Osserva dunque ciò che oggi io ti comando

Mag 17, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Esodo 34,10-28

Il Signore disse: «Ecco, io stabilisco un’alleanza: in presenza di tutto il tuo popolo io farò meraviglie, quali non furono mai compiute in nessuna terra e in nessuna nazione: tutto il popolo in mezzo al quale ti trovi vedrà l’opera del Signore, perché terribile è quanto io sto per fare con te.
11Osserva dunque ciò che io oggi ti comando. Ecco, io scaccerò davanti a te l’Amorreo, il Cananeo, l’Ittita, il Perizzita, l’Eveo e il Gebuseo. 12Guàrdati bene dal far alleanza con gli abitanti della terra nella quale stai per entrare, perché ciò non diventi una trappola in mezzo a te. 13Anzi distruggerete i loro altari, farete a pezzi le loro stele e taglierete i loro pali sacri. 14Tu non devi prostrarti ad altro dio, perché il Signore si chiama Geloso: egli è un Dio geloso. 15Non fare alleanza con gli abitanti di quella terra, altrimenti, quando si prostituiranno ai loro dèi e faranno sacrifici ai loro dèi, inviteranno anche te: tu allora mangeresti del loro sacrificio. 16Non prendere per mogli dei tuoi figli le loro figlie, altrimenti, quando esse si prostituiranno ai loro dèi, indurrebbero anche i tuoi figli a prostituirsi ai loro dèi.
17Non ti farai un dio di metallo fuso.
18Osserverai la festa degli Azzimi. Per sette giorni mangerai pane azzimo, come ti ho comandato, nel tempo stabilito del mese di Abìb: perché nel mese di Abìb sei uscito dall’Egitto.
19Ogni essere che nasce per primo dal seno materno è mio: ogni tuo capo di bestiame maschio, primo parto del bestiame grosso e minuto. 20Riscatterai il primo parto dell’asino mediante un capo di bestiame minuto e, se non lo vorrai riscattare, gli spaccherai la nuca. Ogni primogenito dei tuoi figli lo dovrai riscattare.
Nessuno venga davanti a me a mani vuote.
21Per sei giorni lavorerai, ma nel settimo riposerai; dovrai riposare anche nel tempo dell’aratura e della mietitura.
22Celebrerai anche la festa delle Settimane, la festa cioè delle primizie della mietitura del frumento, e la festa del raccolto al volgere dell’anno.
23Tre volte all’anno ogni tuo maschio compaia alla presenza del Signore Dio, Dio d’Israele. 24Perché io scaccerò le nazioni davanti a te e allargherò i tuoi confini; così quando tu, tre volte all’anno, salirai per comparire alla presenza del Signore tuo Dio, nessuno potrà desiderare di invadere la tua terra.
25Non sacrificherai con pane lievitato il sangue della mia vittima sacrificale; la vittima sacrificale della festa di Pasqua non dovrà restare fino al mattino.
26Porterai alla casa del Signore, tuo Dio, il meglio delle primizie della tua terra.
Non cuocerai un capretto nel latte di sua madre».
27Il Signore disse a Mosè: «Scrivi queste parole, perché sulla base di queste parole io ho stabilito un’alleanza con te e con Israele».
28Mosè rimase con il Signore quaranta giorni e quaranta notti, senza mangiar pane e senza bere acqua. Egli scrisse sulle tavole le parole dell’alleanza, le dieci parole.

 

La risposta del Signore alla preghiera di intercessione di Mosè si manifesta non solo nel dono ineffabile di una teofania, ma anche nel perdono incondizionato al popolo; era questo l’oggetto dell’appassionata preghiera di Mosè. La narrazione del perdono di Dio è articolata in due gesti: il rinnovamento dell’alleanza e lo splendore del volto di Mosè (si vedrà domani).

“Ecco, io stabilisco un’alleanza”. È Dio che in modo autonomo stabilisce l’alleanza. Alleanza che si concreta in un gesto meraviglioso, a dire: sarà lui e soltanto lui a compierlo! “Terribile è ciò che io sto per fare con te”. La parola terribile non significa orrenda o brutta, ma qualcosa che desta stupore e ammirazione, qualcosa che ti fa dire: qui c’è la mano di Dio, questa è una sua opera.

Ebbene, il gesto terribile/meraviglioso di Dio è la cacciata dei sei popoli che abitano la Terra [Perché sei e non sette? Perché l’opera sarà compiuta (sette) solo quando tu osserverai i miei comandamenti]

Cosa comporta l’alleanza per il popolo? “. Comporta l’osservanza dei comandamenti, il primo dei quali è “non avrai altro dio di fronte a me”. Ma, poiché sei di testa dura (qui è detto che ti lasci facilmente affascinare e abbindolare da altri dèi), allora io ti chiedo di distruggere altari, immagini ecc. di altri dèi: questa è la parte negativa del comando. Quella positiva, cioè quello che veramente Dio vuol da te, è: “non fare alleanza con gli abitanti di quella terra, altrimenti … (Tu cederesti su tutto il resto, trascinato dalle mogli straniere che sono più forti di te. Quindi, non sposarle! In altri testi leggiamo invece che era uso o permesso sposarle).

L’autore, proprio perché si tratta di una alleanza che prevede l’obbedienza dei comandi, aggiunge altri comandi che noi abbiamo già considerato…

Si passa poi dal complesso legislativo alla conclusione dell’intero brano. Innanzitutto, c’è un comando di Dio a Mosè: “Scrivi queste parole, perché sulla base di queste parole io ho stabilito un’alleanza con te e con Israele.” C’è stato un impegno di Dio, e ora c’è un impegno del popolo, mediato da Mosè: lo scritto vuole sottolineare la presa d’impegno, ma anche l’importanza e l’autorità di Mosè; vuole sottolineare anche la concretezza della volontà di Dio nella vita concreta. [Potremmo dire: la volontà di Dio “è” … queste parole. Mai si potrà sganciare la volontà di Dio dalle sue parole]

 

Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso

Mag 16, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Esodo 34,1-9

Il Signore disse a Mosè: «Taglia due tavole di pietra come le prime. Io scriverò su queste tavole le parole che erano sulle tavole di prima, che hai spezzato. 2Tieniti pronto per domani mattina: domani mattina salirai sul monte Sinai e rimarrai lassù per me in cima al monte. 3Nessuno salga con te e non si veda nessuno su tutto il monte; neppure greggi o armenti vengano a pascolare davanti a questo monte». 4Mosè tagliò due tavole di pietra come le prime; si alzò di buon mattino e salì sul monte Sinai, come il Signore gli aveva comandato, con le due tavole di pietra in mano.
5Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. 6Il Signore passò davanti a lui, proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà, 7che conserva il suo amore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione, che castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione». 8Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. 9Disse: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervice, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’ di noi la tua eredità».

Il Signore disse a Mosè: «Taglia due tavole di pietra come le prime». Tutto ricomincia! Certamente in modo nuovo, ma nuovo è soltanto lo spirito. Mosè aveva distrutto le due tavole, ora deve farle allo stesso modo (“come le prime”).

Sarà il Signore stesso a scrivere (“io scriverò”) le parole che erano sulle prime. Senza pensare a un Dio scrittore, l’autore vuole dirci che il Signore non ha cambiato idea! Le parole “dette” non sono perdute, anzi, ora vengono “scritte”; e quindi rimangono e rimarranno!

Il Signore chiama (non è la prima volta!) Mosè “sul monte”, e … solo lui! “Domani mattina salirai sul monte Sinai e rimarrai lassù per me in cima la monte”.  È bella questa espressione: “starai là per/con me”: segno di accoglienza e intimità. L’ascolto diventa vero e fecondo non solo per sé, ma per il popolo tutto.

Ma perché ci sia incontro occorre che il Signore “scenda”. Certo, è lui stesso che scende, ma come nascosto/manifestato nel segno della “nube”. Ad ogni modo, si può e si deve dire che “il Signore stette là con/per lui (Mosè)”. Si ha un incontro vero perché i due stanno là (sul monte) l’uno per/con l’altro.

“Il Signore passò davanti a lui e proclamò”. È un incontro non statico, ma vivo: è quel “passare davanti”, è quelle “spalle” (vedi ieri) In questo “passaggio” risuona una parola: la prima parola è del Signore stesso. È una proclamazione fatta dal Signore, è una autorivelazione: dice quello che lui è, dice il suo nome, dice sé stesso.

Siamo di fronte alla rivelazione più completa e più profonda del Dio dell’Antico Testamento. Viene chiamata la formula della grazia: “Dio misericordioso e benevolo, lento all’ira e ricco di amore e fedeltà”. E poi Dio si auto commenta entrando nella vita e nella storia delle persone: (Dio che) conserva il suo amore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione/peccato (cioè, ogni tipo di peccato), che non lascia senza punizione … fino alla terza e quarta generazione”. Sintetizzando: Dio ama sempre, anche quando nella storia e nelle situazioni concrete punisce/corregge. L’amore di Dio, proprio perché è amore senza misura, non sopporta il male: non lo distrugge ma lo vuole cambiare con una correzione misurata (tre/quattro generazioni).

Mosè si sente del tutto unito al suo popolo. Vede che la storia di questo suo popolo si è incanalata nel peccato (vitello d’oro) e intercede: “Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervice, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’ di noi la tua eredità».

Hai trovato grazia ai miei occhi

Mag 15, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Esodo 33,12-23
Mosè disse al Signore: «Vedi, tu mi ordini: “Fa’ salire questo popolo”, ma non mi hai indicato chi manderai con me; eppure hai detto: “Ti ho conosciuto per nome, anzi hai trovato grazia ai miei occhi”. 
13Ora, se davvero ho trovato grazia ai tuoi occhi, indicami la tua via, così che io ti conosca e trovi grazia ai tuoi occhi; considera che questa nazione è il tuo popolo». 14Rispose: «Il mio volto camminerà con voi e ti darò riposo». 15Riprese: «Se il tuo volto non camminerà con noi, non farci salire di qui. 16Come si saprà dunque che ho trovato grazia ai tuoi occhi, io e il tuo popolo, se non nel fatto che tu cammini con noi? Così saremo distinti, io e il tuo popolo, da tutti i popoli che sono sulla faccia della terra».
17Disse il Signore a Mosè: «Anche quanto hai detto io farò, perché hai trovato grazia ai miei occhi e ti ho conosciuto per nome». 18Gli disse: «Mostrami la tua gloria!». 19Rispose: «Farò passare davanti a te tutta la mia bontà e proclamerò il mio nome, Signore, davanti a te. A chi vorrò far grazia farò grazia e di chi vorrò aver misericordia avrò misericordia». 20Soggiunse: «Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo». 21Aggiunse il Signore: «Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la rupe: 22quando passerà la mia gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano, finché non sarò passato. 23Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non si può vedere».

 

Dio aveva detto: “manderò … davanti a te un angelo”. Mosè obietta e puntualizza: “non mi hai indicato chi manderai … con me”. Davanti a te” e “con me” … non sono la stessa cosa! Continua Mosé: Io ho trovato grazia ai tuoi occhi, mi hai dato fiducia. Ma, che ne è del “tuo” popolo?

Nasce un dialogo tra Dio e Mosè non facilmente comprensibile, anche solo dal punto di vista letterario. Provo (se ho capito qualcosa!) a dipanarlo …   a) Dio aveva assicurato a Mosè: “manderò davanti a te un angelo … ma io non verrò in mezzo a te (popolo) perché sei di dura cervice”. b) Mosè dice: non ci basta un angelo! c) Continua: tu (Dio) mi hai conosciuto, amato e scelto. E che ne è di questo tuo popolo che è di dura cervice? d) Mosè non vuole distaccarsi dal suo popolo, ma vuole che nemmeno Dio si distacchi. e) Dice:“Come si saprà che ho trovato grazia ai tuoi occhi, io e il tuo popolo, se non nel fatto che tu cammini con noi? [Notiamo le due espressioni “io e il tuo popolo” e “noi”] f) Dio conclude così: “Anche quanto hai detto io farò, perché hai trovato grazia ai miei occhi e ti ho conosciuto per nome”. Dio lega nuovamente il popolo a Mosè.

Dunque, dice Mosè, “chi manderai con me?”. Risponde il Signore: “Il mio volto camminerà con voi”, cioè … “Io stesso”. E’ proprio da questo che si mostra la “distinzione” tra noi e i popoli, commenta Mosè. E’ la tua presenza, il tuo camminare con noi che ci rende “diversi” dai popoli.

Il fatto che Dio abbia ascoltato Mosè … provoca Mosè a domandare: “Mostrami la tua gloria”. In altre parole: Mostra quello che sei, fatti pienamente presente in mezzo a noi. Lo sto mostrando, sembra dire il Signore, e te lo dico così: ““A chi vorrò far grazia farò grazia e di chi vorrò aver misericordia avrò misericordia”. Come dire: uno vede la mia gloria, quando fa esperienza della mia grazia e della mia misericordia. Dio si nasconde e nello stesso tempo si rivela nel fatto della sua bontà, della sua grazia e della sua misericordia (sono “il nome” di Dio). Queste parole, meglio, questi gesti sono … “le spalle di Dio”, sono “il nome” di Dio. E che spalle! E che Nome!

Per fare questa esperienza di misericordia bisogna stare “sopra la rupe, in un luogo vicino a me”. Da un lato, sperimentare buio “nella cavità della rupe” e dall’altro vedere “il passaggio di Dio” o “le spalle” di Dio. In un certo senso, il Signore “mostra la sua gloria” nell’atto e nel fatto che “passa davanti e cammina col suo popolo”; mostra la sua gloria nel nell’atto e nel fatto che “fa grazia e misericordia”. Son queste “le sue spalle” o “il suo volto” o “il suo Nome”! Puoi vedere e fare esperienza soltanto (!!) degli effetti prodigiosi del suo passaggio: bontà, grazia, misericordia …  [Noi vediamo il volto di Dio “nel passaggio di misericordia” che è il suo Figlio, Cristo Gesù]

Io non verrò in mezzo a te

Mag 14, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Esodo 33,1-11

Il Signore parlò a Mosè: «Su, sali di qui tu e il popolo che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto, verso la terra che ho promesso con giuramento ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe, dicendo: “La darò alla tua discendenza”. 2Manderò davanti a te un angelo e scaccerò il Cananeo, l’Amorreo, l’Ittita, il Perizzita, l’Eveo e il Gebuseo. 3Va’ pure verso la terra dove scorrono latte e miele. Ma io non verrò in mezzo a te, per non doverti sterminare lungo il cammino, perché tu sei un popolo di dura cervice». 4Il popolo udì questa triste notizia e tutti fecero lutto: nessuno più indossò i suoi ornamenti.
5Il Signore disse a Mosè: «Riferisci agli Israeliti: “Voi siete un popolo di dura cervice; se per un momento io venissi in mezzo a te, io ti sterminerei. Ora togliti i tuoi ornamenti, così saprò che cosa dovrò farti”». 6Gli Israeliti si spogliarono dei loro ornamenti dal monte Oreb in poi.
7Mosè prendeva la tenda e la piantava fuori dell’accampamento, a una certa distanza dall’accampamento, e l’aveva chiamata tenda del convegno; appunto a questa tenda del convegno, posta fuori dell’accampamento, si recava chiunque volesse consultare il Signore. 8Quando Mosè usciva per recarsi alla tenda, tutto il popolo si alzava in piedi, stando ciascuno all’ingresso della sua tenda: seguivano con lo sguardo Mosè, finché non fosse entrato nella tenda. 9Quando Mosè entrava nella tenda, scendeva la colonna di nube e restava all’ingresso della tenda, e parlava con Mosè. 10Tutto il popolo vedeva la colonna di nube, che stava all’ingresso della tenda, e tutti si alzavano e si prostravano ciascuno all’ingresso della propria tenda. 11Il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come uno parla con il proprio amico. Poi questi tornava nell’accampamento, mentre il suo inserviente, il giovane Giosuè figlio di Nun, non si allontanava dall’interno della tenda.

 

“Il popolo udì questa triste notizia e tutti fecero lutto”. Di che “notizia cattiva” si tratta?

Il Signore manterrà la sua promessa e il suo giuramento di liberare il popolo dalla schiavitù e di portarlo nella Terra, cacciando tutti i nemici. Ma … non carminerà con loro (lett.: “non salirò con te”) per non doverli sterminare, dal momento che “essi sono di dura cervice”. Si verifica come una “distanza”, se non addirittura “distacco”. La presenza di un “angelo” accompagnatore è da intendersi in modo positivo, ma segna anche una qualche distanza.

Il popolo fece lutto. E cioè si tolse di dosso tutto quello che poteva ancora richiamare gli idoli, le magie, i segni del tradimento del vero e unico Dio.

Abbiamo, poi, un’inserzione di commento riguardo a Mosè nel suo rapporto col popolo. [i verbi sono all’imperfetto: “Mosè prendeva, usciva, parlava …” a indicare un modo d’essere presente e ripetitivo per tutto il viaggio]. Tutto è segnato da una qualche distanza, anche per quanto riguarda Mosè nei confronti del popolo.

Sembra che faccia tutto Mosè e tutto si riferisca al rapporto suo con Dio! Piantava la tenda “fuori dell’accampamento …e  la chiamava tenda del convegno”, evidentemente di Dio con lui! Chi del popolo, poi, voleva “consultare il Signore” (in realtà si andava da Mosè) doveva “uscire dall’accampamento”. E quando Mosè “usciva per recarsi alla tenda, tutto il popolo si alzava in piedi … seguivano con lo sguardo Mosè, finché non fosse entrato nella tenda”.

Ma le parole più importanti e significative sono queste: “Quando Mosè entrava nella tenda, scendeva la colonna di nube e restava all’ingresso della tenda, e parlava con Mosè. Tutto il popolo vedeva la colonna di nube, che stava all’ingresso della tenda, e tutti si alzavano e si prostravano ciascuno all’ingresso della propria tenda”.

Il testo seguente sottolinea il rapporto nuovo e vero del Signore con Mosè: “Il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come uno parla con il proprio amico”. Non è che Mosè vedesse la faccia del Signore, ma semplicemente parlava col Signore, e parlava in modo fiducioso, quasi audace, come si fa con un amico. È un parlare senza intermediari, un parlare intimo, interiore. Il testo non sottolinea la visione ma, ancora una volta, la parola. Tenda del convegno, dunque, viene a significare tenda della parola.

Giosuè, qui detto “inserviente”, rimane nella tenda come custode, quasi a rappresentare un popolo diverso, pacificato col Signore, avendone ottenuto il perdono.

L’ira di Mosè si accese

Mag 13, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Esodo 32,15-35

Mosè si voltò e scese dal monte con in mano le due tavole della Testimonianza, tavole scritte sui due lati, da una parte e dall’altra. 16Le tavole erano opera di Dio, la scrittura era scrittura di Dio, scolpita sulle tavole.
17Giosuè sentì il rumore del popolo che urlava e disse a Mosè: «C’è rumore di battaglia nell’accampamento». 18Ma rispose Mosè:
«Non è il grido di chi canta: “Vittoria!”.
Non è il grido di chi canta: “Disfatta!”.
Il grido di chi canta a due cori io sento».
19Quando si fu avvicinato all’accampamento, vide il vitello e le danze. Allora l’ira di Mosè si accese: egli scagliò dalle mani le tavole, spezzandole ai piedi della montagna. 20Poi afferrò il vitello che avevano fatto, lo bruciò nel fuoco, lo frantumò fino a ridurlo in polvere, ne sparse la polvere nell’acqua e la fece bere agli Israeliti.
21Mosè disse ad Aronne: «Che cosa ti ha fatto questo popolo, perché tu l’abbia gravato di un peccato così grande?». 22Aronne rispose: «Non si accenda l’ira del mio signore; tu stesso sai che questo popolo è incline al male. 23Mi dissero: “Fa’ per noi un dio che cammini alla nostra testa, perché a Mosè, quell’uomo che ci ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto”. 24Allora io dissi: “Chi ha dell’oro? Toglietevelo!”. Essi me lo hanno dato; io l’ho gettato nel fuoco e ne è uscito questo vitello».
25Mosè vide che il popolo non aveva più freno, perché Aronne gli aveva tolto ogni freno, così da farne oggetto di derisione per i loro avversari. 26Mosè si pose alla porta dell’accampamento e disse: «Chi sta con il Signore, venga da me!». Gli si raccolsero intorno tutti i figli di Levi. 27Disse loro: «Dice il Signore, il Dio d’Israele: “Ciascuno di voi tenga la spada al fianco. Passate e ripassate nell’accampamento da una porta all’altra: uccida ognuno il proprio fratello, ognuno il proprio amico, ognuno il proprio vicino”». 28I figli di Levi agirono secondo il comando di Mosè e in quel giorno perirono circa tremila uomini del popolo. 29Allora Mosè disse: «Ricevete oggi l’investitura dal Signore; ciascuno di voi è stato contro suo figlio e contro suo fratello, perché oggi egli vi accordasse benedizione».
30Il giorno dopo Mosè disse al popolo: «Voi avete commesso un grande peccato; ora salirò verso il Signore: forse otterrò il perdono della vostra colpa». 31Mosè ritornò dal Signore e disse: «Questo popolo ha commesso un grande peccato: si sono fatti un dio d’oro. 32Ma ora, se tu perdonassi il loro peccato… Altrimenti, cancellami dal tuo libro che hai scritto!». 33Il Signore disse a Mosè: «Io cancellerò dal mio libro colui che ha peccato contro di me. 34Ora va’, conduci il popolo là dove io ti ho detto. Ecco, il mio angelo ti precederà; nel giorno della mia visita li punirò per il loro peccato».
35Il Signore colpì il popolo, perché aveva fatto il vitello fabbricato da Aronne.

[Mosè sa, perché il Signore glielo ha detto, che il popolo si è allontanato, ma non ha fatto ancora esperienza di questo fatto]

Quindi … “Mosè si voltò e scese dal monte con in mano le due tavole della Testimonianza, tavole scritte sui due lati, da una parte e dall’altra. Le tavole erano opera di Dio, la scrittura era scrittura di Dio, scolpita sulle tavole”. Il “voltarsi (da Dio)” di Mosè prelude a qualcosa di poco bello! Eppure, il narratore descrive con dolcezza e amore la scena. Mosè ha “in mano le due tavole della Testimonianza”. La Legge, l’Alleanza, la Testimonianza sono un dono che Mosè ha ricevuto, accolto, in un certo senso, posseduto (infatti l’ha “in mano”). Si tratta di una “scrittura”, cioè di un dato “definito e compiuto”. Ed è “scrittura di Dio”: è Dio stesso che ha definito e compiuto questo dato. Le parole ivi scritte sono veramente parola di Dio. C’è totalità e pienezza in questo dono.

Avvicinandosi all’accampamento, Mosè ode un clamore forte. Questo clamore non indica una vittoria o una disfatta, ma una … “oppressione/degradazione”. La festosa liturgia davanti al vitello d’oro di fatto celebra il ritorno alla schiavitù egiziana. Mosè “sente” che il suo popolo è tornato indietro, in Egitto. “Allora l’ira di Mosè si accese: egli scagliò dalle mani le tavole, spezzandole ai piedi della montagna. Poi afferrò il vitello che avevano fatto, lo bruciò nel fuoco, lo frantumò fino a ridurlo in polvere, ne sparse la polvere nell’acqua e la fece bere agli Israeliti.” [E’ difficile il concreto realizzarsi di questo fatto e soprattuto del seguito, che ha invece un valore simbolico] La sostanza è che c’è una incompatibilità assoluta tra le “tavole fatte da Dio” e il vitello d’oro fatto dall’uomo, per cui è la stessa erezione del vitello che distrugge le tavole. E il popolo ne è pienamente responsabile, come dimostra il dover “bere”la polvere del vitello frantumato nell’acqua.

“Mosè vide che il popolo non aveva più freno, perché Aronne gli aveva tolto ogni freno”. Questa affermazione segna un momento drammatico: è la morte di un popolo, e il gesto di uccisione che segue lo mostra drammaticamente. Il popolo appare spaccato in due: Mosè col Signore da una parte e Aronne col popolo dall’altra. Si ha un vero e proprio “giudizio”: Mosè, infatti, si pone alla “porta” dell’accampamento [La porta indica il luogo del giudizio e quindi delle decisioni] Per mano dei figli di Levi (è la tribù di Mosè) vengono uccisi “tremila uomini del popolo”. Gli idolatri ricevono morte, mentre gli operatori di morte (i leviti) ricevono benedizione.

Come sempre dobbiamo chiederci non cosa è successo e se veramente è successo (non abbiamo alcun elemento per decidere in un senso o nell’altro, se non che … così è scritto). Dobbiamo chiederci, invece, cosa ci vuol dire questo testo, cioè quale è l’intenzione del narratore e quindi dello Spirito. Non solo in questo caso, ma in tanti altri simili (e sono moltissimi nella Scrittura) ci viene insegnato: a) allontanarsi dal Signore ti pone nell’orizzonte e nelle maglie della morte; b) non è mai la diretta uccisione dell’idolatra ciò che vuole il Signore. Il Signore misericordioso vuole la tua conversione, lui che “non gode della morte dell’empio”. Quindi, chi uccide mettendosi dalla parte di Dio fa esattamente quello che Dio non vuole. Il testo, dunque, vuole mostrare/insegnare la forza mortifera del peccato, e non la necessità di uccidere il peccatore.

A conferma di tutto questo (che cioè Mosè non è un macellaio!) è scritto che lui sale sul monte a … “scusare” il popolo, chiedendo il perdono! Il Signore risponde che perdonerà, ma non mancherà di punire/correggere. Non si può entrare nella Terra se Dio non punisce/corregge. Se (e quanto è vero, e vero anche per noi), se il popolo è di “dura cervice”, qualche colpetto deve pure aspettarselo! Se no, non si entra nella terra/salvezza: piano piano si va e si resta nella morte “vera” o morte “seconda” … che non è quella fisica.

Domenica 12 Maggio 2024 – Ascensione del Signore – Anno B

Mag 12, 2024 | Postato da Francesca Ospitali - Accompagnamento quotidiano

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ANTIFONA DI INGRESSO:

Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?
Come l’avete visto salire al cielo,
così il Signore verrà. Alleluia. (Cf. At 1,11)

 

PRIMA LETTURA

Dagli Atti degli Apostoli (At 1,1-11)
Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo.
Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo».
Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra».
Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand’ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».
Parola di Dio

Salmo responsoriale: Sal 46

Ascende il Signore tra canti di gioia.

Popoli tutti, battete le mani!
Acclamate Dio con grida di gioia,
perché terribile è il Signore, l’Altissimo,
grande re su tutta la terra.

Ascende Dio tra le acclamazioni,
il Signore al suono di tromba.
Cantate inni a Dio, cantate inni,
cantate inni al nostro re, cantate inni.

Perché Dio è re di tutta la terra,
cantate inni con arte.
Dio regna sulle genti,
Dio siede sul suo trono santo.

.

SECONDA LETTURA: Dalla lettera di San Paolo Apostolo agli Efesini  (Ef 4,1-13)

Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell’amore, avendo a cuore di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace.
Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti.
A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo è detto: «Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini». Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose.
Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo.
Parola di Dio

Alleluja, Alleluja

Andate e fate discepoli tutti i popoli, dice il Signore.
Ecco, io sono con voi tutti i giorni,
fino alla fine del mondo.

Alleluja

VANGELO

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 16,15-20)

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio.
Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.
Parola del Signore

Vedendo che Mosè tardava a scendere dal monte

Mag 11, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Esodo 32,1-14

Il popolo, vedendo che Mosè tardava a scendere dal monte, fece ressa intorno ad Aronne e gli disse: «Fa’ per noi un dio che cammini alla nostra testa, perché a Mosè, quell’uomo che ci ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto». 2Aronne rispose loro: «Togliete i pendenti d’oro che hanno agli orecchi le vostre mogli, i vostri figli e le vostre figlie e portateli a me». 3Tutto il popolo tolse i pendenti che ciascuno aveva agli orecchi e li portò ad Aronne. 4Egli li ricevette dalle loro mani, li fece fondere in una forma e ne modellò un vitello di metallo fuso. Allora dissero: «Ecco il tuo Dio, o Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto!». 5Ciò vedendo, Aronne costruì un altare davanti al vitello e proclamò: «Domani sarà festa in onore del Signore». 6Il giorno dopo si alzarono presto, offrirono olocausti e presentarono sacrifici di comunione. Il popolo sedette per mangiare e bere, poi si alzò per darsi al divertimento.
7Allora il Signore disse a Mosè: «Va’, scendi, perché il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto, si è pervertito. 8Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato! Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: “Ecco il tuo Dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto”». 9Il Signore disse inoltre a Mosè: «Ho osservato questo popolo: ecco, è un popolo dalla dura cervice. 10Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li divori. Di te invece farò una grande nazione».
11Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: «Perché, Signore, si accenderà la tua ira contro il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto con grande forza e con mano potente? 12Perché dovranno dire gli Egiziani: “Con malizia li ha fatti uscire, per farli perire tra le montagne e farli sparire dalla terra”? Desisti dall’ardore della tua ira e abbandona il proposito di fare del male al tuo popolo. 13Ricòrdati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: “Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo, e tutta questa terra, di cui ho parlato, la darò ai tuoi discendenti e la possederanno per sempre”».
14Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.

All’interno della lunga sequenza riguardante le direttive divine circa la costruzione del Santuario (25,1-31,18) e la sua realizzazione (35,1-40,38), proprio nel momento del passaggio dalla rivelazione all’attuazione, si stagliano possenti i testi di Esodo 32-34, che apparentemente interrompono il filo della narrazione, ma che in realtà ne esprimono l’autentica chiave di lettura; con essi l’autore biblico ci conduce nel cuore stesso dell’esodo.

Mosè, sul monte in dialogo con Dio, è il cuore o la fonte di tutta la rivelazione. Ma …”sta là, sul monte”; e il popolo … sta “ai piedi del monte”. Il popolo avverte e giudica questi quaranta giorni come assenza di Mosè. Pertanto, se Mosè non scende più dal monte, chi sarà a camminare con Israele? C’è l’urgenza di una guida.

Può essere questo il pensiero del popolo e di Aronne. Ma vediamo i fatti drammatici come si svolgono. Il popolo si riunì attorno ad Aronne e gli disse: “Alzati, fa per noi un dio (nel senso di una divinità o essere potente) che cammini davanti a noi”. Come ha fatto Mosè fino ad ora: … quel Mosè che ora non c’è più! Non c’è vera e cosciente apostasia in questa richiesta; se mai, la triste consapevolezza che è finita una storia, e cioè il rapporto con Mosè (e anche col suo Dio?). C’è bisogno di un segno, di una immagine, di un “qualcosa/qualcuno” di tangibile e mobile che sostituisca Mosè (e anche il suo Dio?).

Aronne si fa portare l’oro che il popolo aveva addosso. È come che chieda una purificazione? I pendenti, infatti, possono essere intesi come amuleti. Con l’oro ricevuto, egli “fa/forma un vitello di metallo fuso”. Significativa (forte ma ambigua e inquietante) è la reazione del popolo: “Ecco il tuo Dio, o Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto”. Il vitello d’oro, fatto da mani d’uomo, è diventato il “tuo Dio”, addirittura quel Dio “che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto”. Dunque, abbiamo un dio senza Mosè, con un vitello fatto da mani d’uomo al posto di Mosè. Un dio “prodotto” e non il Dio “rivelato”. Un dio alle tue dipendenze e che devi trasportare, e non il Dio che cammina davanti a te, ti guida e ti trasporta.

La posizione di Aronne. Il testo dice: “E vide Aronne e costruì un altare … “. Aronne (a mio parere) cerca di raddrizzare le cose nel senso dell’alleanza appena celebrata. Costruisce un “altare davanti al vitello”, ma – aggiunge subito – “domani sarà festa in onore del Signore”. Dicendo “festa per il Signore (YHWH)”, Aronne vuole riportare tutto quello che sta succedendo … dentro alla fede nel Signore (IHWH), cioè nel Dio unico di Israele. I sacrifici che vengono celebrati sono: olocausto e comunione. Il “sacrificio di comunione” apre, come è presso tanti popoli, ad un banchetto festoso che finisce nella danza/divertimento.

La posizione del Signore (YHWH). “Va’, scendi, perché il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dalla terra d’Egitto, ha commesso una grave colpa.” E poi spiega in quale “colpa” è caduto il popolo: “Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che avevo loro indicato”, cioè “si sono fatti un vitello di metallo fuso”; infine “gli si sono prostrati innanzi, gli hanno offerto sacrifici”. Al termine di tutto, viene la solenne proclamazione: “Ecco il tuo Dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto.”. Vitello d’oro e Signore, prima, sono confusi; poi il vitello prende il posto del Signore! Il Dio d’Israele, il Liberatore legge questa drammatica e brutta faccenda … in modo opposto a quello che pensava il popolo e anche Aronne. Per cui, il Signore vuole e decide di allontanare da sé (il testo parla di “ira”) il popolo che è “di dura cervice” (ribelle). “Di te invece farò una grande nazione.”

Preghiera di Mosè. C’è un gioco drammatico e curioso riguardo all’appartenenza di questo popolo: non si sa più a chi appartiene. Dio dice a Mosè: il tuo popolo! Di rimando Mosè dice a Dio: il tuo popolo! Dice, dunque, Mosè al Signore: Vuoi forse fare del male al tuo popolo? Cosa diranno gli Egiziani, quando vedranno che tu li ha fatti sparire! L’appello e l’appiglio cui si attacca Mosè è Abramo, Isacco, Giacobbe. In fondo … l’àncora di salvezza è Dio stesso! Sei tu che li hai chiamati, e hai fatto loro delle promesse, anzi, dei giuramenti!

“Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo”. Il male sarebbe stato l’allontanamento del popolo: questo, Dio non l’ha voluto e non l’ha fatto (la Scrittura si esprime così e dice che “Dio si pentì”); ma nemmeno ha messo una pietra sopra a quanto successo … [si vedrà domani]

Gli diede le due tavole della Testimonianza

Mag 10, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Esodo 31,1-18
Il Signore parlò a Mosè e gli disse: 
2«Vedi, ho chiamato per nome Besalèl, figlio di Urì, figlio di Cur, della tribù di Giuda. 3L’ho riempito dello spirito di Dio, perché abbia saggezza, intelligenza e scienza in ogni genere di lavoro, 4per ideare progetti da realizzare in oro, argento e bronzo, 5per intagliare le pietre da incastonare, per scolpire il legno ed eseguire ogni sorta di lavoro. 6Ed ecco, gli ho dato per compagno Ooliàb, figlio di Achisamàc, della tribù di Dan. Inoltre nel cuore di ogni artista ho infuso saggezza, perché possano eseguire quanto ti ho comandato: 7la tenda del convegno, l’arca della Testimonianza, il propiziatorio sopra di essa e tutti gli accessori della tenda; 8la tavola con i suoi accessori, il candelabro puro con i suoi accessori, l’altare dell’incenso 9e l’altare degli olocausti con tutti i suoi accessori, il bacino con il suo piedistallo; 10le vesti ornamentali, le vesti sacre del sacerdote Aronne e le vesti dei suoi figli per esercitare il sacerdozio; 11l’olio dell’unzione e l’incenso aromatico per il santuario. Essi eseguiranno quanto ti ho ordinato».
12Il Signore disse a Mosè: 13«Tu ora parla agli Israeliti e riferisci loro: “Osserverete attentamente i miei sabati, perché il sabato è un segno tra me e voi, di generazione in generazione, perché si sappia che io sono il Signore che vi santifica. 14Osserverete dunque il sabato, perché per voi è santo. Chi lo profanerà sia messo a morte; chiunque in quel giorno farà qualche lavoro, sia eliminato dal suo popolo. 15Per sei giorni si lavori, ma il settimo giorno vi sarà riposo assoluto, sacro al Signore. Chiunque farà un lavoro in giorno di sabato sia messo a morte. 16Gli Israeliti osserveranno il sabato, festeggiando il sabato nelle loro generazioni come un’alleanza perenne. 17Esso è un segno perenne fra me e gli Israeliti: infatti il Signore in sei giorni ha fatto il cielo e la terra, ma nel settimo ha cessato e ha preso respiro”».
18Quando il Signore ebbe finito di parlare con Mosè sul monte Sinai, gli diede le due tavole della Testimonianza, tavole di pietra, scritte dal dito di Dio.

Quante cose Dio ha comandato di fare, … per niente facili! L’autore conclude questa poderosa, meravigliosa operazione della Dimora e dintorni, dicendo che è Dio stesso che da “saggezza, intelligenza e scienza in ogni genere di lavoro”. In fondo, questi “artigiani/artisti” sono figure obbedienti. Il vero artista è colui che crea … contemplando altro o Altro!

C’è tanto da fare e non si da ancora l’avvio lavori? C’è un’ultima parola da dira da parte di Dio: il sabato, col comando di … “non fare” o “cessare”. “Osserverete attentamente i miei sabati, perché il sabato è un segno tra me e voi, di generazione in generazione, perché si sappia che io sono il Signore che vi santifica. Osserverete dunque il sabato, perché per voi è santo.”

La comunione del popolo con Dio si rivela anche nel fare le tante cose comandate, ma prima di tutto nel contemplare Colui che ha fatto veramente tutto, anche te stesso, liberandoti dal vuoto e dalla fatica della schiavitù. Questo tuo modo di fare – sembra dire Dio – non sarà capito dagli altri popoli. Lo capiamo solo … io e te: è un segno tutto nostro. Tu devi lavorare sei giorni, ma il settimo tienilo per contemplare ciò che io ho fatto per te: loda, ringrazia, fai festa con tutti, anche con gli animali.

[Traduco letteralmente la parte finale del versetto 17: “Nel settimo giorno il Signore sabbatò (cessò, fece festa) e respirò (alitò, cioè … visse/riposò)”. Il cessare di Dio non è un far niente, ma “respirare” e quindi prendere respiro/fiato per darlo, vivere per far vivere, riposare per dare riposo]

 

Epilogo.” Quando il Signore ebbe finito di parlare con Mosè sul monte Sinai, gli diede le due tavole della Testimonianza, tavole di pietra, scritte dal dito di Dio”. “Le dieci parole” e “le spiegazioni” sono, in fondo e nel profondo, il parlare di Dio con Mosè

Finito di parlare, Dio dà “le due tavole della Testimonianza, tavole di pietra, scritte dal dito di Dio.” Le tavole sono due, a indicare tutto quello che è stato detto, quindi, le “dieci parole” e le “spiegazioni” che Dio affida a Mosè. Le tavole sono “di pietra”, quindi, sono “forti”. Le tavole sono scritte dal “dito” di Dio. [Precedentemente era stato detto che erano scritte da Mosè]. Dito di Dio = potenza efficace di Dio. La Scrittura è potenza di Dio.

Quando per il censimento conterai uno a uno gli Israeliti

Mag 9, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Esodo 30,11-38
Il Signore parlò a Mosè e gli disse: 
12«Quando per il censimento conterai uno per uno gli Israeliti, all’atto del censimento ciascuno di essi pagherà al Signore il riscatto della sua vita, perché non li colpisca un flagello in occasione del loro censimento. 13Chiunque verrà sottoposto al censimento, pagherà un mezzo siclo, conforme al siclo del santuario, il siclo di venti ghera. Questo mezzo siclo sarà un’offerta prelevata in onore del Signore. 14Ogni persona sottoposta al censimento, dai venti anni in su, corrisponderà l’offerta prelevata per il Signore. 15Il ricco non darà di più e il povero non darà di meno di mezzo siclo, per soddisfare all’offerta prelevata per il Signore, a riscatto delle vostre vite. 16Prenderai il denaro espiatorio ricevuto dagli Israeliti e lo impiegherai per il servizio della tenda del convegno. Esso sarà per gli Israeliti come un memoriale davanti al Signore, per il riscatto delle vostre vite».
17Il Signore parlò a Mosè: 18«Farai per le abluzioni un bacino di bronzo con il piedistallo di bronzo; lo collocherai tra la tenda del convegno e l’altare e vi metterai acqua. 19Aronne e i suoi figli vi attingeranno per lavarsi le mani e i piedi. 20Quando entreranno nella tenda del convegno, faranno un’abluzione con l’acqua, perché non muoiano; così quando si avvicineranno all’altare per officiare, per bruciare un’offerta da consumare con il fuoco in onore del Signore, 21si laveranno le mani e i piedi e non moriranno. È una prescrizione rituale perenne per Aronne e per i suoi discendenti, in tutte le loro generazioni».
22Il Signore parlò a Mosè: 23«Procùrati balsami pregiati: mirra vergine per il peso di cinquecento sicli; cinnamòmo profumato, la metà, cioè duecentocinquanta sicli; canna aromatica, duecentocinquanta; 24cassia, cinquecento sicli, conformi al siclo del santuario; e un hin d’olio d’oliva. 25Ne farai l’olio per l’unzione sacra, un unguento composto secondo l’arte del profumiere: sarà l’olio per l’unzione sacra. 26Con esso ungerai la tenda del convegno, l’arca della Testimonianza, 27la tavola e tutti i suoi accessori, il candelabro con i suoi accessori, l’altare dell’incenso, 28l’altare degli olocausti e tutti i suoi accessori, il bacino con il suo piedistallo. 29Consacrerai queste cose, che diventeranno santissime: tutto quello che verrà a contatto con esse sarà santo.
30Ungerai anche Aronne e i suoi figli e li consacrerai, perché esercitino il mio sacerdozio. 31Agli Israeliti dirai: “Questo sarà per me l’olio dell’unzione sacra, di generazione in generazione. 32Non si dovrà versare sul corpo di nessun uomo e di simile a questo non ne dovrete fare: è una cosa santa e santa la dovrete ritenere. 33Chi ne farà di simile a questo o ne porrà sopra un uomo estraneo, sia eliminato dal suo popolo”».
34Il Signore disse a Mosè: «Procùrati balsami: storace, ònice, gàlbano e incenso puro: il tutto in parti uguali. 35Farai con essi un profumo da bruciare, una composizione aromatica secondo l’arte del profumiere, salata, pura e santa. 36Ne pesterai un poco riducendola in polvere minuta e ne metterai davanti alla Testimonianza, nella tenda del convegno, dove io ti darò convegno. Cosa santissima sarà da voi ritenuta. 37Non farete per vostro uso alcun profumo di composizione simile a quello che devi fare: lo riterrai una cosa santa in onore del Signore. 38Chi ne farà di simile, per sentirne il profumo, sia eliminato dal suo popolo».

 

Censimento. Si tratta del prelievo di un testatico per tutti i maschi da vent’anni in su. Tutti i popoli hanno la consuetudine del censimento. Per Israele, “all’atto del censimento ciascuno di essi pagherà al Signore il riscatto della sua vita”. E aggiunge “perché non li colpisca un flagello in occasione del loro censimento”.

Quattro cose sono da dire. Il prelievo va al Signore, concretamente alla cura della Dimora. Il prelievo è uguale per tutti, ricchi e poveri, a indicare l’uguaglianza. Il prelievo è il siclo del Santuario, che equivale a un pezzo d‘argento di circa 5 grammi. Infine, il prelievo è “a riscatto delle vostre vite”, in un certo senso, pagato al Signore al quale appartenete perché è lui che vi ha liberati dall’Egitto. [Per dramma o ironia, dopo la distruzione del Tempio 70 d.C., la tassa venne pagata … ai Romani!]

La conca di rame. Era un bacino di bronzo che serviva per le abluzioni di Aronne e dei suoi figli, prima della celebrazione nella Tenda del convegno o Santo o Santuario. Una colpa (il non purificarsi ritualmente) comportava la morte. [Di fatto non morì mai nessuno: la prescrizione era più un ammonimento che altro]

L’olio dell’unzione (detto anche sacro crisma). Deve provenire da balsami pregiati ed essere confezionato “con l’arte del profumiere”. A cosa serviva? Con esso ungerai la tenda del convegno, l’arca della Testimonianza, la tavola e tutti i suoi accessori, il candelabro con i suoi accessori, l’altare dell’incenso, l’altare degli olocausti e tutti i suoi accessori, il bacino con il suo piedistallo. “. Tutte questi oggetti “diventeranno cose santissime: tutto quello che verrà a contatto con esse sarà santo”. [Santissime. = appartengono solo al Signore, quanto all’uso] Dunque, l’unzione è una consacrazione con la finalità di un servizio: si ungono e si consacrano cose e persone, specie i sacerdoti per l’esercizio.

Infine, il profumo da bruciare. “Lo metterai davanti alla Testimonianza, nella tenda del convegno, dove io ti darò convegno. Cosa santissima sarà da voi ritenuta”.

Un’ultima considerazione che riguarda tutte queste operazioni. Qualsiasi “prodotto” per il culto, comandato con tanta precisione dal Signore, deve servire “solo per il Signore”. Quel prodotto, fatto in quel modo, non lo puoi adottare per altri usi. Possiamo dire che è un prodotto “confezionato” dalla parola di Dio e dall’obbedienza puntigliosa dell’operatore. Quindi, è di Dio e non tuo! Se vuoi qualcosa per te, te lo fai come vuoi tu e … non come ha voluto Dio!

Farai un altare sul quale bruciare l’incenso

Mag 8, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Esodo 30,1-10

Farai un altare sul quale bruciare l’incenso: lo farai di legno di acacia. 2Avrà un cubito di lunghezza e un cubito di larghezza: sarà quadrato; avrà due cubiti di altezza e i suoi corni costituiranno un solo pezzo con esso. 3Rivestirai d’oro puro il suo piano, i suoi lati, i suoi corni e gli farai intorno un bordo d’oro. 4Farai anche due anelli d’oro al di sotto del bordo, sui due fianchi, ponendoli cioè sui due lati opposti: serviranno per inserire le stanghe destinate a trasportarlo. 5Farai le stanghe di legno di acacia e le rivestirai d’oro. 6Porrai l’altare davanti al velo che nasconde l’arca della Testimonianza, di fronte al propiziatorio che è sopra la Testimonianza, dove io ti darò convegno. 7Aronne brucerà su di esso l’incenso aromatico: lo brucerà ogni mattina, quando riordinerà le lampade, 8e lo brucerà anche al tramonto, quando Aronne riempirà le lampade: incenso perenne davanti al Signore di generazione in generazione. 9Non vi offrirete sopra incenso illegittimo né olocausto né oblazione, né vi verserete libagione. 10Una volta all’anno Aronne compirà il rito espiatorio sui corni di esso: con il sangue del sacrificio espiatorio per il peccato compirà sopra di esso, una volta all’anno, il rito espiatorio di generazione in generazione. È cosa santissima per il Signore».

Un discorso più approfondito merita l’altare. Capiremo subito che oltre all’altare dell’olocausto (che sta al centro del recinto della Dimora e che è alla vista di tutti) c’è l’altare dell’incenso.

L’autore (senz’altro un sacerdote!) lo descrive minuziosamente. Intanto, la sua finalità: serve per “bruciare l’incenso”. E poi, la sua collocazione: “Porrai l’altare davanti al velo che nasconde l’arca della Testimonianza, di fronte al propiziatorio che è sopra la Testimonianza, dove io ti darò convegno.” E poi, la sua struttura: “Sarà quadrato, lungo e largo cinquanta centimetri, e alto un metro. Anche questo altare avrà un rialzamento agli angoli che fanno pensare a “quattro corni”.

Aronne brucerà su di esso l’incenso aromatico: lo brucerà ogni mattina, quando riordinerà le lampade, e lo brucerà anche al tramonto, quando Aronne riempirà le lampade: incenso perenne davanti al Signore di generazione in generazione”. Come c’è un olocausto perenne (“per sempre”), così c’è “un incenso perenne (per sempre) davanti al Signore di generazione in generazione”. [Incenso = preghiere]

Di questo altare, dei corni aspersi una volta all’anno dal sangue espiatorio si dice, come di altri oggetti, “è cosa santissima”. Vale a dire: appartiene a Dio totalmente. Guai a farne un uso diverso! [Santità = appartenenza]