La parola del Signore si diffonde dalla vostra comunità

Mag 27, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Questa lettera, scritta da Corinto attorno all’anno 50/51 d.C., è il testo più antico del Nuovo Testamento. Paolo aveva conosciuto questa città nel corso del suo “secondo viaggio” (cfr. Atti 17). La città di Tessalonica era sede del governatore romano della Provincia di Macedonia e aveva il privilegio di città libera, con proprie istituzioni. Vi si trova anche una comunità di Giudei.

1 Tessalonicesi 1,1-10

Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace.
2Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere 3e tenendo continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro. 4Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui. 5Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con profonda convinzione: ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene.
6E voi avete seguito il nostro esempio e quello del Signore, avendo accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo, 7così da diventare modello per tutti i credenti della Macedonia e dell’Acaia. 8Infatti per mezzo vostro la parola del Signore risuona non soltanto in Macedonia e in Acaia, ma la vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, tanto che non abbiamo bisogno di parlarne. 9Sono essi infatti a raccontare come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero 10e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, il quale ci libera dall’ira che viene.

 

“Paolo e Silvano e Timoteo …”. L’annuncio del Vangelo e la cura delle Chiese sono sempre un compito collegiale. Paolo non si presenta e non scrive da solo. Gli apostoli insieme salutano/augurano “grazia e pace” [nella tradizione, specie francescana, i termini sono rovesciati, ma indicano la stessa cosa quando si saluta con  “pace e bene” (grazia)]. “Grazia e pace” (saluto usuale in quel tempo) si ottengono e si vivono “in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo”.

Dopo il saluto, la prima affermazione è “ringraziamo Dio nelle nostre preghiere”. Il ricordo dei fratelli si apre subito al ringraziamento (in greco: eucaristia). Ringraziamento, per che cosa? Nella comunità di Tessalonica ci sono: fede legata all’azione, amore legato alla fatica, speranza legata alla resistenza nel Signore nostro Gesù Cristo. Fede, speranza e carità: tre virtù teologali, ma agganciate a tre sostantivi che le qualificano.

Paolo, poi, vede l’accoglienza del Vangelo da parte dei Tessalonicesi come una “elezione” di Dio, certo non arbitraria, ricca e motivata soltanto del suo amore. Infatti, i tessalonicesi sono “fratelli amati da Dio”. La risposta all’amore è l’accoglienza e la testimonianza del Vangelo “con la potenza della Spirito e profonda convinzione”.

È il comportamento che conta! “Ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene”. Il comportamento non è tanto un atteggiamento che si sceglie, ma una realtà che viene a crearsi e si vive quando uno accetta il Vangelo. Questa realtà o esperienza si vive nella prova, accolta con la forza e la “gioia dello Spirito”. Esempio o esperienza che viene da Paolo, ma prima di tutto di tutto dal Signore stesso. Esperienza che si dilata automaticamente (esempio del seme che cresce) nel mondo intero.

Cosa è avvenuto, in concreto? È avvenuta una conversione, un passaggio: “dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero”. Dunque, dagli idoli che sono morti al Dio che è vivo e dona la vita. [È chiaro che si parla di popoli pagani e non di Israele]

Ma non è tutto qui, soprattutto non è tutto già attuato. Occorre vivere la vita nuova, e … attendere: “attendere dal cielo il suo Figlio, che egli (Dio) ha risuscitato dai morti, Gesù”. Cosa fa Gesù, o meglio, cosa ha fatto Gesù per noi? Con la sua morte e risurrezione ci “libera dall’ira che viene”. Vuol dire: ci perdona, ci dà lo Spirito per vivere secondo la volontà di Dio; e così noi non temiamo la punizione quando ritornerà come giudice. Il compimento di tutto si avrà al ritorno glorioso di Gesù.

Domenica 26 Maggio – SS. Trinità – Anno B

Mag 26, 2024 | Postato da Francesca Ospitali - Accompagnamento quotidiano

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ANTIFONA DI INGRESSO:

Sia benedetto Dio Padre
e l’unigenito Figlio di Dio
e lo Spirito Santo;
perché grande è il suo amore per noi.

 

PRIMA LETTURA

Dal Libro del Deuteronomio (Dt 4,32-34.39-40)
Mosè parlò al popolo dicendo:
«Interroga pure i tempi antichi, che furono prima di te: dal giorno in cui Dio creò l’uomo sulla terra e da un’estremità all’altra dei cieli, vi fu mai cosa grande come questa e si udì mai cosa simile a questa? Che cioè un popolo abbia udito la voce di Dio parlare dal fuoco, come l’hai udita tu, e che rimanesse vivo?
O ha mai tentato un dio di andare a scegliersi una nazione in mezzo a un’altra con prove, segni, prodigi e battaglie, con mano potente e braccio teso e grandi terrori, come fece per voi il Signore, vostro Dio, in Egitto, sotto i tuoi occhi?
Sappi dunque oggi e medita bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n’è altro.
Osserva dunque le sue leggi e i suoi comandi che oggi ti do, perché sia felice tu e i tuoi figli dopo di te e perché tu resti a lungo nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà per sempre».
Parola di Dio

Salmo responsoriale: Sal 32

Beato il popolo scelto dal Signore.

Retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra.

Dalla parola del Signore furono fatti i cieli,
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera.
Perché egli parlò e tutto fu creato,
comandò e tutto fu compiuto.

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.

L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo.

..

SECONDA LETTURA: Dalla lettera di San Paolo Apostolo ai Romani (Rm 8,14-17)

Fratelli, tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.
Parola di Dio

 

Alleluja, Alleluja

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo,
a Dio, che è, che era e che viene.

Alleluja

VANGELO

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 28,16-20)

In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato.
Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono.
Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
Parola del Signore

La gloria del Signore riempì la Dimora

Mag 25, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Esodo 40,1-38
ìIl Signore parlò a Mosè e gli disse: 2«Il primo giorno del primo mese erigerai la Dimora, Lla tenda del convegno. 3Dentro vi collocherai l’arca della Testimonianza, davanti all’arca tenderai il velo. 4Vi introdurrai la tavola e disporrai su di essa ciò che vi deve essere disposto; introdurrai anche il candelabro e vi preparerai sopra le sue lampade. 5Metterai l’altare d’oro per l’incenso davanti all’arca della Testimonianza e porrai infine la cortina all’ingresso della tenda. 6Poi metterai l’altare degli olocausti di fronte all’ingresso della Dimora, della tenda del convegno. 7Metterai il bacino fra la tenda del convegno e l’altare e vi porrai l’acqua. 8Disporrai il recinto tutt’attorno e metterai la cortina alla porta del recinto. 9Poi prenderai l’olio dell’unzione e ungerai con esso la Dimora e quanto vi sarà dentro, e la consacrerai con tutti i suoi accessori; così diventerà cosa santa. 10Ungerai anche l’altare degli olocausti e tutti i suoi accessori; consacrerai l’altare e l’altare diventerà cosa santissima. 11Ungerai anche il bacino con il suo piedistallo e lo consacrerai. 12Poi farai avvicinare Aronne e i suoi figli all’ingresso della tenda del convegno e li farai lavare con acqua. 13Farai indossare ad Aronne le vesti sacre, lo ungerai, lo consacrerai e così egli eserciterà il mio sacerdozio. 14Farai avvicinare anche i suoi figli e farai loro indossare le tuniche. 15Li ungerai, come avrai unto il loro padre, e così eserciteranno il mio sacerdozio; in tal modo la loro unzione conferirà loro un sacerdozio perenne, per le loro generazioni». 16Mosè eseguì ogni cosa come il Signore gli aveva ordinato: così fece.
17Nel secondo anno, nel primo giorno del primo mese fu eretta la Dimora. 18Mosè eresse la Dimora: pose le sue basi, dispose le assi, vi fissò le traverse e rizzò le colonne; 19poi stese la tenda sopra la Dimora e dispose al di sopra la copertura della tenda, come il Signore gli aveva ordinato.
20Prese la Testimonianza, la pose dentro l’arca, mise le stanghe all’arca e pose il propiziatorio sull’arca; 21poi introdusse l’arca nella Dimora, collocò il velo che doveva far da cortina e lo tese davanti all’arca della Testimonianza, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
22Nella tenda del convegno collocò la tavola, sul lato settentrionale della Dimora, al di fuori del velo. 23Dispose su di essa il pane, in focacce sovrapposte, alla presenza del Signore, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
24Collocò inoltre il candelabro nella tenda del convegno, di fronte alla tavola, sul lato meridionale della Dimora, 25e vi preparò sopra le lampade davanti al Signore, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
26Collocò poi l’altare d’oro nella tenda del convegno, davanti al velo, 27e bruciò su di esso l’incenso aromatico, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
28Mise infine la cortina all’ingresso della Dimora. 29Poi collocò l’altare degli olocausti all’ingresso della Dimora, della tenda del convegno, e offrì su di esso l’olocausto e l’offerta, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
30Collocò il bacino fra la tenda del convegno e l’altare e vi mise dentro l’acqua per le abluzioni. 31Mosè, Aronne e i suoi figli si lavavano con essa le mani e i piedi: 32quando entravano nella tenda del convegno e quando si accostavano all’altare, essi si lavavano, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
33Infine eresse il recinto intorno alla Dimora e all’altare e mise la cortina alla porta del recinto. Così Mosè terminò l’opera.
34Allora la nube coprì la tenda del convegno e la gloria del Signore riempì la Dimora. 35Mosè non poté entrare nella tenda del convegno, perché la nube sostava su di essa e la gloria del Signore riempiva la Dimora.
36Per tutto il tempo del loro viaggio, quando la nube s’innalzava e lasciava la Dimora, gli Israeliti levavano le tende. 37Se la nube non si innalzava, essi non partivano, finché non si fosse innalzata. 38Perché la nube del Signore, durante il giorno, rimaneva sulla Dimora e, durante la notte, vi era in essa un fuoco, visibile a tutta la casa d’Israele, per tutto il tempo del loro viaggio.

Ancora un comando/indicazione, ancora l’obbedienza di una esecuzione che comporta la collocazione ordinata degli oggetti sacri e la consacrazione dei sacerdoti.

Leggiamo (per l’ennesima volta!) i versetti 1-8 che dispongono una descrizione ordinata e perfetta degli oggetti sacri. Il Signore stesso determina il giorno in cui la Dimora, identificata con la “tenda della manifestazione”, deve essere innalzata.

Ancora una parola di Dio, espressa … al futuro: “Farai la Dimora … vi collocherai … “. E’ scritto che “Mosè fece ogni cosa come il Signore gli aveva ordinato: così fece”. In realtà, è un “fare” intenzionale, una disposizione all’obbedienza.

Solo in un secondo momento, l’anno dopo nello stesso giorno, Mosè: “eresse, fece sorgere, alzò … la Dimora … ” E abbiamo qui l’ennesima descrizione delle operazioni di Mosè: prende e pone ogni cosa, a partire dall’alto e da ciò che è centrale: l’arca della Testimonianza. L’autore, infine, può dire che nei fatti: “Così Mosè compì l’opera”.

“Mosè fece ogni cosa come il Signore gli aveva ordinato di fare”. Anche la vita di Mosè è legata da questo verbo “fare”, ma anche da un fare “come il Signore gli aveva ordinato”. [Sette volte viene scandito “come il Signore aveva ordinato”. Leggiamo, se ce la facciamo ancora, i versetti 16-33 per un salutare congedo]

I versetti 34-38 vanno letti senza fretta. “Nube” e “Gloria” indicano la presenza di Dio stesso. Da un lato, Dio copre/protegge la Dimora; dall’altro, Dio la “riempie”. In un certo senso si allontana anche la dimensione della figura di Mosè, che deve … allontanarsi dalla Dimora perché il Signore stesso la “riempie”.

Non c’è solo una presenza, certo piena, ma statica nella Dimora. C’è quest’altra presenza viva: il Signore comanda, cammina e precede e procede col suo popolo, di modo che il popolo può camminare sempre, secondo i ritmi del Signore: di giorno e di notte. Il Signore non è più in un luogo soltanto (sul monte), ma sta e cammina con un popolo. Verso dove? Riascoltiamo quanto il Signore ha detto: “Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all’Egitto e come vi ho portato su ali di aquile e vi ho fatto venire fino a me” (19,4). Non verso luoghi soltanto, non verso case soltanto, ma verso di me!

Come il Signore aveva ordinato, così fecero

Mag 24, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Esodo 39,1-43

Con porpora viola e porpora rossa e con scarlatto fecero le vesti liturgiche per officiare nel santuario. Fecero le vesti sacre di Aronne, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
2Fecero l’efod con oro, porpora viola e porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto. 3Fecero placche d’oro battuto e le tagliarono in strisce sottili, per intrecciarle con la porpora viola, la porpora rossa, lo scarlatto e il bisso, lavoro d’artista. 4Fecero all’efod due spalline, che vennero attaccate alle sue due estremità, in modo da formare un tutt’uno. 5La cintura, che lo teneva legato e che stava sopra di esso, era della stessa fattura ed era di un sol pezzo, intessuta d’oro, di porpora viola e porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto, come il Signore aveva ordinato a Mosè. 6Lavorarono le pietre di ònice, inserite in castoni d’oro, incise con i nomi dei figli d’Israele, secondo l’arte d’incidere i sigilli. 7Fissarono le due pietre sulle spalline dell’efod, come memoriale per i figli d’Israele, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
8Fecero il pettorale, lavoro d’artista, come l’efod: con oro, porpora viola, porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto. 9Era quadrato e lo fecero doppio; aveva una spanna di lunghezza e una spanna di larghezza. 10Lo coprirono con quattro file di pietre. Prima fila: una cornalina, un topazio e uno smeraldo; 11seconda fila: una turchese, uno zaffìro e un berillo; 12terza fila: un giacinto, un’àgata e un’ametista; 13quarta fila: un crisòlito, un’ònice e un diaspro. Esse erano inserite nell’oro mediante i loro castoni. 14Le pietre corrispondevano ai nomi dei figli d’Israele: dodici, secondo i loro nomi; incise come i sigilli, ciascuna con il nome corrispondente, per le dodici tribù. 15Fecero sul pettorale catene in forma di cordoni, lavoro d’intreccio d’oro puro. 16Fecero due castoni d’oro e due anelli d’oro e misero i due anelli alle due estremità del pettorale. 17Misero le due catene d’oro sui due anelli alle due estremità del pettorale. 18Quanto alle altre due estremità delle catene, le fissarono sui due castoni e le fecero passare sulle spalline dell’efod, nella parte anteriore. 19Fecero due altri anelli d’oro e li collocarono alle due estremità del pettorale, sull’orlo che era dall’altra parte dell’efod, verso l’interno. 20Fecero due altri anelli d’oro e li posero sulle due spalline dell’efod in basso, sul suo lato anteriore, in vicinanza del punto di attacco, al di sopra della cintura dell’efod21Poi legarono il pettorale con i suoi anelli agli anelli dell’efod mediante un cordone di porpora viola, perché stesse al di sopra della cintura dell’efod e il pettorale non si distaccasse dall’efod, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
22Fecero il manto dell’efod, lavoro di tessitore, tutto di porpora viola; 23la scollatura del manto, in mezzo, era come la scollatura di una corazza: intorno aveva un bordo, perché non si lacerasse. 24Fecero sul lembo del manto melagrane di porpora viola, di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto. 25Fecero sonagli d’oro puro e collocarono i sonagli in mezzo alle melagrane, intorno all’orlo inferiore del manto: 26un sonaglio e una melagrana, un sonaglio e una melagrana lungo tutto il giro del lembo del manto, per officiare, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
27Fecero le tuniche di bisso, lavoro di tessitore, per Aronne e per i suoi figli; 28il turbante di bisso, gli ornamenti dei berretti di bisso e i calzoni di lino di bisso ritorto; 29la cintura di bisso ritorto, di porpora viola, di porpora rossa e di scarlatto, lavoro di ricamatore, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
30Fecero la lamina, il diadema sacro d’oro puro, e vi scrissero sopra a caratteri incisi, come un sigillo, «Sacro al Signore». 31Vi fissarono un cordone di porpora viola, per porre il diadema sopra il turbante, come il Signore aveva ordinato a Mosè.
32Così fu finito tutto il lavoro della Dimora, della tenda del convegno. Gli Israeliti eseguirono ogni cosa come il Signore aveva ordinato a Mosè: così fecero.
33Portarono dunque a Mosè la Dimora, la tenda e tutti i suoi accessori: le sue fibbie, le sue assi, le sue traverse, le sue colonne e le sue basi, 34la copertura di pelli di montone tinte di rosso, la copertura di pelli di tasso e il velo per far da cortina; 35l’arca della Testimonianza con le sue stanghe e il propiziatorio; 36la tavola con tutti i suoi accessori e i pani dell’offerta; 37il candelabro d’oro puro con le sue lampade, le lampade cioè che dovevano essere collocate sopra di esso, con tutti i suoi accessori, e l’olio per l’illuminazione; 38l’altare d’oro, l’olio dell’unzione, l’incenso aromatico e la cortina per l’ingresso della tenda; 39l’altare di bronzo con la sua graticola di bronzo, le sue stanghe e tutti i suoi accessori, il bacino con il suo piedistallo, 40i tendaggi del recinto, le sue colonne, le sue basi e la cortina per la porta del recinto, le sue corde, i suoi picchetti e tutti gli arredi del servizio della Dimora, per la tenda del convegno; 41le vesti liturgiche per officiare nel santuario, le vesti sacre del sacerdote Aronne e le vesti dei suoi figli per l’esercizio del sacerdozio.
42Gli Israeliti avevano eseguito ogni lavoro come il Signore aveva ordinato a Mosè. 43Mosè vide tutta l’opera e riscontrò che l’avevano eseguita come il Signore aveva ordinato. Allora Mosè li benedisse.

 

“Con porpora viola e porpora rossa e con scarlatto fecero le vesti liturgiche per officiare nel santuario.”. Siamo agli abiti liturgici: essi avvolgono la persona, e nello stesso tempo la qualificano come rappresentante privilegiato di Dio.

Fecero l’efod”. L’efod può essere avvicinato all’antica pianeta dei sacerdoti. Due spalline portano i nomi dei figli di Israele, come ricordo davanti a Sio.

“Fecero il pettorale”. Il pettorale “era come una tasca quadrata, lungo e largo venticinque centimetri. Quattro file di pietre preziose a indicare Israele, le dodici tribù. Il pettorale, attraverso anelli, doveva essere attaccato all’efod.

Infine, il manto sui si posava l’efod. E poi le tuniche, il turbante, i calzoni e la cintura.

“Fecero la lamina, il diadema sacro, d’oro puro”. Su questa lamina era scritto: “Sacro al Signore”.

Così fu finito tutto il lavoro della Dimora, della tenda del convegno. Gli Israeliti eseguirono ogni cosa come il Signore aveva ordinato a Mosè: così fecero”.

A coronamento della lista dei manufatti compare ancora una volta l’espressione “come il Signore aveva ordinato a Mosè”, per evidenziare la fedeltà dell’esecuzione dei lavori da parte degli Israeliti: sono loro gli artefici di una risposta corale, avvenuta questa volta senza riserve né tentennamenti né tanto meno rifiuti; se il vitello era stato costrutto grazie ai gioielli delle donne israelite e dei loro figli e dell’opera di Aronne, ora è tutto il popolo che non solo ha partecipato con generose offerte, ma ha pure concorso all’esecuzione di tutti i lavori preparatori. “Portarono dunque a Mosè la Dimora”.

Nelle due espressioni finali di 39,43 risuona la parola e il gesto conclusivo dell’azione creatrice di Dio: come lui (vedi Genesi 1,31), anche Mosè contempla (“vide”) l’opera compiuta dagli Israeliti; e se Dio constata la bellezza dell’opera della creazione, Mosè constata la perfetta aderenza dell’opera degli Israeliti con il progetto di Dio. Infine come Dio benedice il sabato (Genesi 2,3), così Mosè benedice gli Israeliti.

Questo è il computo dei metalli impiegati per la Dimora

Mag 23, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Esodo 38,1-31
Fece l’altare per gli olocausti di legno di acacia: aveva cinque cubiti di lunghezza e cinque cubiti di larghezza: era quadrato, con tre cubiti di altezza. 
2Fece i corni ai suoi quattro angoli: i corni costituivano un sol pezzo con esso. Lo rivestì di bronzo. 3Fece anche tutti gli accessori dell’altare: i recipienti, le palette, i vasi per l’aspersione, le forcelle e i bracieri; fece di bronzo tutti i suoi accessori. 4Fece per l’altare una graticola di bronzo, lavorata a forma di rete, e la pose sotto la cornice dell’altare in basso: la rete arrivava a metà altezza dell’altare. 5Fuse quattro anelli e li pose alle quattro estremità della graticola di bronzo, per inserirvi le stanghe. 6Fece anche le stanghe di legno di acacia e le rivestì di bronzo. 7Introdusse le stanghe negli anelli sui lati dell’altare: servivano a trasportarlo. Fece l’altare di tavole, vuoto all’interno.
8Fece il bacino di bronzo con il suo piedistallo di bronzo, impiegandovi gli specchi delle donne che venivano a prestare servizio all’ingresso della tenda del convegno.
9Fece il recinto: sul lato meridionale, verso sud, il recinto aveva tendaggi di bisso ritorto, per la lunghezza di cento cubiti. 10C’erano le loro venti colonne con le venti basi di bronzo. Gli uncini delle colonne e le loro aste trasversali erano d’argento. 11Anche sul lato rivolto a settentrione vi erano tendaggi per cento cubiti di lunghezza, le relative venti colonne con le venti basi di bronzo, gli uncini delle colonne e le aste trasversali d’argento. 12Sul lato verso occidente c’erano cinquanta cubiti di tendaggi, con le relative dieci colonne e le dieci basi, gli uncini delle colonne e le loro aste trasversali d’argento. 13Sul lato orientale, verso levante, vi erano cinquanta cubiti: 14quindici cubiti di tendaggi, con le relative tre colonne e le tre basi alla prima ala; 15quindici cubiti di tendaggi, con le tre colonne e le tre basi all’altra ala. 16Tutti i tendaggi che delimitavano il recinto erano di bisso ritorto. 17Le basi delle colonne erano di bronzo, gli uncini delle colonne e le aste trasversali erano d’argento; il rivestimento dei loro capitelli era d’argento e tutte le colonne del recinto erano collegate da aste trasversali d’argento. 18Alla porta del recinto c’era una cortina, lavoro di ricamatore, di porpora viola, porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto; la sua lunghezza era di venti cubiti, la sua altezza, nel senso della larghezza, era di cinque cubiti, come i tendaggi del recinto. 19Le colonne relative erano quattro, con le quattro basi di bronzo, i loro uncini d’argento, il rivestimento dei loro capitelli e le loro aste trasversali d’argento. 20Tutti i picchetti della Dimora e del recinto circostante erano di bronzo.
21Questo è il computo dei metalli impiegati per la Dimora, la Dimora della Testimonianza, redatto su ordine di Mosè a opera dei leviti, sotto la direzione di Itamàr, figlio del sacerdote Aronne. 22Besalèl, figlio di Urì, figlio di Cur, della tribù di Giuda, eseguì quanto il Signore aveva ordinato a Mosè; 23insieme con lui Ooliàb, figlio di Achisamàc, della tribù di Dan, intagliatore, decoratore e ricamatore di porpora viola, porpora rossa, scarlatto e bisso.
24Il totale dell’oro impiegato nella lavorazione, cioè per tutto il lavoro del santuario – era l’oro presentato in offerta – fu di ventinove talenti e settecentotrenta sicli, in sicli del santuario. 25L’argento raccolto, in occasione del censimento della comunità, pesava cento talenti e millesettecentosettantacinque sicli, in sicli del santuario, 26cioè un beka a testa, vale a dire mezzo siclo, secondo il siclo del santuario, per ciascuno dei sottoposti al censimento, dai vent’anni in su. Erano seicentotremilacinquecentocinquanta. 27Cento talenti d’argento servirono a fondere le basi del santuario e le basi del velo: cento basi per cento talenti, cioè un talento per ogni base. 28Con i millesettecentosettantacinque sicli fece gli uncini delle colonne, rivestì i loro capitelli e le riunì con le aste trasversali. 29Il bronzo presentato in offerta assommava a settanta talenti e duemilaquattrocento sicli. 30Con esso fece le basi per l’ingresso della tenda del convegno, l’altare di bronzo con la sua graticola di bronzo e tutti gli accessori dell’altare, 31le basi del recinto, le basi della porta del recinto, tutti i picchetti della Dimora e tutti i picchetti del recinto.

 

“Fece l’altare per gli olocausti di legno di acacia”. Era quadrato, lungo e largo due metri e mezzo e alto uno e mezzo. I suoi quattro angoli erano rialzati a forma di corno e formavano un tutt’uno con l’altare. Fece per l’altare una graticola di rame, lavorata a forma di rete, e la pose sotto la cornice dell’altare; essa arrivava in basso fino a metà altezza dell’altare.” Serviva per i sacrifici e stava al centro del recinto per essere visto da tutti. “Era vuoto all’interno”. A lato dell’altare fece una vasca (per le abluzioni).

“Fece il cortile (recinto)”. Era delimitato da tendaggi di 50 metri.

“Tutti i picchetti della Dimora e del recinto attorno erano di rame”.

Viene poi il computo dei metalli impiegati nella Dimora del Signore in cui erano custodite con i suoi insegnamenti (Testimonianza). Totale dell’oro offerto dagli Israeliti e impiegato per la costruzione della Dimora: dieci quintali e venti chili, secondo il peso ufficiale della Dimora. L’argento raccolto: trentacinque quintali e ventitré chili. Il rame offerto pesava circa venticinque quintali. [Queste cifre non sono reali, tenuto conto che la Dimora era nel deserto. Vogliono rappresentare l’abbondanza, quasi lo spreco quando si lavora per il Signore. Con ogni probabilità, dicono gli interpreti, le cifre sono quelle conteggiate nella costruzione del secondo Tempio, dopo l’esilio di Babilonia]

Fece l’arca di legno d’acacia

Mag 22, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Esodo 37,1-29
Besalèl fece l’arca di legno di acacia: aveva due cubiti e mezzo di lunghezza, un cubito e mezzo di larghezza, un cubito e mezzo di altezza. 
2La rivestì d’oro puro, dentro e fuori. Le fece intorno un bordo d’oro. 3Fuse per essa quattro anelli d’oro e li fissò ai suoi quattro piedi: due anelli su di un lato e due anelli sull’altro. 4Fece stanghe di legno di acacia e le rivestì d’oro. 5Introdusse le stanghe negli anelli sui due lati dell’arca, per trasportare l’arca.
6Fece il propiziatorio d’oro puro: aveva due cubiti e mezzo di lunghezza e un cubito e mezzo di larghezza. 7Fece due cherubini d’oro; li fece lavorati a martello sulle due estremità del propiziatorio: 8un cherubino a una estremità e un cherubino all’altra estremità. Fece i cherubini tutti d’un pezzo con il propiziatorio, posti alle sue due estremità. 9I cherubini avevano le due ali spiegate verso l’alto, proteggendo con le ali il propiziatorio; erano rivolti l’uno verso l’altro e le facce dei cherubini erano rivolte verso il propiziatorio.
10Fece la tavola di legno di acacia: aveva due cubiti di lunghezza, un cubito di larghezza, un cubito e mezzo di altezza. 11La rivestì d’oro puro e le fece attorno un bordo d’oro. 12Le fece attorno una cornice di un palmo e un bordo d’oro per la cornice. 13Fuse per essa quattro anelli d’oro e li fissò ai quattro angoli, che costituivano i suoi quattro piedi. 14Gli anelli erano fissati alla cornice e servivano per inserire le stanghe, destinate a trasportare la tavola. 15Fece le stanghe di legno di acacia, per trasportare la tavola, e le rivestì d’oro. 16Fece anche gli accessori della tavola: piatti, coppe, anfore e tazze per le libagioni; li fece di oro puro.
17Fece il candelabro d’oro puro; lo fece lavorato a martello, il suo fusto e i suoi bracci; i suoi calici, i suoi bulbi e le sue corolle facevano corpo con esso. 18Sei bracci uscivano dai suoi lati: tre bracci del candelabro da un lato, e tre bracci del candelabro dall’altro. 19Vi erano su un braccio tre calici in forma di fiore di mandorlo, con bulbo e corolla; anche sull’altro braccio tre calici in forma di fiore di mandorlo, con bulbo e corolla. Così era per i sei bracci che uscivano dal candelabro. 20Il fusto del candelabro aveva quattro calici in forma di fiore di mandorlo, con i loro bulbi e le loro corolle: 21un bulbo sotto due bracci che si dipartivano da esso, e un bulbo sotto i due bracci seguenti che si dipartivano da esso, e un bulbo sotto gli ultimi due bracci che si dipartivano da esso; così per tutti i sei bracci che uscivano dal candelabro. 22I bulbi e i relativi bracci facevano corpo con esso: il tutto era formato da una sola massa d’oro puro lavorata a martello. 23Fece le sue sette lampade, i suoi smoccolatoi e i suoi portacenere d’oro puro. 24Impiegò un talento d’oro puro per il candelabro e per tutti i suoi accessori.
25Fece l’altare per bruciare l’incenso, di legno di acacia; aveva un cubito di lunghezza e un cubito di larghezza: era quadrato, con due cubiti di altezza, e i suoi corni costituivano un sol pezzo con esso. 26Rivestì d’oro puro il suo piano, i suoi lati, i suoi corni e gli fece intorno un orlo d’oro. 27Fece anche due anelli d’oro sotto l’orlo, sui due fianchi, cioè sui due lati opposti, per inserirvi le stanghe destinate a trasportarlo. 28Fece le stanghe di legno di acacia e le rivestì d’oro.
29Preparò l’olio dell’unzione sacra e l’incenso aromatico, puro, opera di profumiere.

 

“Besalel fece l’arca di legno di acacia, lunga un metro e venticinque centimetri, larga e alta settantacinque centimetri.” Siamo giunti al pezzo più importante che si trova dentro al Santo dei Santi: l’arca di legno di acacia, rivestita dentro e fuori di oro puro.

“Fece il propiziatorio di oro puro” delle stesse dimensioni dell’arca: infatti si tratta di un coperchio. “Alle due estremità del coperchio costruì due cherubini”. I cherubini sono “tutto d’un pezzo col propiziatorio”.

“Fece la tavola di legno di acacia”. È lunga un metro, larga cinquanta centimetri e alta settantacinque, rivestita d’oro puro. La tavola e l’arca sono … trasportabili con stanghe fissate. Dunque … tutto il culto è mobile!

“Fece il candelabro d’oro puro” con fusto e bracci e anche lampade. “Il tutto era formato da una sola massa d’oro puro”.

“Fece l’altare per bruciare l’incenso”. Era quadrato, lungo e largo cinquanta centimetri e alto un metro. Anche l’altare per l’incenso è mobile e quindi trasportabile con stanche fisse sotto il bordo.

Fecero la Dimora

Mag 21, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Esodo 36,8-38
Tutti gli artisti addetti ai lavori fecero la Dimora. Besalèl la fece con dieci teli di bisso ritorto, di porpora viola, di porpora rossa e di scarlatto. La fece con figure di cherubini artisticamente lavorati. 
9La lunghezza di ciascun telo era ventotto cubiti; la larghezza quattro cubiti per ciascun telo; la stessa dimensione per tutti i teli. 10Unì cinque teli l’uno all’altro e anche i cinque altri teli unì l’uno all’altro. 11Fece cordoni di porpora viola sull’orlo del primo telo all’estremità della sutura, e fece la stessa cosa sull’orlo del telo estremo nella seconda sutura. 12Fece cinquanta cordoni al primo telo e fece anche cinquanta cordoni all’estremità del telo della seconda sutura: i cordoni corrispondevano l’uno all’altro. 13Fece cinquanta fibbie d’oro, e unì i teli l’uno all’altro mediante le fibbie; così la Dimora formò un tutto unico.
14Fece poi teli di peli di capra per la tenda sopra la Dimora. Fece undici teli. 15La lunghezza di un telo era trenta cubiti; la larghezza quattro cubiti per un telo; la stessa dimensione per gli undici teli. 16Unì insieme cinque teli a parte e sei teli a parte. 17Fece cinquanta cordoni sull’orlo del telo della seconda sutura. 18Fece cinquanta fibbie di bronzo per unire insieme la tenda, così da formare un tutto unico. 19Fece poi per la tenda una copertura di pelli di montone tinte di rosso, e al di sopra una copertura di pelli di tasso.
20Fece per la Dimora assi di legno di acacia, verticali. 21Dieci cubiti la lunghezza di un’asse e un cubito e mezzo la larghezza. 22Ogni asse aveva due sostegni, congiunti l’uno all’altro da un rinforzo. Così fece per tutte le assi della Dimora. 23Fece dunque le assi per la Dimora: venti assi sul lato verso il mezzogiorno, a sud. 24Fece anche quaranta basi d’argento sotto le venti assi, due basi sotto un’asse, per i suoi due sostegni, e due basi sotto l’altra asse, per i suoi due sostegni. 25Per il secondo lato della Dimora, verso il settentrione, fece venti assi 26e le loro quaranta basi d’argento, due basi sotto un’asse e due basi sotto l’altra asse. 27Per la parte posteriore della Dimora, verso occidente, fece sei assi. 28Fece inoltre due assi per gli angoli della Dimora nella parte posteriore. 29Esse erano formate ciascuna da due pezzi uguali, abbinati e perfettamente congiunti dal basso fino alla cima, all’altezza del primo anello. Così fece per ambedue: esse vennero a formare i due angoli. 30C’erano dunque otto assi con le loro basi d’argento: sedici basi, due basi sotto un’asse e due basi sotto l’altra asse. 31Fece inoltre traverse di legno di acacia: cinque per le assi di un lato della Dimora, 32cinque traverse per le assi dell’altro lato della Dimora e cinque traverse per le assi della parte posteriore, verso occidente. 33Fece la traversa mediana che, a mezza altezza delle assi, le attraversava da un’estremità all’altra. 34Rivestì d’oro le assi, fece in oro i loro anelli per inserire le traverse, e rivestì d’oro anche le traverse.
35Fece il velo di porpora viola e di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto. Lo fece con figure di cherubini, lavoro d’artista. 36Fece per esso quattro colonne di acacia, le rivestì d’oro; anche i loro uncini erano d’oro, e fuse per esse quattro basi d’argento. 37Fecero poi una cortina per l’ingresso della tenda, di porpora viola e di porpora rossa, di scarlatto e di bisso ritorto, lavoro di ricamatore, 38e le sue cinque colonne con i loro uncini. Rivestì d’oro i loro capitelli e le loro aste trasversali, e fece le loro cinque basi di bronzo.

“Tutti gli artisti (“sapienti di cuore”) addetti ai lavori fecero la Dimora”.

Il verbo chiave è “fare”. Si incomincia dalla Dimora e non invece dagli oggetti importanti (così nelle indicazioni nei capitoli precedenti). Poi vengono i teli (dobbiamo ricordare che si tratta di una tenda e non di un edificio); poi gli assi della Dimora; poi le traverse di legno; le assi sono rivestite d’oro; poi (e si va sempre più all’interno) il velo di porpora rossa con figure di cherubini.

Quello che si può (si deve) sottolineare è la partecipazione di tanti/tutti: ognuno fa il lavoro nel rispetto (quasi maniacale) delle misure. Ma ogni lavoro mira all’unità. Riascoltiamo queste ripetitive espressioni. “Fece cinquanta fibbie d’oro, e unì i teli l’uno all’altro mediante le fibbie; così la Dimora formò un tutto unico”. “Ogni asse aveva due sostegni, congiunti l’uno all’altro con rinforzi”. “Pezzi uguali, perfettamente congiunti dal basso fino alla cima”… e tanti altri esempi. E’ chiaro che ognuno deve fare perfettamente il suo lavoro, per permettere all’artigiano che conclude il lavoro di armonizzare e … formare unità.

Queste sono le cose che il Signore ha comandato di fare

Mag 20, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Esodo 35,1-36,7

Mosè radunò tutta la comunità degli Israeliti e disse loro: «Queste sono le cose che il Signore ha comandato di fare: 2Per sei giorni si lavorerà, ma il settimo sarà per voi un giorno santo, un giorno di riposo assoluto, sacro al Signore. Chiunque in quel giorno farà qualche lavoro sarà messo a morte. 3In giorno di sabato non accenderete il fuoco, in nessuna delle vostre dimore».
4Mosè disse a tutta la comunità degli Israeliti: «Il Signore ha comandato: 5“Prelevate su quanto possedete un contributo per il Signore”. Quanti hanno cuore generoso, portino questo contributo per il Signore: oro, argento e bronzo, 6tessuti di porpora viola e rossa, di scarlatto, di bisso e di pelo di capra, 7pelli di montone tinte di rosso, pelli di tasso e legno di acacia, 8olio per l’illuminazione, balsami per l’olio dell’unzione e per l’incenso aromatico, 9pietre di ònice e pietre da incastonare nell’efod e nel pettorale. 10Tutti gli artisti che sono tra voi vengano ed eseguano quanto il Signore ha comandato: 11la Dimora, la sua tenda, la sua copertura, le sue fibbie, le sue assi, le sue traverse, le sue colonne e le sue basi, 12l’arca e le sue stanghe, il propiziatorio e il velo che lo nasconde, 13la tavola con le sue stanghe e tutti i suoi accessori e i pani dell’offerta, 14il candelabro per illuminare con i suoi accessori, le sue lampade e l’olio per l’illuminazione, 15l’altare dell’incenso con le sue stanghe, l’olio dell’unzione e l’incenso aromatico, la cortina d’ingresso alla porta della Dimora, 16l’altare degli olocausti con la sua graticola di bronzo, le sue sbarre e tutti i suoi accessori, il bacino con il suo piedistallo, 17i tendaggi del recinto, le sue colonne e le sue basi e la cortina alla porta del recinto, 18i picchetti della Dimora, i picchetti del recinto e le loro corde, 19le vesti ornamentali per officiare nel santuario, le vesti sacre per il sacerdote Aronne e le vesti dei suoi figli per esercitare il sacerdozio».
20Allora tutta la comunità degli Israeliti si ritirò dalla presenza di Mosè. 21Quanti erano di cuore generoso ed erano mossi dal loro spirito, vennero a portare il contributo per il Signore, per la costruzione della tenda del convegno, per tutti i suoi oggetti di culto e per le vesti sacre. 22Vennero uomini e donne, quanti erano di cuore generoso, e portarono fermagli, pendenti, anelli, collane, ogni sorta di gioielli d’oro: quanti volevano presentare un’offerta d’oro al Signore, la portarono. 23Quanti si trovavano in possesso di tessuti di porpora viola e rossa, di scarlatto, di bisso, di pelo di capra, di pelli di montone tinte di rosso e di pelli di tasso, ne portarono. 24Quanti potevano offrire un contributo in argento o bronzo, lo portarono al Signore. Coloro che si trovavano in possesso di legno di acacia per qualche opera della costruzione, ne portarono.
25Inoltre, tutte le donne esperte filarono con le mani e portarono filati di porpora viola e rossa, di scarlatto e di bisso. 26Tutte le donne che erano di cuore generoso, secondo la loro abilità, filarono il pelo di capra. 27I capi portarono le pietre di ònice e le pietre preziose da incastonare nell’efod e nel pettorale, 28balsami e olio per l’illuminazione, per l’olio dell’unzione e per l’incenso aromatico. 29Così tutti, uomini e donne, che erano di cuore disposto a portare qualche cosa per la costruzione che il Signore per mezzo di Mosè aveva comandato di fare, la portarono: gli Israeliti portarono la loro offerta spontanea al Signore.
30Mosè disse agli Israeliti: «Vedete, il Signore ha chiamato per nome Besalèl, figlio di Urì, figlio di Cur, della tribù di Giuda. 31L’ha riempito dello spirito di Dio, perché egli abbia saggezza, intelligenza e scienza in ogni genere di lavoro, 32per ideare progetti da realizzare in oro, argento, bronzo, 33per intagliare le pietre da incastonare, per scolpire il legno ed eseguire ogni sorta di lavoro artistico. 34Gli ha anche messo nel cuore il dono di insegnare, e così anche ha fatto con Ooliàb, figlio di Achisamàc, della tribù di Dan. 35Li ha riempiti di saggezza per compiere ogni genere di lavoro d’intagliatore, di disegnatore, di ricamatore in porpora viola, in porpora rossa, in scarlatto e in bisso, e di tessitore: capaci di realizzare ogni sorta di lavoro e di ideare progetti».
Besalèl, Ooliàb e tutti gli artisti che il Signore aveva dotati di saggezza e d’intelligenza per eseguire i lavori della costruzione del santuario fecero ogni cosa secondo ciò che il Signore aveva ordinato.
2Mosè chiamò Besalèl, Ooliàb e tutti gli artisti, nel cuore dei quali il Signore aveva messo saggezza, quanti erano portati a prestarsi per l’esecuzione dei lavori. 3Essi ricevettero da Mosè ogni contributo portato dagli Israeliti per il lavoro della costruzione del santuario. Ma gli Israeliti continuavano a portare ogni mattina offerte spontanee. 4Allora tutti gli artisti, che eseguivano i lavori per il santuario, lasciarono il lavoro che ciascuno stava facendo 5e dissero a Mosè: «Il popolo porta più di quanto è necessario per il lavoro che il Signore ha ordinato». 6Mosè allora ordinò di diffondere nell’accampamento questa voce: «Nessuno, uomo o donna, offra più alcuna cosa come contributo per il santuario». Così si impedì al popolo di portare altre offerte; 7perché il materiale era sufficiente, anzi sovrabbondante, per l’esecuzione di tutti i lavori.

 

I capitoli 35-40 presentano in dettaglio come sono state eseguite le indicazioni date da Dio a Mosè nei capitoli 25-31 (secondo la logica di costruzione anziché l’ordine di santità).

È posto un “accento ripetuto” sull’obbedienza umana. È importante che questa obbedienza sia compresa nel modo giusto: essa sgorga da un “cuore generoso”, cioè, da una volontà personale decisa e non costretta, quindi “spontanea”.

È importante notare che questi capitoli non sono una descrizione della Dimora oramai terminata, bensì la descrizione del “suo essere fatta”, della sua costruzione. L’accento cade sul raccogliere, portare, fare e infilare … e alla fine sul collegare insieme il tutto. Il punto cui tende la descrizione non è la contemplazione di uno splendido oggetto, per quanto questo possa essere tale, ma sull’operosità obbediente necessaria per renderlo tale. L’immagine presentata è una rappresentazione di tutto un popolo (“uomini e donne” con vari doni e compiti) che prepara una Dimora perché Dio possa venire ad abitare.

 

Veniamo al testo di oggi. “Mosè radunò tutta la comunità degli Israeliti”. Dunque, deve essere radunato tutto un popolo: tutti, in vario modo, parteciperanno “volontariamente” (impegno e spontaneità) alla costruzione.

Ma prima ancora che inizi la costruzione, Mosè ricorda “le cose che Dio ha comandato di fare”: tra queste, la prima in ordine assoluto, è la norma del sabato. Il sabato è “un giorno santo, un giorno di riposo assoluto, sacro al Signore”. Sembra un paradosso: si comanda di fare la Dimora, ma prima di tutto occorre “non fare” o “cessare”, per ricordare che Dio ha già fatto e ha già dato, anzi, ha già la sua Dimora/Abitazione, non in un edificio, ma in un “giorno che si è riservato””, che è “suo”, che è “santo”: il sabato. Allora ringrazialo, contemplalo e … stai molto attento a quello che ti ha detto per fare come ha fatto e vuole lui.

Dopo aver radunato tutta la comunità, Mosè dice a tutta la comunità di obbedire alle parole dette dal Signore. Prima di tutto, di offrire le cose con “cuore generoso”, volontariamente e gioiosamente.

Agli artisti, comanda di mettersi all’opera anch’essi in obbedienza al Signore che ha dato un “modello”, attraverso le parole già dette (cc. 25-30). Notiamo una cosa. La nostra Bibbia traduce “artisti”, persone che letteralmente vendono dette “sapienti di cuore”.

“Allora, tutta la comunità degli Israeliti si ritirò dalla presenza del Signore” e … incomincia l’opera. Sono elencati per primi “quanti erano di cuore generoso ed erano mossi dal loro spirito, uomini e donne … le donne esperte che erano di cuore generoso filarono col le mani … i capi portarono le pietre”. In conclusione: “Tutti, uomini e donne, che erano di cuore disposto a portare qualche cosa per la costruzione che il Signore per mezzo di Mosè aveva comandato di fare, la portarono: gli Israeliti portarono la loro offerta spontanea al Signore”.

Ci sono, poi, doni particolari. Un certo Besalel è chiamato dal Signore. Il Signore “l’ha riempito dello spirito di Dio, perché egli abbia saggezza, intelligenza e scienza in ogni genere di lavoro, per ideare progetti da realizzare in oro, argento, bronzo, per intagliare le pietre da incastonare, per scolpire il legno ed eseguire ogni sorta di lavoro artistico. Gli ha anche messo nel cuore il dono di insegnare”. [È bello! Bisogna anche avere il dono di insegnare, che è …  coinvolgere]

Noto, infine questa cosa … normalmente insolita: “Gli Israeliti continuarono a portare ogni mattina offerte spontanee”, tanto che gli artisti si sono lamentati con Mosè. Questi, alla fine, comandò: “Nessun uomo o donna, offra più alcuna cosa come contributo per il santuario”. [Bei tempi!!]

Domenica 19 Maggio 2024 – Pentecoste – Messa del Giorno (anno B)

Mag 19, 2024 | Postato da Francesca Ospitali - Accompagnamento quotidiano

Per accedere alla diretta streaming della Messa delle 10.00 clicca qui

ANTIFONA DI INGRESSO:

Lo Spirito del Signore ha riempito l’universo,
egli che tutto unisce,
conosce ogni linguaggio. Alleluia. (Sap 1,7)

 

PRIMA LETTURA

Dagli Atti degli Apostoli (At 2,1-11)
Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.
Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e proséliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».
Parola di Dio

Salmo responsoriale: Sal 103

Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra.

Benedici il Signore, anima mia!
Sei tanto grande, Signore, mio Dio!
Quante sono le tue opere, Signore!
Le hai fatte tutte con saggezza;
la terra è piena delle tue creature.

Togli loro il respiro: muoiono,
e ritornano nella loro polvere.
Mandi il tuo spirito, sono creati,
e rinnovi la faccia della terra.

Sia per sempre la gloria del Signore;
gioisca il Signore delle sue opere.
A lui sia gradito il mio canto,
io gioirò nel Signore

..

SECONDA LETTURA: Dalla lettera di San Paolo Apostolo ai Galati  (Gal 5,16-25)

Fratelli, camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste.
Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge. Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c’è Legge.
Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.
Parola di Dio

SEQUENZA
Vieni, Santo Spirito,
manda a noi dal cielo
un raggio della tua luce.

Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.

Consolatore perfetto,
ospite dolce dell’anima,
dolcissimo sollievo.

Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.

O luce beatissima,
invadi nell’intimo
il cuore dei tuoi fedeli.

Senza la tua forza,
nulla è nell’uomo,
nulla senza colpa.

Lava ciò che è sórdido,
bagna ciò che è árido,
sana ciò che sánguina.

Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò che è sviato.

Dona ai tuoi fedeli,
che solo in te confidano
i tuoi santi doni.

Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona gioia eterna

Alleluja, Alleluja

Vieni, Santo Spirito,
riempi i cuori dei tuoi fedeli
e accendi in essi il fuoco del tuo amore.

Alleluja

VANGELO

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,26-27;16,12-15)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
Parola del Signore

La pelle del suo volto era diventata raggiante

Mag 18, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Esodo 34,29-35

Quando Mosè scese dal monte Sinai – le due tavole della Testimonianza si trovavano nelle mani di Mosè mentre egli scendeva dal monte – non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante, poiché aveva conversato con lui. 30Ma Aronne e tutti gli Israeliti, vedendo che la pelle del suo viso era raggiante, ebbero timore di avvicinarsi a lui. 31Mosè allora li chiamò, e Aronne, con tutti i capi della comunità, tornò da lui. Mosè parlò a loro. 32Si avvicinarono dopo di loro tutti gli Israeliti ed egli ingiunse loro ciò che il Signore gli aveva ordinato sul monte Sinai.
33Quando Mosè ebbe finito di parlare a loro, si pose un velo sul viso. 34Quando entrava davanti al Signore per parlare con lui, Mosè si toglieva il velo, fin quando non fosse uscito. Una volta uscito, riferiva agli Israeliti ciò che gli era stato ordinato. 35Gli Israeliti, guardando in faccia Mosè, vedevano che la pelle del suo viso era raggiante. Poi egli si rimetteva il velo sul viso, fin quando non fosse di nuovo entrato a parlare con il Signore.

 

“Quando. Mosè scese dal monte Sinai … “. L’autore ci narra un’esperienza bellissima e feconda per Mosè e per il popolo.

Intanto, Mosè fa corpo unico con le tavole della Legge: ce lo dice il fatto che le tavole “si trovano nelle sue mani”. Poi, è scritto che “Mosè non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante”. Perché era diventata raggiante? “Poiché aveva parlato col Signore”. L’uomo non può vedere Dio, può solo (per dono di Dio) parlare con lui, o meglio, accogliere Dio che parla con lui. E questo parlare, questo accogliere Dio che parla trasforma: porta splendore al tuo volto/persona.

Il popolo vede nello splendore del volto di Mosè la presenza stessa di Dio, “ed ebbero timore di avvicinarsi a lui”, ma poi “si avvicinò il popolo … “. E Mosè raggiante [i raggi nella pittura scultura sono diventati “corna”] parlava al popolo con le parole che aveva ricevute da Dio.

L’autore annota: “Quando Mosè ebbe finito di parlare al popolo, si pose un velo sul viso”. Dunque, mentre Mosè parla e dice le parole di Dio, il suo volto splende perché riflette il Dio che parla; quando termina di parlare, si pone un velo sul viso (diventa uno come tutti). Ma quando entra nella tenda del convegno per parlare con Dio, si toglie quel velo …

In conclusione. Quando Mosè parla con Dio e riferisce al popolo le parole di Dio, allora il suo volto spende. Terminato di riferire le parole di Dio, si mette il velo. L’autore tace il perché di questo mutamento. Si può ritenere che l’autore voglia soltanto comunicare la “funzione” di Mosè, identificandola in colui che ascolta e riferisce. E quando fa questo, ha in sé (e tutti lo vedono) lo splendore di Dio. [Possiamo leggere quello che dice Paolo: vedi 2 Corinzi 3,7-18]