E la apro contro sacerdoti e profeti, quindi contro le guide di Israele, che trascinano nella condanna anche la madre, cioè il popolo. Che male ha fatto il popolo? “Perisce il mio popolo per mancanza di conoscenza”. Conoscenza di Dio e delle sue leggi. E chi doveva insegnare questo? Proprio i sacerdoti, e non l’anno fatto. È scritto: “Hanno rifiutato la conoscenza”.

Tremenda è questa ulteriore accusa: “Si nutrono del peccato del mio popolo e sono avidi della sua iniquità”. Cioè, traggono vantaggio dalle offerte e dai sacrifici che il popolo offre per i peccati. Paradossalmente, più il popolo pecca e offre sacrifici per il peccato, più essi ci guadagnano! Il peccato del popolo è fonte di guadagno!

L’accusa recita così: “Il popolo e il sacerdote. Avranno la stessa sorte”. “Hanno abbandonato il Signore per darsi alla prostituzione” [Ben 12 volte, solo nel brano di oggi, risuona la parola “prostituzione” per indicare “peccato”. Noi indichiamo “macchia” per evocare il peccato. È molto più convincente intendere il peccato come “prostituzione” o “adulterio”: qui c’è di mezzo un rapporto vivo e non una cosa, uno sgorbio. Uno sgorbio o una macchia si cancellano, mentre un rapporto quanto è difficile ricomporlo]

La prostituzione o peccato si manifestano così. a) Per sapere come comportarsi, si va a consultare (lett. cercare) un idolo, e non si consulta (cerca) Dio. b) Si fanno sacrifici in luoghi pagani, sulle cime dei monti e dei colli, sotto le querce, i pioppi e i terebinti. c) Si fanno sacrifici al modo dei pagani idolatri favorendo la “prostituzione sacra”. d) I primi a buttarsi in questi riti sfrenati di prostituzione sono i sacerdoti.

Che cosa ne viene? C’è “un popolo che non comprende”. Cioè non è stato aiutato a discernere/comprendere dov’è il bene e dov’è il male La colpa cade certo sul popolo, ma prima di tutto sui sacerdoti che avevano il compito di insegnare.

Ultima raccomandazione: “Non andate a Galgala, non salite a Bet-Aven” e, nello stesso tempo, “non giurate per il Signore vivente”. Concretamente: non mescolate le cose, i culti; non dite che tutto è uguale, Dio e idoli va bene tutto!

No, tutto questo dovrà finire: “Un vento li travolgerà con le sue ali e si vergogneranno dei loro sacrifici”.

Và ancora, ama la tua donna …

Giu 13, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Osea 3,1-4,3

Il Signore mi disse: «Va’ ancora, ama la tua donna: è amata dal marito ed è adultera, come il Signore ama i figli d’Israele ed essi si rivolgono ad altri dèi e amano le schiacciate d’uva».
2Io me l’acquistai per quindici pezzi d’argento e un homer e mezzo d’orzo 3e le dissi: «Per molti giorni starai con me, non ti prostituirai e non sarai di alcun uomo; così anch’io mi comporterò con te». 4Poiché per molti giorni staranno i figli d’Israele senza re e senza capo, senza sacrificio e senza stele, senza efod e senza terafìm. 5Poi torneranno i figli d’Israele, e cercheranno il Signore, loro Dio, e Davide, loro re, e trepidi si volgeranno al Signore e ai suoi beni, alla fine dei giorni.

«Ascoltate la parola del Signore, o figli d’Israele, perché il Signore è in causa con gli abitanti del paese. Non c’è infatti sincerità né amore, né conoscenza di Dio nel paese.2Si spergiura, si dice il falso, si uccide, si ruba, si commette adulterio, tutto questo dilaga e si versa sangue su sangue. 3Per questo è in lutto il paese e chiunque vi abita langue, insieme con gli animali selvatici e con gli uccelli del cielo; persino i pesci del mare periscono.

Nella Scrittura troviamo spesso dei testi che non sono lo sviluppo di quanto precede (come avviene spesso in un romanzo classico), ma troviamo testi che sono una “rilettura” del fatto già raccontato: un suo approfondimento o, se si vuole, una nuova applicazione ad un tempo diverso, che può essere anche il tempo in cui scrive il redattore finale. Nel libro di Osea, questo procedimento è frequente.

“Il Signore mi disse: «Va’ ancora, ama la tua donna: è amata dal marito (lett. da un compagno) ed è adultera”. Probabilmente, è lo stesso fatto già raccontato, ma con una importante sfumatura. La donna del capitolo primo è una prostituta, questa invece è una donna che “ama un compagno ed è adultera”. Cioè, tradisce veramente, continuamente e … tranquillamente lo sposo.

L’applicazione teologico-spirituale è chiara: “… come il Signore ama i figli di Israele (rappresentati dall’adultera) ed essi si rivolgono ad altri dèi e amano le schiacciate d’uva (rappresentati dal compagno)”.

Il profeta … obbedisce! Compra la sposa e stabilisce un patto dicendo: rimani con me per lungo tempo senza tradirmi, e io non avrò rapporti sessuali con te. È un patto veramente duro … per tutti e due!

Ci interessa l’applicazione o l’insegnamento, più che il fatto in quanto tale. La “continenza” chiesta alla donna annuncia e disegna questo evento reale, cioè: “per molti giorni staranno i figli d’Israele senza re e senza capo, senza sacrificio e senza stele, senza efod e senza terafìm”. [La cosa poteva essere detta in altro modo, ma il Signore la cala “sulla pelle, sulla vita” del profeta. Quello che annuncia è quello che il profeta sta soffrendo, non è soltanto uno dei tanti messaggi.

“Poi torneranno i figli di Israele … “. È molto bello questo: la continenza/penitenza si è trasformata in conversione. E la conversione non è altro che “cercare il Signore, loro Dio, e Davide, loro re … volgersi al Signore e ai suoi beni, alla fine dei giorni”.

Tutto questo, appunto, avverrà “alla fine dei giorni” o “nell’ultimo giorno”. [Noi cristiani diciamo che “l’ultimo giorno” ha preso avvio con la morte e risurrezione di Gesù]. Allora, si tratta di partire per un lungo viaggio, nel senso della ricerca del Signore: attenti … a non tradirlo!

“Ascoltate la parola del Signore, o figli di Israele, perché il Signore è in causa con gli abitanti della terra” … Si ritorna alla storia, alla fragilità dei nostri giorni. Cosa sta succedendo, in concreto … “sulla terra”? “Non c’è né fedeltà né amore, e la gente non mi riconosce come Dio.”

Ecco la concretizzazione dei peccati: “Fanno giuramenti e non li mantengono. Dicono falsità, uccidono, rubano e commettono adulterio. Compiono un assassinio dopo l’altro, le violenze si moltiplicano”. Non è un generico lamento sul mondo e sui suoi mali, ma è lamento sui figli di Israele (noi diremmo oggi sui cristiani).

Profonda e attuale è la conclusione: “Per questo la terra è in lutto e chiunque vi abita langue, insieme con gli animali selvatici e con gli uccelli del cielo; persino i pesci del male periscono.” Tutto questo è frutto di un … tradimento!

E avverrà in quel giorno …

Giu 12, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Osea 2,16-25

Perciò, ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. 17Le renderò le sue vigne e trasformerò la valle di Acor
in porta di speranza. Là mi risponderà come nei giorni della sua giovinezza,
come quando uscì dal paese d’Egitto.
18E avverrà, in quel giorno – oracolo del Signore – mi chiamerai: «Marito mio», e non mi chiamerai più: «Baal, mio padrone». 19Le toglierò dalla bocca i nomi dei Baal e non saranno più chiamati per nome. 20In quel tempo farò per loro un’alleanza con gli animali selvatici e gli uccelli del cielo e i rettili del suolo;
arco e spada e guerra eliminerò dal paese, e li farò riposare tranquilli.
21Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto,
nell’amore e nella benevolenza,
22ti farò mia sposa nella fedeltà e tu conoscerai il Signore. 23E avverrà, in quel giorno – oracolo del Signore – io risponderò al cielo ed esso risponderà alla terra; 24la terra risponderà al grano, al vino nuovo e all’olio e questi risponderanno a Izreèl. 25Io li seminerò di nuovo per me nel paese e amerò Non-amata, e a Non-popolo-mio dirò: «Popolo mio», ed egli mi dirà: «Dio mio»».

Ma perché le cose si trasformino davvero, occorre l’intervento stesso di Dio.

“Perciò, ecco, io la sedurrò … “. Per non pensare a un intervento “magico” o “una volta per tutte”, forse è bene immaginare un “processo” operato da Dio: un processo che deve “entrare” nello scorrere di tutta una vita, per plasmarla in modo nuovo: una vita di comunione vera.

a) “La sedurrò”. Bisogna lasciare emergere tutti i significati (anche contrastanti) che questa parola può suggerire, non ultimo, quello di “ingannare”. Come dire: Farò sì che si lasci ingannare/convincere/condurre. In definitiva, che si lasci attrarre da me (Signore)

b) “La condurrò nel deserto”. Il cammino riparte da una prova seria. Dal deserto, in cui non ci sono aiuti e voci, ma solo silenzio e paura.

c) “Parlerò sul/al suo cuore”. Proprio nel deserto, Dio  fa udire la sua voce “a te”voce ben diversa dalle altre voci, perché entra “sul/nel cuore”, cioè nell’intimo/profondo … Si può intendere questo “parlare al/sul cuore” come un gesto di amore, un innamorarsi con proposta di matrimonio. [“parlare sul cuore”, in altre parti della Bibbia, significa innamorarsi/amare]. Il parlare di Dio “sul nostro cuore” è sempre un … innamorarsi/amarci

d) “Le renderò le sue vigne … “. Lo sposo viene con dote abbondante!

e) “Là mi risponderà … “. Il testo greco dice: “sarà resa piccola/umile”. L’obbedienza non può venire che dalla piccolezza, che è abbandono dell’orgoglio.

f) “E avverrà in quel giorno … “. Non si tratta di un giorno temporale o di una data, ma tanto spesso richiamato “giorno del Signore”. Questo “giorno” è la punta, l’apice, il “compimento del processo”. Compimento e Frutto (diciamo noi cristiani) vissuti e realizzati nel mistero pasquale di Cristo; vissuti e non ancora pienamente realizzati nel sacramento del battesimo; vissuti e perfettamente realizzati al/nel ritorno glorioso del Signore.

g) Ebbene, il Frutto è la comunione nella forma/atto di un matrimonio riuscito.

h) “Ti farò mia sposa per sempre … “. Perché ci sia il “per sempre”, occorrono le seguenti note. Giustizia e diritto = ascolta le mie parole e mettile in pratica; amore e benevolenza = amore che si dona; fedeltà e conoscenza = Impegno che porta all’incontro, al rapporto intimo e profondo.

i) “E avverrà in quel giorno … “. Comunione cosmica, feconda, felice.

l) “Io li seminerò di nuovo sulla terra … “. Sarà una seminagione o dispersione che raccoglierà tutti i popoli. Non solo Israele, ma tutti: “Amerò Non-amata (i popoli) e a Non-popolo-mio (i popoli) dirò Popolo-mio. Ed egli (Israele e i popoli) mi dirà Dio-mio.”

Accusate vostra madre, perché lei non è più mia moglie

Giu 11, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Osea 2,4-15

Accusate vostra madre, accusatela, perché lei non è più mia moglie
e io non sono più suo marito! Si tolga dalla faccia i segni delle sue prostituzioni
e i segni del suo adulterio dal suo petto;
5altrimenti la spoglierò tutta nuda e la renderò simile a quando nacque, e la ridurrò a un deserto, come una terra arida, e la farò morire di sete. 6I suoi figli non li amerò, perché sono figli di prostituzione. 7La loro madre, infatti, si è prostituita, la loro genitrice si è coperta di vergogna, perché ha detto: «Seguirò i miei amanti, che mi danno il mio pane e la mia acqua, la mia lana, il mio lino, il mio olio e le mie bevande».
8Perciò ecco, ti chiuderò la strada con spine, la sbarrerò con barriere e non ritroverà i suoi sentieri. 9Inseguirà i suoi amanti, ma non li raggiungerà, li cercherà senza trovarli. Allora dirà: «Ritornerò al mio marito di prima, perché stavo meglio di adesso». 10Non capì che io le davo grano, vino nuovo e olio, e la coprivo d’argento e d’oro, che hanno usato per Baal. 11Perciò anch’io tornerò a riprendere il mio grano, a suo tempo, il mio vino nuovo nella sua stagione;
porterò via la mia lana e il mio lino, che dovevano coprire le sue nudità.
12Scoprirò allora le sue vergogne agli occhi dei suoi amanti e nessuno la toglierà dalle mie mani. 13Farò cessare tutte le sue gioie, le feste, i noviluni, i sabati, tutte le sue assemblee solenni. 14Devasterò le sue viti e i suoi fichi,
di cui ella diceva: «Ecco il dono che mi hanno dato i miei amanti». Li ridurrò a una sterpaglia a un pascolo di animali selvatici.
15La punirò per i giorni dedicati ai Baal, quando bruciava loro i profumi, si adornava di anelli e di collane e seguiva i suoi amanti, mentre dimenticava me!
Oracolo del Signore.

Tutte le cose belle annunciate per … “quel giorno” (vedi la finale del testo di ieri) trovano smentita nella condotta “storica” della donna/madre/terra/popolo. [Come stiamo comprendendo, il profeta, dietro all’immagine coniugale ha sempre davanti tutto un popolo]

“Accusatela”, parola che richiama un vero processo. “Non è più mia moglie”, dice Osea sposo, “e io non sono più suo marito”. Non si tratta del verdetto di una giuria, ma del sentimento o proposito di uno sposo ferito, in preda a collera non trattenuta e santa gelosia. Ci può essere un ravvedimento per la sposa?

L’accusa: smetta di camminare nella via della prostituzione (diventata per lei il mestiere che la sostiene e la gratifica). Diversamente, le sarà tolto tutto e sarà ridotta a un niente, come un deserto che porta a morire di sete.

L’accusata. Niente di tutto questo, nessun ravvedimento. Anzi: “Seguirò i miei amanti”. Con loro sto bene e non mi manca niente: ricevo tutto da loro.

Replica dell’accusa. Atteggiamento violento, che si esprime in divieti animati da … illusioni: “Allora dirà (la sposa): ritornerò al mio marito di prima, perché stavo meglio di adesso”. Non è pentimento, ma calcolo!

Perché questo finto ravvedimento, questa scelta improvvisa e frettolosa, e anche poco seria? Al fondo c’è una “non comprensione” di chi è suo marito e di cosa può disporre e dare … [Siamo ormai dentro a una lettura teologica e spirituale della vicenda].

In verità (oltre l’immagine), è Dio e solo Dio che dona tutto! Ed è anche lui che può riprendersi tutto, e far sì che la sposa (noi) “rimanga nuda”. I suoi (nostri) peccati non saranno più nascosti, nel senso che … “io (Signore) non li perdonerò più”: non userò più tolleranza. Insomma, inizierà un tempo duro di prova: regnerà tristezza e miseria, per tutti e per tutta la terra. Così, la sposa/popolo (noi)  imparerà cosa significa allontanarsi da me. Imparerà davvero?

Quando il Signore parlò per la prima volta a Osea gli disse …

Giu 10, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Il libro di Osea rivela un’epoca terribilmente oscura: siamo attorno al 750 a.C., nel regno del Nord detto anche di Samaria o di Israele. La situazione sociale e morale è di corruzione totale; la situazione religiosa, d’infedeltà completa; la situazione politica, è disperata (quattro re assassinati).

Osea “pre-vede” le conseguenze negative di questa situazione: Israele sarà schiacciato dall’esercito assiro, i suoi capi saranno deportati e gli scampati cercheranno rifugio in Egitto. Egli, inoltre, sul piano personale ha vissuto un’esperienza matrimoniale per molti aspetti drammatica, dovendo far fronte a una sposa infedele. Ha compreso però che questa vicenda poteva fare parte della sua vocazione di profeta e che il suo amore per Gomer, la sposa infedele, poteva diventare modello dell’amore inesauribile con cui Dio ricerca e segue il suo popolo, anche quando esso si allontana dal lui. Questa convinzione è diventata perciò il nucleo centrale attorno a cui si è sviluppata la sua predicazione profetica.

 

Osea 1, 1-2,3

Parola del Signore rivolta a Osea, figlio di Beerì, al tempo di Ozia, di Iotam, di Acaz, di Ezechia, re di Giuda, e al tempo di Geroboamo, figlio di Ioas, re d’Israele.

2Quando il Signore cominciò a parlare a Osea, gli disse:«Va’, prenditi in moglie una prostituta, genera figli di prostituzione, poiché il paese non fa che prostituirsi allontanandosi dal Signore».

Egli andò a prendere Gomer, figlia di Diblàim: ella concepì e gli partorì un figlio. 4E il Signore disse a Osea: “Chiamalo Izreèl, perché tra poco punirò la casa di Ieu per il sangue sparso a Izreèl e porrò fine al regno della casa d’Israele. 5In quel giorno io spezzerò l’arco d’Israele nella valle di Izreèl». La donna concepì di nuovo e partorì una figlia e il Signore disse a Osea: «Chiamala Non-amata, perché non amerò più la casa d’Israele, non li perdonerò più. 7Invece io amerò la casa di Giuda e li salverò nel Signore, loro Dio; non li salverò con l’arco, con la spada, con la guerra, né con cavalli o cavalieri». Quando ebbe svezzato Non-amata, Gomer concepì e partorì un figlio. 9E il Signore disse a Osea: «Chiamalo Non-popolo-mio, perché voi non siete popolo mio e io per voi non sono.

Il numero degli Israeliti sarà come la sabbia del mare, che non si può misurare né contare. E avverrà che invece di dire loro: «Voi non siete popolo mio», si dirà loro: «Siete figli del Dio vivente». I figli di Giuda e i figli d’Israele si riuniranno insieme, si daranno un unico capo e saliranno dalla terra, perché grande sarà il giorno di Izreèl! 3Dite ai vostri fratelli: «Popolo mio», e alle vostre sorelle: «Amata».

Il primo versetto ci dà un quadro storico del regno di Israele (regno del Nord con capitale Samaria) e di Giuda (regno del Sud con capitale Gerusalemme).

La prima volta che il Signore “parla a Osea” è un comando che tocca e impegna la sua vita. Gli comanda di “prendere in moglie una prostituta” e di “avere figli da lei”. [A riguardo di un comando del genere (e di tanti altri comandi simili) siamo portati a farci domande del tipo “come può Dio comandare una cosa simile? Si va contro la morale …”. Ebbene, queste domande non erano nella testa dell’autore e, meno che meno, nella testa di Dio! Dio vuol dirci altro, come vedremo]

Lo comprendiamo subito, per il fatto che è Dio stesso a “imporre”, letterariamente ma chiaramente, un paragone/parabola: al posto della “donna prostituta o infedele”, si parla subito della “terra”. Allora, la moglie infedele è la terra, cioè, il popolo tutto. Popolo che “non fa che prostituirsi, allontanandosi dal Signore”. Il peccato è visto come prostituzione o infedeltà nei confronti di Dio. Concretamente, si tratta di apostasia/rifiuto e anche di sincretismo/indifferenza. È questo il vero peccato.

I nomi dei figli. Questi figli sono figli di Osea e non di un altro uomo, anche se Gomer continua a praticare la prostituzione. Ogni figlio, col suo nome, è portatore di un messaggio (ovviamente negativo).

Primo figlio:”Izreel” = Dio disperderà. Infatti: “Porrò fine al regno della casa di Israele”. Una figlia: ”Non-amata”. Qui, il significato si intende facilmente: “Non amerò più la casa di Israele, (nel senso che) smetterò di perdonarli”. L’evocazione del non-amore per Israele, apre invece per … “l’amore alla casa di Giuda”. In che senso? “Farò si che quelli di Giuda sfuggano (per il momento!) all’oppressione degli Assiri”. [Qui, amore vuol dire aiuto/salvezza]. Terzo figlio: “Non-popolo-mio”. Spiegazione: “Poiché non siete più popolo-mio, io-non-sono-per voi”. Vuol dire: non sono (più) vostro Dio.

Era ed è un messaggio troppo duro? Certo, la punizione o allontanamento avverrà, però lo sarà solo … per poco. Infatti, “in quel giorno” Dio cambierà il nome (la sorte).

Ecco i nomi nuovi: “Figli del Dio vivente”. E poi, quella che era diventata una divisione tra Nord e Sud (spesso anche una guerra) avrà questo sviluppo: “I figli di Giuda e i figli di Israele si riuniranno insieme, si daranno un unico capo e saliranno dalla terra (vuol dire che cresceranno)”.

Per delineare tempi di unità e di pace, di relazioni nuove, Osea allarga il simbolismo dei nomi e dice che i due popoli si chiameranno … cioè si rapporteranno così: “Chiamerete i vostri fratelli popolo mio, e le vostre sorelle amata”.

Domenica 9 Giugno – X Tempo Ordinario – Anno B

Giu 9, 2024 | Postato da Francesca Ospitali - Accompagnamento quotidiano

Per accedere alla diretta streaming della Messa delle 10.00 clicca qui

ANTIFONA DI INGRESSO:

Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita: di chi avrò paura?
Gli avversari e i nemici, sono essi a cadere. (Cf. 26,1-2)

 

PRIMA LETTURA

Dal Libro della Genesi (Gen 3,9-15)
[Dopo che l’uomo ebbe mangiato del frutto dell’albero,] il Signore Dio lo chiamò e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posta accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato».
Allora il Signore Dio disse al serpente:
«Poiché hai fatto questo,
maledetto tu fra tutto il bestiame
e fra tutti gli animali selvatici!
Sul tuo ventre camminerai
e polvere mangerai
per tutti i giorni della tua vita.
Io porrò inimicizia fra te e la donna,
fra la tua stirpe e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno».
Parola di Dio

Salmo responsoriale: Sal 129

Il Signore è bontà e misericordia.

Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia supplica.

Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi ti può resistere?
Ma con te è il perdono:
così avremo il tuo timore.

Io spero, Signore;
spera l’anima mia,
attendo la sua parola.
L’anima mia è rivolta al Signore
più che le sentinelle all’aurora.

Più che le sentinelle l’aurora,
Israele attenda il Signore,
perché con il Signore è la misericordia
e grande è con lui la redenzione.
Egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe.

 

SECONDA LETTURA: Dalla seconda lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi (2Cor 4,13-5,1)

Fratelli, animati da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: «Ho creduto, perciò ho parlato», anche noi crediamo e perciò parliamo, convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. Tutto infatti è per voi, perché la grazia, accresciuta a opera di molti, faccia abbondare l’inno di ringraziamento, per la gloria di Dio.
Per questo non ci scoraggiamo, ma, se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore invece si rinnova di giorno in giorno. Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria: noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili, perché le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili invece sono eterne.
Sappiamo infatti che, quando sarà distrutta la nostra dimora terrena, che è come una tenda, riceveremo da Dio un’abitazione, una dimora non costruita da mani d’uomo, eterna, nei cieli.
Parola di Dio

 

Alleluja, Alleluja

Ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori.
E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me.

Alleluja

VANGELO

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 3,20-35)

In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».
Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni».
Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa.
In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna». Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro».
Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».
Parola del Signore

Il Signore della pace, vi doni egli stesso la sua pace, sempre e in ogni maniera

Giu 8, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

1 Tessalonicesi 3,6-18

Fratelli, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, vi raccomandiamo di tenervi lontani da ogni fratello che conduce una vita disordinata, non secondo l’insegnamento che vi è stato trasmesso da noi. Sapete in che modo dovete prenderci a modello: noi infatti non siamo rimasti oziosi in mezzo a voi, né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato duramente, notte e giorno, per non essere di peso ad alcuno di voi. Non che non ne avessimo diritto, ma per darci a voi come modello da imitare. E infatti quando eravamo presso di voi, vi abbiamo sempre dato questa regola: chi non vuole lavorare, neppure mangi. Sentiamo infatti che alcuni fra voi vivono una vita disordinata, senza fare nulla e sempre in agitazione. A questi tali, esortandoli nel Signore Gesù Cristo, ordiniamo di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità. Ma voi, fratelli, non stancatevi di fare il bene. Se qualcuno non obbedisce a quanto diciamo in questa lettera, prendete nota di lui e interrompete i rapporti, perché si vergogni; non trattatelo però come un nemico, ma ammonitelo come un fratello.

Il Signore della pace vi dia la pace sempre e in ogni modo. Il Signore sia con tutti voi.
Il saluto è di mia mano, di Paolo. Questo è il segno autografo di ogni mia lettera; io scrivo così. La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con tutti voi.

La vita disordinata di alcuni fratelli, consiste nel trascurare il lavoro quotidiano e il disperdersi in attività inutili. Forse sono persone che si sottraggono a impegni di servizio o che vivono alle spalle di chi li aiuta, trovandosi nel bisogno, o che fanno cose “senza uno scopo (lavorare a vuoto)”. Da questi fratelli bisogna “dissociarsi”, nel senso di non fare come loro, ma anche nel senso che “si vergognino” e quindi cambino. [non c’è in vista una scomunica]

Paolo e compagni danno l’esempio, e chiedono di essere imitati. “Abbiamo lavorato – dicono – con fatica e pena, notte e giorno, per non pesare su nessuno di voi”. Arriva a dire una frase tranciante: “Se uno non vuole lavorare, neppure mangi”. [bisogna sottolineare il verbo volere, se no, la frase non tiene]

La raccomandazione a “lavorare con tranquillità e così mangiare il proprio pane” è un incoraggiamento nel Signore Gesù (in quanto sei cristiano o proprio perché sei cristiano).

A fronte di questi fatti negativi: “Voi fratelli, non desistete dal fare il bene”. Fare il bene, sembra il lavoro quotidiano che non deve mai mancare e di cui non ci si deve stancare mai.

Paolo ritorna con insistenza sulla vita disordinata. La non frequentazione del fratello, deve creare vergogna. Però “non trattatelo da nemico, ma rimproveratelo come fratello”. Preziosa questa raccomandazione.

Alla fine …. viene a proposito la parola: “Il Signore della pace vi dia la pace in ogni tempo e in ogni modo.”

Certamente la lettera non è scritta da Paolo, ma la firma finale è la sua. “Il saluto è di mio pugno, di Paolo. Questo è segno autografo di ogni mia lettera: io scrivo così.”

Il Signore guidi i vostri cuori all’amore di Dio e alla pazienza di Cristo

Giu 7, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

2 Tessalonicesi 2,13-3,5

Noi però dobbiamo sempre rendere grazie a Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza, per mezzo dello Spirito santificatore e della fede nella verità. A questo egli vi ha chiamati mediante il nostro Vangelo, per entrare in possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo.
Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete appreso sia dalla nostra parola sia dalla nostra lettera. E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio, Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene.

Per il resto, fratelli, pregate per noi, perché la parola del Signore corra e sia glorificata, come lo è anche tra voi, e veniamo liberati dagli uomini corrotti e malvagi. La fede infatti non è di tutti. Ma il Signore è fedele: egli vi confermerà e vi custodirà dal Maligno.
Riguardo a voi, abbiamo questa fiducia nel Signore: che quanto noi vi ordiniamo già lo facciate e continuerete a farlo. Il Signore guidi i vostri cuori all’amore di Dio e alla pazienza di Cristo.

 

La parola salvezza, poco prima richiamata, apre al ringraziamento a Dio: “Dio che vi a scelti come primizia per la salvezza”. Non tutto il mondo è salvato. La primizia, che siete voi, in un certo senso la reclama, anzi, già la contiene.

Il vangelo predicato ha una grandissima fecondità, per la forza dello Spirito che, una volta accolto nella fede della verità, santifica e unisce alla gloria/vita del Signore nostro Gesù Cristo.

Poiché siete primizia di salvezza per il mondo, “state saldi e mantenete le tradizioni che avete appreso sia dalla nostra parola sia dalla nostra lettera.” [Parola e Scrittura sono legate] Consolazione e speranza sono doni di Dio che ci rendono forti nel cammino, fatto di “opera e parola di bene”.

Paolo chiede preghiera: che “la parola del Signore corra e sia glorificata (cioè accolta), e che Paolo possa essere liberato per poterla proclamare. Ci sono persone “non fidate” che lo attaccano, ma Dio è “fedele/fidato”: “renderà forti e custodirà dal Maligno” i fratelli di Tessalonica e così anche Paolo stesso.

Si vede che Paolo e compagni non erano sempre ascoltati! Hanno fiducia che i fratelli di Tessalonica lo facciano e … tengano duro!

Ultima e bella preghiera: “Il Signore guidi i vostri cuori all’amore di Dio e alla pazienza di Cristo”. Dobbiamo entrare nell’amore e all’amore di Dio, nella pazienza e alla pazienza di Cristo.