Il mistero di iniquità è già in atto

Giu 6, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

2 Tessalonicesi 2,1-12

Riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e al nostro radunarci con lui, vi preghiamo, fratelli, di non lasciarvi troppo presto confondere la mente e allarmare né da ispirazioni né da discorsi, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia già presente.

Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti verrà l’apostasia e si rivelerà l’uomo dell’iniquità, il figlio della perdizione, l’avversario, colui che s’innalza sopra ogni essere chiamato e adorato come Dio, fino a insediarsi nel tempio di Dio, pretendendo di essere Dio.
Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, io vi dicevo queste cose? E ora voi sapete che cosa lo trattiene perché non si manifesti se non nel suo tempo. Il mistero dell’iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo colui che finora lo trattiene. Allora l’empio sarà rivelato e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà con lo splendore della sua venuta. La venuta dell’empio avverrà nella potenza di Satana, con ogni specie di miracoli e segni e prodigi menzogneri e con tutte le seduzioni dell’iniquità, a danno di quelli che vanno in rovina perché non accolsero l’amore della verità per essere salvati. Dio perciò manda loro una forza di seduzione, perché essi credano alla menzogna e siano condannati tutti quelli che, invece di credere alla verità, si sono compiaciuti nell’iniquità.

 

“Riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e al nostro radunarci con lui …”

Paolo vuole precisare il tema del ritorno del Signore, della sua parusia. C’era una forte tensione e attesa al riguardo, tanto che circolavano discorsi, visioni, ispirazioni, lettere su tale tema. Paolo chiede di “non lasciarsi troppo presto confondere la mente e allarmare … quasi che il giorno del Signore sia già presente”.

Al riguardo, introduce questa affermazione, una delle più discusse del Nuovo Testamento. Recita così: “Prima (del giorno del Signore) verrà l’apostasia (abbandono della fede) e si rivelerà l’uomo dell’iniquità, il figlio della perdizione, l’avversario, colui che s’innalza sopra ogni essere chiamato e adorato come Dio, fino a insediarsi nel tempio di Dio, pretendendo di essere Dio.” E quanto segue … fino al versetto 12. Un commentatore parla di “versetti sibillini, come si conviene al linguaggio apocalittico”.

Senz’altro i lettori di allora capivano; noi, poco o niente! Cerco di dare il senso complessivo, senza entrare nei particolari. Paolo ragiona così: non è possibile che il giorno del Signore sia arrivato (come dicono alcuni, vedi sopra), perché prima di quel giorno devono accadere altri eventi, secondo un ordine stabilito. E questi eventi non si sono ancora verificati, perché c’è “qualcosa” o “qualcuno” che trattiene “l’uomo dell’iniquità”. Quel qualcosa o qualcuno, a parere di alcuni (e anche mio), è la predicazione del Vangelo, che con la sua forza mite allontana l’apostasia/apostata (che precede il ritorno del Signore.) L’allontanamento del ritorno del Signore non è un ritardo, ma un atto d’amore perché il vangelo giunga fino ai confini della terra e sia data la possibilità di salvezza a tutti, per la via della conversione.

“La venuta del Malvagio avverrà nella potenza di Satana”, ma non “di” Satana! Miracoli e prodigi sedurranno “coloro che non accolsero l’amore della verità che li avrebbe salvati”. Per contro, sono salvati coloro che accolgono l’amore della verità: la predicazione, il vangelo.

In conclusione, l’ammonizione forte di Paolo è di “non lasciarsi ingannare”, ma di perseverare nell’ascolto e nella speranza, pur dentro a tante sofferenze.

Il Signore porti a. compimento ogni proposito di bene e l’opera della vostra fede

Giu 5, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

2 Tessalonicesi 1,1-12

Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre nostro e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo.
Dobbiamo sempre rendere grazie a Dio per voi, fratelli, come è giusto, perché la vostra fede fa grandi progressi e l’amore di ciascuno di voi verso gli altri va crescendo. Così noi possiamo gloriarci di voi nelle Chiese di Dio, per la vostra perseveranza e la vostra fede in tutte le vostre persecuzioni e tribolazioni che sopportate.
È questo un segno del giusto giudizio di Dio, perché siate fatti degni del regno di Dio, per il quale appunto soffrite. È proprio della giustizia di Dio ricambiare con afflizioni coloro che vi affliggono e a voi, che siete afflitti, dare sollievo insieme a noi, quando si manifesterà il Signore Gesù dal cielo, insieme agli angeli della sua potenza, con fuoco ardente, per punire quelli che non riconoscono Dio e quelli che non obbediscono al vangelo del Signore nostro Gesù. Essi saranno castigati con una rovina eterna, lontano dal volto del Signore e dalla sua gloriosa potenza. In quel giorno, egli verrà per essere glorificato nei suoi santi ed essere riconosciuto mirabile da tutti quelli che avranno creduto, perché è stata accolta la nostra testimonianza in mezzo a voi.
Per questo preghiamo continuamente per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e l’opera della vostra fede, perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo.

 

L’avvio di questa seconda lettera è del tutto simile alla prima.

Saluto: grazia e pace. Ringraziamento: fede e amore reciproco vanno crescendo, fede e perseveranza nelle tribolazioni.

“Le vostre persecuzioni e tribolazioni sopportate sono un segno del giusto giudizio di Dio. Queste sofferenze vi faranno diventare degni di quel regno di Dio per il quale ora soffrite”. Un giorno “il Dio giusto darà tribolazione a quelli che vi perseguitano; mentre a voi, che ora siete tribolati, darà sollievo, come a noi”.

Quando avverrà questo? “Questo accadrà quando il Signore Gesù verrà dal cielo e apparirà con i suoi angeli potenti”. Chi saranno quelli colpiti? “Quelli che non obbediscono al vangelo del Signore nostro Gesù Cristo”. Non obbedire al vangelo vuole dire rifiutare ciò che è stato annunciato dai testimoni. Sono presi di mira, dunque, coloro che hanno abbandonato Gesù Cristo, e non quelli che non l’hanno conosciuto. In quel giorno, i Tessalonicesi saranno assimilati ai santi “perché anche voi avete creduto a ciò che vi è stato annunciato”. [In termini classici letterari, questo testo e altri risentono dello stile apocalittico].

“Per questo preghiamo sempre per voi …”. Le persecuzioni e le conseguenti sofferenze non debbono abbattere i fratelli. Anzi, occorre comprendere che attraverso di esse Dio chiama alla vita …, già fin d’ora!

Ecco la preghiera: “Porti (il Signore) a compimento ogni proposito di bene e l’opera della vostra fede”. È questo il modo, …. ora, di dare gloria a Gesù nostro Signore; sarà poi lui, … un giorno, a dare gloria a voi. Tutto è “grazia del nostro Dio e del Signore nostro Gesù Cristo”.

Fate leggere questa lettera a tutti i fratelli

Giu 4, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

1 Tessalonicesi 5,12-28

Vi preghiamo, fratelli, di avere riguardo per quelli che faticano tra voi, che vi fanno da guida nel Signore e vi ammoniscono; 13trattateli con molto rispetto e amore, a motivo del loro lavoro. Vivete in pace tra voi. 14Vi esortiamo, fratelli: ammonite chi è indisciplinato, fate coraggio a chi è scoraggiato, sostenete chi è debole, siate magnanimi con tutti. 15Badate che nessuno renda male per male ad alcuno, ma cercate sempre il bene tra voi e con tutti. 16Siate sempre lieti, 17pregate ininterrottamente, 18in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. 19Non spegnete lo Spirito, 20non disprezzate le profezie. 21Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. 22Astenetevi da ogni specie di male.

Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. 24Degno di fede è colui che vi chiama: egli farà tutto questo!
25Fratelli, pregate anche per noi.
26Salutate tutti i fratelli con il bacio santo. 27Vi scongiuro, per il Signore, che questa lettera sia letta a tutti i fratelli.
28La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con voi.

 

Il rapporto con le guide. Paolo li descrive così: “quelli che faticano tra voi, che vi fanno da guida nel Signore e vi ammoniscono”. Fatica (nell’amore), conduzione (nella testimonianza/cammino), rimprovero (nella ammonizione/correzione). Si chiede di “apprezzarli” e di “stimarli moltissimo con amore per la loro opera”. “Tra di voi, siate in pace”.

Ultime esortazioni, affidate alla comunità: “rimproverate quelli che vivono male, incoraggiate i paurosi, sostenete i deboli, siate pazienti con tutti. Non vendicatevi contro chi vi fa del male, ma cercate sempre di fare il bene tra voi e. con tutti … “.

Leggiamo con calma e umiltà il resto: Letizia, preghiera, ringraziamento. Ascolto dello Spirito. Mai fare il male …

Una specie di preghiera. Si ritorna alla “santificazione”, cioè a una vita di appartenenza totale a Dio, in tutte le cose, situazioni, vostra persona (spirito anima e corpo). Dio è con noi in questa lotta di … santità: “ci chiama (ad appartenergli) e farà tutto questo”.

“Pregate anche per noi” … [perché ci meravigliamo di quello che chiede il papa per sé alla fine di ogni incontro!] “Salutate tutti i fratelli con bacio santo”.

“Vi scongiuro per il Signore: fate leggere questa lettera a tutti i fratelli” … [un giorno … anche a quelli di Bazzano, Calderino, Porretta, Corporeno, ecc.!!!!]

 

Vestiti con la corazza della fede e dell’amore

Giu 3, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

1 Tessalonicesi 5,1-11

 Riguardo poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; 2infatti sapete bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte. 3E quando la gente dirà: «C’è pace e sicurezza!», allora d’improvviso la rovina li colpirà, come le doglie una donna incinta; e non potranno sfuggire. 4Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro. 5Infatti siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre. 6Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri.
7Quelli che dormono, infatti, dormono di notte; e quelli che si ubriacano, di notte si ubriacano. 8Noi invece, che apparteniamo al giorno, siamo sobri, vestiti con la corazza della fede e della carità, e avendo come elmo la speranza della salvezza. 9Dio infatti non ci ha destinati alla sua ira, ma ad ottenere la salvezza per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. 10Egli è morto per noi perché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui. 11Perciò confortatevi a vicenda e siate di aiuto gli uni agli altri, come già fate.

 

Si è parlato molto del ritorno del Signore. Ma, quando verrà il Signore?

“Riguardo poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; 2infatti sapete bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte”. Dire che “verrà come un ladro”, non significa che il Signore sarà come un ladro, ma che non si sa quando verrà. Si sa che verrà, ma non quando.

Sempre per dire che non si sa quando verrà, anzi, che non si mette nemmeno più nel conto che verrà, Paolo cita la situazione di “pace e sicurezza” conclamata dagli uomini. Come dire: stiamo benissimo così! Ma, lo “star bene così” dà cecità, oscurità tale che non si vede la “rovina” incombente.

Su altra via debbono stare e camminare i credenti in Cristo. Essi sono “nella luce”, sono “svegli”, “sono sobri e attenti”, sono “allertati”. Ecco il loro equipaggiamento: “vestiti con la corazza della fede e dell’amore e avendo come elmo la speranza della salvezza”. [Fede-amore-speranza]

Il disegno di Dio è questo: “Dio non ci ha destinati alla sua ira, ma a ottenere la salvezza per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo”. Gesù “è morto per noi, perché sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui”. “Vegliare” si riferisce a quanti sono ancora vivi al ritorno del Signore, “dormire” rimanda a coloro che sono morti. Siamo già morti? Egli è morto per noi. Siamo ancora svegli/vivi? Egli è risorto per noi. È questa la salvezza: l’essere sempre col Signore o l’essere del Signore sempre con noi.

Paolo conclude allo stesso modo, come sopra: “Perciò confortatevi a vicenda e siate di aiuto gli uni agli altri (greco: costruitevi, edificatevi reciprocamente) come già fate”. Solo così si è, e si sta svegli! Solo così si attende senza timore il Signore, anzi, si affretta la sua venuta.

 

Domenica 2 Giugno 2024 – Solennità del SS. Corpo e Sangue di Cristo

Giu 2, 2024 | Postato da Francesca Ospitali - Accompagnamento quotidiano

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ANTIFONA DI INGRESSO:

Il Signore ha nutrito il suo popolo con fiore di frumento
e lo ha saziato con miele dalla roccia. (Cf. Sal 80, 17)

 

PRIMA LETTURA

Dal Libro dell’Esodo (Es 24,3-8)
In quei giorni, Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme. Tutto il popolo rispose a una sola voce dicendo: «Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo!».
Mosè scrisse tutte le parole del Signore. Si alzò di buon mattino ed eresse un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d’Israele. Incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti di offrire olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione, per il Signore.
Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l’altra metà sull’altare. Quindi prese il libro dell’alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: «Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto».
Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: «Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!».
Parola di Dio

Salmo responsoriale: Sal 115

Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signore.

Che cosa renderò al Signore,
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.

Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.

A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo.

..

SECONDA LETTURA: Dalla lettera agli Ebrei (Eb 9,11-15)

Fratelli, Cristo è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d’uomo, cioè non appartenente a questa creazione. Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna.
Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo – il quale, mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio – purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo al Dio vivente?
Per questo egli è mediatore di un’alleanza nuova, perché, essendo intervenuta la sua morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l’eredità eterna che era stata promessa.
Parola di Dio

SEQUENZA

Ecco il pane degli angeli,
pane dei pellegrini,
vero pane dei figli:
non dev’essere gettato.

Con i simboli è annunziato,
in Isacco dato a morte,
nell’agnello della Pasqua,
nella manna data ai padri.

Buon pastore, vero pane,
o Gesù, pietà di noi:
nutrici e difendici,
portaci ai beni eterni
nella terra dei viventi.

Tu che tutto sai e puoi,
che ci nutri sulla terra,
conduci i tuoi fratelli
alla tavola del cielo
nella gioia dei tuoi santi

Alleluja, Alleluja

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore,
se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.

Alleluja

VANGELO

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 14, 12-16.22-26)

Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».
Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».
I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».
Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.
Parola del Signore

Per sempre saremo con il Signore

Giu 1, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

1 Tessalonicesi 4,13-18

13Non vogliamo, fratelli, lasciarvi nell’ignoranza a proposito di quelli che sono morti, perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. 14Se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti. 15Sulla parola del Signore infatti vi diciamo questo: noi, che viviamo e che saremo ancora in vita alla venuta del Signore, non avremo alcuna precedenza su quelli che sono morti. 16Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; 17quindi noi, che viviamo e che saremo ancora in vita, verremo rapiti insieme con loro nelle nubi, per andare incontro al Signore in alto, e così per sempre saremo con il Signore. 18Confortatevi dunque a vicenda con queste parole.

 

Che ne è di quelli che non sono più con noi, in questa vita terrena? Questa domanda, pesante per tutti, lo era particolarmente per i primi cristiani che attendevano la venuta del Signore come imminente, ma dovevano constatare che tanti erano morti senza vedere e sperimentare il ritorno del Signore. Dobbiamo riconoscere che c’è “ignoranza” al riguardo o risposte del tutto inadeguate; quindi alberga tanta “tristezza” o “lutto” nell’umanità.,

La risposta di Paolo non è di tipo sociologico o filosofico, ma trae forza dalla fede: fede che “Gesù è morto e risorto”. Quindi, che “ugualmente Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti”.

Poi elabora un suo pensiero riguardo “questa parola del Signore”. Il “noi, vivi, superstiti al ritorno del Signore”, io credo che possa essere esteso a tutti noi oggi o a tutti quanti sono/saranno vivi, superstiti al ritorno del Signore.

Ebbene, questi ultimi (i superstiti) “non avranno alcuna precedenza” o vantaggio rispetto a “coloro che si sono addormentati (i già morti)”. “Il Signore stesso scenderà dal cielo e quelli che sono morti risorgeranno per primi, poi noi, vivi, i superstiti, insieme con loro saremo rapiti sulle nubi incontro al Signore nell’aria: e così (tutti) saremo sempre con il Signore”.

Secondo questo pensiero di Paolo, prima risorgeranno i morti, poi i vivi (quelli che sono ancora in vita) saranno rapiti … come fu rapito Elia o Enoc (Gen 5,24). A Paolo interessa dire una cosa semplice e bella: “saremo sempre con il Signore”. Ed è questo fatto (e non tanto il processo o i vari passaggi) che rende possibile la “consolazione vicendevole”.

 

Fate il possibile per vivere in pace

Mag 31, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

1 Tessalonicesi 4,1-12

Per il resto, fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù affinché, come avete imparato da noi il modo di comportarvi e di piacere a Dio – e così già vi comportate -, possiate progredire ancora di più. 2Voi conoscete quali regole di vita vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù. 3Questa infatti è volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dall’impurità, 4che ciascuno di voi sappia trattare il proprio corpo con santità e rispetto, 5senza lasciarsi dominare dalla passione, come i pagani che non conoscono Dio; 6che nessuno in questo campo offenda o inganni il proprio fratello, perché il Signore punisce tutte queste cose, come vi abbiamo già detto e ribadito. 7Dio non ci ha chiamati all’impurità, ma alla santificazione. 8Perciò chi disprezza queste cose non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che vi dona il suo santo Spirito.
9Riguardo all’amore fraterno, non avete bisogno che ve ne scriva; voi stessi infatti avete imparato da Dio ad amarvi gli uni gli altri, 10e questo lo fate verso tutti i fratelli dell’intera Macedonia. Ma vi esortiamo, fratelli, a progredire ancora di più 11e a fare tutto il possibile per vivere in pace, occuparvi delle vostre cose e lavorare con le vostre mani, come vi abbiamo ordinato, 12e così condurre una vita decorosa di fronte agli estranei e non avere bisogno di nessuno.

 

Paolo è contento della comunità e la ringrazia, ma chiede/supplica che “possiate progredire ancora di più nel modo che avete imparato da noi su come dovete comportarvi e piacere a Dio”. A Dio si “deve dar retta”, fare quello che comanda; ma anche … “piacere”, cioè, fare quello che a lui piace. Solo così la comunità “cresce”.

Ma, cos’è che piace a Dio? Cosa vuole? “Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione”. Santificazione (farsi santi) vuol dire, nel presente contesto: “astenersi dall’impudicizia (greco: porneia), vivere con la propria donna con santità e onore, senza lasciarsi dominare da indegne passioni, come invece fanno i pagani che non conoscono Dio”. [ci sono altre interpretazioni]

Paolo aggiunge: “In questo campo nessuno deve offendere o ingannare gli altri”. E conclude così l’esortazione che invita e aiuta a crescere: “Dio non ci ha chiamati a vivere nella impurità/immoralità, ma nella santità”. Che vuol dire: uniti a lui (essere santi) … anche nella sfera dei comportamenti sessuali. I pagani di allora e di oggi rischiano di concepire la sessualità come un “proprio affare”, distaccato dalla volontà di Dio. Ebbene, così facendo, dimostrano di “non conoscere Dio”: quel Dio che vuole, ama … la santità = appartenenza totale a lui.

Paolo chiede di progredire ancora in un altro campo, quello dell’amore fraterno (greco: filadelfìa). “Amarsi gli uni gli altri” non è una cosa facile o scontata, e non è roba da autodidatta. Lo si impara, e lo si impara … da Dio! È Dio l’educatore, nel fatto che ci ha donato suo Figlio Gesù. Quindi, impariamo da Dio …. quando imitiamo Gesù nel suo comando e nei suoi gesti.

L’amore fraterno guida e conduce alla pace fraterna. Pace che si ottiene, e che consiste in cose semplici: “trattare i vostri affari e a lavorare con le vostre mani”. Così quelli che non sono cristiani avranno rispetto del vostro modo di vivere e non sarete di peso a nessun fratello. [vero allora e tanto anche adesso!]

 

Vi faccia crescere e abbondare nell’amore fra voi e verso tutti

Mag 30, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

1 Tessalonicesi 3,1-13

Per questo, non potendo più resistere, abbiamo deciso di restare soli ad Atene e abbiamo inviato Timòteo, nostro fratello e collaboratore di Dio nel vangelo di Cristo, per confermarvi ed esortarvi nella vostra fede, perché nessuno si lasci turbare in queste prove. Voi stessi, infatti, sapete che questa è la nostra sorte; infatti, quando eravamo tra voi, dicevamo già che avremmo subìto delle prove, come in realtà è accaduto e voi ben sapete. 5Per questo, non potendo più resistere, mandai a prendere notizie della vostra fede, temendo che il tentatore vi avesse messi alla prova e che la nostra fatica non fosse servita a nulla.

Ma, ora che Timòteo è tornato, ci ha portato buone notizie della vostra fede, della vostra carità e del ricordo sempre vivo che conservate di noi, desiderosi di vederci, come noi lo siamo di vedere voi. E perciò, fratelli, in mezzo a tutte le nostre necessità e tribolazioni, ci sentiamo consolati a vostro riguardo, a motivo della vostra fede. Ora, sì, ci sentiamo rivivere, se rimanete saldi nel Signore. Quale ringraziamento possiamo rendere a Dio riguardo a voi, per tutta la gioia che proviamo a causa vostra davanti al nostro Dio, noi che con viva insistenza, notte e giorno, chiediamo di poter vedere il vostro volto e completare ciò che manca alla vostra fede?
Voglia Dio stesso, Padre nostro, e il Signore nostro Gesù guidare il nostro cammino verso di voi!
 12Il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti, come sovrabbonda il nostro per voi, per rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi.

 

Impariamo dagli Atti, e anche da questo testo, che Paolo è ad Atene. Non resiste alla … mancanza d’incontro coi fratelli di Tessalonica. Sta solo ad Atene, ma manda a Tessalonica “Timoteo, fratello e collaboratore di Dio nel Vangelo di Cristo”. [Nella chiesa si è sempre collaboratori di Dio per quanto riguarda la predicazione di Cristo]

Il compito di Timoteo è basilare per quella e per ogni comunità. “Confermarvi ed esortare nella vostra fede, perché nessuno si lasci turbare in queste prove”. Questa è la nostra sorte, dice Paolo [Sorte o parte ha un senso positivo. Non c’è fatalismo o vittimismo o sfortuna/fortuna]. Piuttosto, c’è gioia e partecipazione alle tante sofferenze nel mondo e, prima di tutto, in Cristo Gesù.

Cos’è che riferisce Timoteo? Cos’è che funziona bene a Tessalonica? Paolo è colpito: dalla vostra fede, il vostro amore, il vostro ricordo di noi, e infine il desiderio di vederci. Pur dentro “a tutte le nostre necessità e tribolazioni, ci sentiamo consolati a vostro riguardo (è sempre Paolo che parla), a motivo della vostra fede. Ora, sì, ci sentiamo rivivere, se rimanete saldi nel Signore”.

Di qui, un nuovo ringraziamento: “Quale ringraziamento possiamo rendere a Dio riguardo a voi per tutta la gioia che proviamo a causa vostra davanti al nostro Dio”.

Di qui, anche una nuova preghiera affettiva educante. “Con viva insistenza, notte e giorno, chiediamo di poter vedere il vostro volto e completare ciò che manca alla vostra fede. Voglia Dio stesso, Padre nostro, e il Signore nostro Gesù guidare il nostro cammino verso di voi!”. [Ciò che manca alla vostra fede è semplicemente … il perseverare]

Infine, una preghiera ecclesiale fraterna e … escatologica. “Il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti, come sovrabbonda il nostro per voi, per rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi.” [Specie nelle due lettere ai Tessalonicesi c’è annuncio e fervida attesa del ritorno glorioso di Gesù glorioso. La santità dell’amore e nell’amore fa ardere e anelare al regno che verrà]

Siete voi la nostra gloria e la nostra gioia

Mag 29, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

1 Tessalonicesi 2,13-20

Proprio per questo anche noi rendiamo continuamente grazie a Dio perché, ricevendo la parola di Dio che noi vi abbiamo fatto udire, l’avete accolta non come parola di uomini ma, qual è veramente, come parola di Dio, che opera in voi credenti. 14Voi infatti, fratelli, siete diventati imitatori delle Chiese di Dio in Cristo Gesù che sono in Giudea, perché anche voi avete sofferto le stesse cose da parte dei vostri connazionali, come loro da parte dei Giudei. 15Costoro hanno ucciso il Signore Gesù e i profeti, hanno perseguitato noi, non piacciono a Dio e sono nemici di tutti gli uomini. 16Essi impediscono a noi di predicare ai pagani perché possano essere salvati. In tal modo essi colmano sempre di più la misura dei loro peccati! Ma su di loro l’ira è giunta al colmo.

17Quanto a noi, fratelli, per poco tempo privati della vostra presenza di persona ma non con il cuore, speravamo ardentemente, con vivo desiderio, di rivedere il vostro volto. 18Perciò io, Paolo, più di una volta ho desiderato venire da voi, ma Satana ce lo ha impedito. 19Infatti chi, se non proprio voi, è la nostra speranza, la nostra gioia e la corona di cui vantarci davanti al Signore nostro Gesù, nel momento della sua venuta? 20Siete voi la nostra gloria e la nostra gioia!

Cosa è successo a Tessalonica, per quanto riguarda la predicazione apostolica? Paolo ringrazia per un verso, e polemizza per un altro.

Ringrazia per quanti hanno accolto “la parola che noi vi abbiamo fatto udire”. È una parola che vi abbiamo detto noi “uomini”, ma voi l’avete accolta “qual è veramente, come parola di Dio”. Parola diversa da tutte le altre, parola “che opera in voi che credete”. Non è una parola magica o ad effetto scontato, ma è viva e operante … là dove uno l’accoglie con gratitudine, umiltà e fiducia, aperto all’opera di Dio.

Voi (dice Paolo che è ebreo) l’avete accolta come i vostri fratelli che sono a Gerusalemme, cioè, tra prove e persecuzioni causate dai Giudei. Dei Giudei, si dice con chiarezza e durezza (come … richiestosi dalla polemica o dal genere letterario del “insulto” o “provocazione”) che “hanno ucciso il Signore Gesù e i profeti, ci hanno perseguitati, non piacciono a Dio e sono avversari di tutti gli uomini”. Si tratta non di tutti i Giudei, ma di quelli che “impediscono di predicare (il vangelo di Cristo) ai popoli perché siano salvati”. È in questo senso che diventano “avversari di tutti gli uomini”: lì sta il loro peccato. [Questo brano va interpretato con cura per non cadere nell’antigiudaismo, che spesso ha macchiato la Chiesa]

Dopo la polemica e la retorica del “insulto”, Paolo ritorna ai fratelli di Tessalonica. Quanto a loro, egli è distante “nella faccia” e non “nel cuore”. Ha un grande desiderio di vederli, ma “ci ha impediti satana”. Satana rappresenta, qui, un avversario (persona o evento) che subdolamente ostacola il cammino della fede e dell’incontro fraterno.

Parole stupende vengono dette della comunità di Tessalonica, sarebbe bello lo fossero di ogni comunità, anche oggi. Quando Paolo si presenterà al Signore glorioso … “Chi è la nostra speranza, gioia e corona gloriosa, se non voi, di fronte al Signore nostro Gesù Cristo al suo ritorno? Siete voi la nostra gioia e gloria”.

Siamo stati amorevoli in mezzo a voi

Mag 28, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

1 Tessalonicesi 2,1-12

Voi stessi infatti, fratelli, sapete bene che la nostra venuta in mezzo a voi non è stata inutile. 2Ma, dopo aver sofferto e subìto oltraggi a Filippi, come sapete, abbiamo trovato nel nostro Dio il coraggio di annunciarvi il vangelo di Dio in mezzo a molte lotte. 3E il nostro invito alla fede non nasce da menzogna, né da disoneste intenzioni e neppure da inganno; 4ma, come Dio ci ha trovato degni di affidarci il Vangelo così noi lo annunciamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri cuori. 5Mai, infatti, abbiamo usato parole di adulazione, come sapete, né abbiamo avuto intenzioni di cupidigia: Dio ne è testimone. 6E neppure abbiamo cercato la gloria umana, né da voi né da altri, 7pur potendo far valere la nostra autorità di apostoli di Cristo. Invece siamo stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei propri figli. 8Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari.
9Voi ricordate infatti, fratelli, il nostro duro lavoro e la nostra fatica: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi, vi abbiamo annunciato il vangelo di Dio. 10Voi siete testimoni, e lo è anche Dio, che il nostro comportamento verso di voi, che credete, è stato santo, giusto e irreprensibile. 11Sapete pure che, come fa un padre verso i propri figli, abbiamo esortato ciascuno di voi, 12vi abbiamo incoraggiato e scongiurato di comportarvi in maniera degna di Dio, che vi chiama al suo regno e alla sua gloria.

 

Paolo “ha sofferto e subito oltraggi a Filippi”. Questa esperienza lo poteva portare alla sfiducia e all’abbandono del suo compito di annunciatore. Invece “abbiamo trovato nel nostro Dio il coraggio di annunciarvi il vangelo di Dio in mezzo a molte lotte”. Le lotte sono il pane quotidiano per gli apostoli: non solo non si scoraggiano, ma trovano nuova forza.

L’annuncio del Vangelo non diventa mai una rivalsa o un espediente per riacquistare prestigio o rientrare in gioco, ma è puro abbandono a un compito/dono affidato da Dio. Siamo stati dei bambini in mezzo a voi, e non dei padroni. Abbiamo agito come una “mamma che si prende cura dei suoi figli”, anche col dono di sé stessa (ben al di là della corretta prestazione di un bravo funzionario). Perché tutto questo? “Perché siete diventati amati”: vi amiamo! E’ l’amore fraterno-materno che deve guidare le persone all’interno della chiesa, anche se i compiti e gli ambiti vanno sempre riconosciuti. [Per es. “la nostra autorità di apostoli di Cristo”]

Che queste non siano parole o retorica, e che l’amore sia stato concreto, lo dimostra il comportamento degli apostoli [notiamo il continuo uso del plurale, che non è di maestà, ma reale, riferito a Paolo, Sila e Timoteo]. Voi ricordate infatti, fratelli, il nostro duro lavoro e la nostra fatica: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi, vi abbiamo annunciato il vangelo di Dio”. È un comportamento “santo, giusto e irreprensibile”. Santo sta per unico/diverso, giusto dice un corretto rapporto con Dio, irreprensibile che non può essere attaccato da alcuno.

All’immagine dei “bambini” e della “mamma” si aggiunge quella del “padre”. Un padre che, come da sana tradizione: esorta, conforta, dà testimonianza ai propri figli, perché si ricordino e quindi si comportino “in modo degno di Dio”, di quel Dio “che vi chiama al suo regno e alla sua gloria”.