Io ti darò convegno in quel luogo

Apr 29, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Esodo 25,10-30
10Faranno, dunque, un’arca di legno di acacia: avrà due cubiti e mezzo di lunghezza, un cubito e mezzo di larghezza, un cubito e mezzo di altezza. 11La rivestirai d’oro puro: dentro e fuori la rivestirai e le farai intorno un bordo d’oro. 12Fonderai per essa quattro anelli d’oro e li fisserai ai suoi quattro piedi: due anelli su di un lato e due anelli sull’altro. 13Farai stanghe di legno di acacia e le rivestirai d’oro. 14Introdurrai le stanghe negli anelli sui due lati dell’arca per trasportare con esse l’arca. 15Le stanghe dovranno rimanere negli anelli dell’arca: non verranno tolte di lì. 16Nell’arca collocherai la Testimonianza che io ti darò.
17Farai il propiziatorio, d’oro puro; avrà due cubiti e mezzo di lunghezza e un cubito e mezzo di larghezza. 18Farai due cherubini d’oro: li farai lavorati a martello sulle due estremità del propiziatorio. 19Fa’ un cherubino a una estremità e un cherubino all’altra estremità. Farete i cherubini alle due estremità del propiziatorio. 20I cherubini avranno le due ali spiegate verso l’alto, proteggendo con le ali il propiziatorio; saranno rivolti l’uno verso l’altro e le facce dei cherubini saranno rivolte verso il propiziatorio. 21Porrai il propiziatorio sulla parte superiore dell’arca e collocherai nell’arca la Testimonianza che io ti darò. 22Io ti darò convegno in quel luogo: parlerò con te da sopra il propiziatorio, in mezzo ai due cherubini che saranno sull’arca della Testimonianza, dandoti i miei ordini riguardo agli Israeliti.
23Farai una tavola di legno di acacia: avrà due cubiti di lunghezza, un cubito di larghezza, un cubito e mezzo di altezza. 24La rivestirai d’oro puro e le farai attorno un bordo d’oro. 25Le farai attorno una cornice di un palmo e farai un bordo d’oro per la cornice. 26Le farai quattro anelli d’oro e li fisserai ai quattro angoli, che costituiranno i suoi quattro piedi. 27Gli anelli saranno contigui alla cornice e serviranno a inserire le stanghe, destinate a trasportare la tavola. 28Farai le stanghe di legno di acacia e le rivestirai d’oro; con esse si trasporterà la tavola. 29Farai anche i suoi piatti, coppe, anfore e tazze per le libagioni: li farai d’oro puro. 30Sulla tavola collocherai i pani dell’offerta: saranno sempre alla mia presenza.

Prosegue, nel linguaggio, il futuro del verbo fare: “farai” o “faranno”.

“Faranno dunque un’arca di legno di acacia”. L’arca, col suo coperchio e i cherubini, è l’oggetto di culto più importante. Misura 125 centimetri di lunghezza e 75 di larghezza. L’arca dev’essere rivestita d’oro all’interno e all’esterno. È trasportabile con due stanghe, poiché deve essere pronta a partire in ogni momento. Nell’arca deve essere conservato il “documento dell’Alleanza” (probabilmente le tavole col Decalogo).

Il coperchio (o propiziatorio) ha le stesse misure dell’arca. Alle due estremità del coperchione “farai due cherubini (nella cultura religiosa del tempo sono esseri ibridi con testa umana e corpo animale)”. I cherubini sono come dei custodi della presenza di Dio. Il coperchio è la sede della presenza del Signore, che d’ora in poi vuol parlare con Mosè, là: “Io ti darò convegno in quel luogo; parlerò con te da sopra il propiziatorio, in mezzo ai due cherubini”.

Pani dell’esposizione. Stanno davanti all’arca. I pani vengono cambiati una volta alla settimana; solo i sacerdoti e le loro famiglie possono mangiare quei pani.

Domenica 28 Aprile 2024 – V Domenica di Pasqua – Anno B

Apr 28, 2024 | Postato da Francesca Ospitali - Accompagnamento quotidiano

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ANTIFONA DI INGRESSO:

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie;
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia. Alleluia. (Sal 97,1-2)

 

PRIMA LETTURA

Dagli Atti degli Apostoli (At 9,26-31)
In quei giorni, Saulo, venuto a Gerusalemme, cercava di unirsi ai discepoli, ma tutti avevano paura di lui, non credendo che fosse un discepolo.
Allora Bàrnaba lo prese con sé, lo condusse dagli apostoli e raccontò loro come, durante il viaggio, aveva visto il Signore che gli aveva parlato e come in Damasco aveva predicato con coraggio nel nome di Gesù. Così egli poté stare con loro e andava e veniva in Gerusalemme, predicando apertamente nel nome del Signore. Parlava e discuteva con quelli di lingua greca; ma questi tentavano di ucciderlo. Quando vennero a saperlo, i fratelli lo condussero a Cesarèa e lo fecero partire per Tarso.
La Chiesa era dunque in pace per tutta la Giudea, la Galilea e la Samarìa: si consolidava e camminava nel timore del Signore e, con il conforto dello Spirito Santo, cresceva di numero.
Parola di Dio

Salmo responsoriale: Sal 21

A te la mia lode, Signore, nella grande assemblea.

Scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano;
il vostro cuore viva per sempre!

Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra;
davanti a te si prostreranno
tutte le famiglie dei popoli.

A lui solo si prostreranno
quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere.

Ma io vivrò per lui,
lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
annunceranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
«Ecco l’opera del Signore!».

.

SECONDA LETTURA: Dalla Prima lettera di San Giovanni Apostolo  (1Gv 3,18-24)

Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità.
In questo conosceremo che siamo dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore, qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa.
Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito.
Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato
Parola di Dio

Alleluja, Alleluja

Rimanete in me e io in voi, dice il Signore,
chi rimane in me porta molto frutto.

Alleluja

VANGELO

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,1-8)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.
Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.
Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Parola del Signore

Ordina agli Israeliti che raccolgano una offerta per me

Apr 27, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Esodo 25,1-9

Il Signore parlò a Mosè dicendo: 2«Ordina agli Israeliti che raccolgano per me un contributo. Lo raccoglierete da chiunque sia generoso di cuore. 3Ed ecco che cosa raccoglierete da loro come contributo: oro, argento e bronzo, 4tessuti di porpora viola e rossa, di scarlatto, di bisso e di pelo di capra, 5pelle di montone tinta di rosso, pelle di tasso e legno di acacia, 6olio per l’illuminazione, balsami per l’olio dell’unzione e per l’incenso aromatico, 7pietre di ònice e pietre da incastonare nell’efod e nel pettorale. 8Essi mi faranno un santuario e io abiterò in mezzo a loro. 9Eseguirete ogni cosa secondo quanto ti mostrerò, secondo il modello della Dimora e il modello di tutti i suoi arredi.

Alcune parole di introduzione a Esodo 25-35. Vedete voi se può essere utile alla lettura di un testo lungo e ripetitivo. Diversamente, andate pure al … “veniamo … finalmente al brano di oggi”, che trovate più sotto.

Sebbene il criterio quantitativo non sia letterariamente il più importante, tuttavia non può non colpire il fatto che il tema della Dimora occupi nel libro dell’Esodo più spazio di ogni altro tema: ben 13 capitoli. Inoltre, è innegabile che l’erezione della Dimora, con tutto ciò che ad essa è legato, costituisca l’apice e il temine dell’intero racconto. Infine, la localizzazione al Sinai di questa rivelazione e la sua qualificazione di rivelazione teofanica testimoniano che la tradizione biblica vi vede un elemento essenziale dell’identità di Israele. Bisogna tuttavia riconoscere che per l’uomo moderno la lettura di questi capitoli non è facile e comporta il superamento di pregiudizi inveterati e al contempo una notevole dose di buona volontà; ma ne vale la pena!

Queste istruzioni per la costruzione della Dimora e per l’istituzione del culto ad essa connesso costituiscono il contenuto principale della rivelazione del Signore a Mosè al Sinai, continuazione e apice delle precedenti rivelazioni del Decalogo e del codice dell’alleanza; il contesto è sempre quello della teofania sulla montagna sacra, alla quale partecipa il solo Mosè nel quadro di un tempo sacro di quaranta giorni e quaranta notti.

La descrizione dettagliata della Dimora ricorre due volte: la prima quando Dio ordina a Mosè come costruirla (cc. 25-31) e la seconda quando questo comando viene eseguito (cc. 35-40).

La mole di materiale dimostra l’importanza del culto per il narratore. Inoltre, il movimento del libro dell’Esodo nel suo insieme è quello dalla schiavitù al culto, dal servizio al faraone al servizio di Dio. Più in particolare, si tratta di un movimento dai lavori forzati di Israele per la costruzione delle città fortificate del faraone a una gioiosa e obbediente offerta di sé stessi per la costruzione di un “locale”, la Dimora per il culto a Dio.

Nel corso dei secoli si è registrata una varietà di approcci allo studio della Dimora o Tabernacolo, che hanno diversa validità.

a) Allegorico/simbolico. E’ stata la chiave ermeneutica predominante sia per i cristiani sia per gli ebrei fina dai primi tempi. In senso generale, questo approccio ritiene che si debba discernere un significato nascosto, spirituale, in tutti i dettagli, i colori, le specificazioni e gli schemi. [Per esempio, la Dimora è vista come un simbolo del cosmo]

b) Storico. Questo approccio vede il testo come una bozza di stampa, forse utopica in qualche misura, per la (ri)costruzione de un’antica struttura a forma di tenda. Si cerca di ricostruire un edificio attuale a partire dalle pagine bibliche e da altri santuari conosciuti, e di determinare la sua funzione e il suo contesto storico. Il compito interpretativo è essenzialmente quello di architettura storica.

c) Storia della tradizione. Questa impostazione studia la Dimora in termine di sviluppo delle idee e delle istituzione collegare con il luogo della dimore di Dio, includendo le riflessioni teologiche di Israele sui santuari e il rapporto che Dio aveva con loro. Gli interpreti hanno spesso concluso che il Tabernacolo in effetti non è riconducibile al tempo di Mosè, ma è una retroproiezione in tempi più antichi di un modello del periodo esilico o post-etilico dipendente per molti dettagli dal tempo di Salomone.

d) Letterario. Gli studi letterari di questi tempi e di quelli correlati non sono comuni. Un’analisi comparativa delle narrazione che descrivono i progetti di costruzione è un approccio molto utile; ha il suo punto di forza nel considerare questo testo alla luce di materiale formalmente comparabile.

E allora, veniamo … finalmente al branco di oggi.

In un certo senso Dio si identifica con la Dimora (a volte è chiamata Tabernacolo): essa diventa come la sua casa, il luogo della sua presenza in mezzo al popolo. È scritto, infatti: “Prendete per me un’offerta”, e “prendete la mia offerta”, e ancora: “facciano per me”. L’iniziativa è assolutamente divina: il Dio che ha dato il Decalogo ora dà precise indicazioni per la sua casa. È lo stesso Dio e si chiede al popolo lo stesso impegno: grande è il coinvolgimento del popolo (“generosità di cuore” = decisa volontà). È a questo popolo che Dio vuole donare la sua presenza: “abiterò in mezzo a loro”.

L’offerta per me non cade sotto un obbligo, è volontaria: deve partire dal cuore, cioè, dalla testa/volontà. La lista dei materiali è ordinata in tre gruppi: a) metalli, tessili, pellame, legname; b) olio per l’illuminazione e balsami per l’olio della consacrazione e per l’incenso aromatico; c) pietre di onice e di castoni.

L’intenzione del narratore è di metterci di fronte a un vero “catalogo dell’opulenza”. In aperto contrasto con la povertà di un ambiente desertico e nomadico emergono quasi d’incanto gli elementi più preziosi della creazione, quasi un microcosmo, pronto a offrirsi per una degna dimora per il Signore. [Potremmo pensare anche alla “spogliazione degli Egiziani”]

Possiamo riascoltare la finale del testo di oggi. Comando di Dio: “Farannoper me un santuario e io abiterò in mezzo a loro. Ogni cosa secondo quanto vi mostrerò, secondo il modello della Dimora e il modello di tutti i suoi arredi … farete “. [Il verbo fare apre e chiude la frase]. È chiamata in causa un’obbedienza molto attenta e particolareggiata

Mosè rimase sul monte quaranta giorni e quaranta notti

Apr 26, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Esodo 24,12-18
12Il Signore disse a Mosè: «Sali verso di me sul monte e rimani lassù: io ti darò le tavole di pietra, la legge e i comandamenti che io ho scritto per istruirli». 13Mosè si mosse con Giosuè, suo aiutante, e Mosè salì sul monte di Dio. 14Agli anziani aveva detto: «Restate qui ad aspettarci, fin quando torneremo da voi; ecco, avete con voi Aronne e Cur: chiunque avrà una questione si rivolgerà a loro».
15Mosè salì dunque sul monte e la nube coprì il monte. 16La gloria del Signore venne a dimorare sul monte Sinai e la nube lo coprì per sei giorni. Al settimo giorno il Signore chiamò Mosè dalla nube. 17La gloria del Signore appariva agli occhi degli Israeliti come fuoco divorante sulla cima della montagna. 18Mosè entrò dunque in mezzo alla nube e salì sul monte. Mosè rimase sul monte quaranta giorni e quaranta notti.

Di fatto, non siamo di fronte al seguito del racconto di ieri. O, meglio, si tratta non di un seguito cronologico, ma teologico ed ecclesiale. C’è una nuova chiamata per Mosè. Per che cosa? Dio dà a Mosè (e solo a lui) “le tavole di pietra, la legge e i comandamenti che io ho scritto per istruirli”. Certo che tutto è dato al popolo, ma è dato attraverso Mosè. Qui appare chiaro il rapporto unico che Mosè ha con Dio e il conseguente ruolo di mediatore col popolo.

Solo Mosè, dunque. “Agli anziani aveva detto: Restate qui ad aspettarci, fin quando torneremo da voi; ecco, avete con voi Aronne e Cur: chiunque avrà una questione si rivolgerà a loro.”

Il testo si fa solenne e misterioso, ad un tempo. Il Signore è presente (gloria, nube … ). “Al settimo giorno il Signore chiamò Mosè dalla nube”. Il popolo vede solo il fuoco che avvolge il monte: l’autore vuole marcare la distanza del popolo e, invece, la comunione di Mosè con Dio. È scritto: “Mosè entrò in mezzo alla nube (“dentro la nube”) e salì sul monte”. [chi ha fatto conteggi dice che Mosè è salito sul monte sette volte!].”Quaranta giorni e quaranta notti” indicano (cronologicamente una generazione), spiritualmente una vita completa, un’esperienza unica.

Mosè prese il libro dell’alleanza e lo lesse in presenza del popolo

Apr 25, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Esodo 24,1-11

1Il Signore disse a Mosè: «Sali verso il Signore tu e Aronne, Nadab e Abiu e settanta anziani d’Israele; voi vi prostrerete da lontano, 2solo Mosè si avvicinerà al Signore: gli altri non si avvicinino e il popolo non salga con lui».
3Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme. Tutto il popolo rispose a una sola voce dicendo: «Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo!». 4Mosè scrisse tutte le parole del Signore. Si alzò di buon mattino ed eresse un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d’Israele. 5Incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti di offrire olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione, per il Signore. 6Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l’altra metà sull’altare. 7Quindi prese il libro dell’alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: «Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto». 8Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: «Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!».
9Mosè salì con Aronne, Nadab, Abiu e i settanta anziani d’Israele. 10Essi videro il Dio d’Israele: sotto i suoi piedi vi era come un pavimento in lastre di zaffìro, limpido come il cielo. 11Contro i privilegiati degli Israeliti non stese la mano: essi videro Dio e poi mangiarono e bevvero”.

Abbiamo letto le “dieci parole”, poi le “norme” o spiegazioni, poi la forte “esortazione” del Signore. Il testo (frutto di una lunga redazione e quindi a nostro parere un pò sconnesso) dice che Mosè “andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme”. Non siamo ancora alla stipulazione dell’alleanza, ma al racconto come proposta o impegno. Ebbene, il popolo “rispose a una sola voce dicendo: Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo”.

Dalle parole si passa alla scrittura: “Mosè scrisse tutte le parole del Signore”. E allora viene la stipulazione dell’alleanza: “furono offerti olocausti e sacrifici di comunione per il Signore”. I sacrifici, poi, aprivano alla celebrazione di un banchetto.

Le due parti (i contraenti) sono così rappresentate: le dodici stele per le dodici tribù di Israele, a significare il popolo, l’altare costruito da Mosè ai piedi del monte, a significare il Signore stesso. Il sangue dei sacrifici fa da tramite, lega le parti e le impegna. Occorre la proclamazione/lettura: “Mosè prese il libro dell’alleanza e lo lesse alla presenza del popolo”. È come se parlasse il Signore. Il popolo ascolta e risponde: “Quanto ha detto il Signore, noi lo e seguiremo e vi presteremo ascolto”.

Le parole del Signore e la risposta del popolo si fanno … impegno di vita. Questo dato è significato sacramentalmente dal sangue/vita che viene asperso sul popolo, accompagnato dalle parole: “Ecco il sangue dell’alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!”.

Manca ancora il compimento o sigillo che è il banchetto di comunione. Sta scritto: “Mosè salì con Aronne, Nadab, Abiu e i settanta anziani d’Israele. Essi videro il Dio d’Israele: sotto i suoi piedi vi era come un pavimento in lastre di zaffìro, limpido come il cielo. Contro i privilegiati degli Israeliti non stese la mano: essi videro Dio e poi mangiarono e bevvero”. Si tratta di un banchetto sacro che conclude e compie il rito di alleanza. E’ sottesa l’idea che il banchetto sia il modo terreno di vedere Dio.

Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti nel cammino

Apr 24, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Esodo 23,20-33
20Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato. 21Abbi rispetto della sua presenza, da’ ascolto alla sua voce e non ribellarti a lui; egli, infatti, non perdonerebbe la vostra trasgressione, perché il mio nome è in lui. 22Se tu dai ascolto alla sua voce e fai quanto ti dirò, io sarò il nemico dei tuoi nemici e l’avversario dei tuoi avversari.
23Quando il mio angelo camminerà alla tua testa e ti farà entrare presso l’Amorreo, l’Ittita, il Perizzita, il Cananeo, l’Eveo e il Gebuseo e io li distruggerò, 24tu non ti prostrerai davanti ai loro dèi e non li servirai; tu non ti comporterai secondo le loro opere, ma dovrai demolire e frantumare le loro stele.
25Voi servirete il Signore, vostro Dio. Egli benedirà il tuo pane e la tua acqua. Terrò lontana da te la malattia. 26Non vi sarà nella tua terra donna che abortisca o che sia sterile. Ti farò giungere al numero completo dei tuoi giorni.
27Manderò il mio terrore davanti a te e metterò in rotta ogni popolo in mezzo al quale entrerai; farò voltare le spalle a tutti i tuoi nemici davanti a te.
28Manderò i calabroni davanti a te ed essi scacceranno dalla tua presenza l’Eveo, il Cananeo e l’Ittita. 29Non li scaccerò dalla tua presenza in un solo anno, perché non resti deserta la terra e le bestie selvatiche si moltiplichino contro di te. 30Li scaccerò dalla tua presenza a poco a poco, finché non avrai tanti discendenti da occupare la terra.
31Stabilirò il tuo confine dal Mar Rosso fino al mare dei Filistei e dal deserto fino al Fiume, perché ti consegnerò in mano gli abitanti della terra e li scaccerò dalla tua presenza. 32Ma tu non farai alleanza con loro e con i loro dèi; 33essi non abiteranno più nella tua terra, altrimenti ti farebbero peccare contro di me, perché tu serviresti i loro dèi e ciò diventerebbe una trappola per te».

 

Sono terminate le spiegazioni di Mosè, cioè le norme. Il testo riprende con una forte esortazione del Signore:
Ecco, io mando un angelo davanti a te per custodirti sul cammino e per farti entrare nel luogo che ho preparato”. Non dobbiamo immaginare la figura di un angelo alla guida di Israele, quanto piuttosto la presenza del Signore stesso, rappresentato da Mosè. O, meglio, dobbiamo intendere, in questo angelo, la Voce del Signore. La Voce ha il compito di “custodirti nel cammino per farti entrare nel luogo che ho preparato”.

Presenza, Voce, Lui .. sono termini che si scambiano frequentemente, come ci fa intendere chiaramente questa parola: “Abbi rispetto della sua presenza, dà ascolto alla sua voce e non ribellarti a lui”. Di qui, viene la promessa molto “impegnativa”: “Se tu dai ascolto alla mia voce e fai quanto ti dirò, io sarò il nemico dei tuoi nemici e l’avversario dei tuoi avversari”. L’aiuto di Dio è gratuito, ma la sua compagnia benefica è legata all’accoglienza della voce.

Altra ammonizione o esortazione. Io, dice il Signore, distruggerò i tuoi nemici, ma “tu non prostrarti davanti ai loro dèi e non li servirai”. Al servizio del Signore farà seguito una benedizione: pane e acqua, salute, fecondità e vita, vita sicura e lunga, vittoria sui nemici (ma sarò io a vincerli!), lenta ma decisa crescita nella terra.

Il Signore precisa anche i confini della Terra donata: dal Mar Rosso al Mar Mediterraneo (Mare dei Filistei), dal deserto del Sinai fino al fiume Eufrate.

Attenzione, ancora. Non dovrai fare alleanza con loro e con i loro dèi. La cacciata dei popoli ha questo risvolto “teologico/morale”. Tu sei tanto debole che, se essi rimanessero, diventeresti come loro. [Esattamente quello che successe!!]. L’impegno di Israele non è conquistare popoli, ma essere fedeli al Signore. E’ solo nella fedeltà di Israele che si realizzeranno tutte le promesse di Dio.

Tre volte all’anno farai festa in mio onore

Apr 23, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Esodo 23,13-19
13Farete attenzione a quanto vi ho detto: non pronunciate il nome di altri dèi; non si senta sulla tua bocca!
14Tre volte all’anno farai festa in mio onore.
15Osserverai la festa degli Azzimi: per sette giorni mangerai azzimi, come ti ho ordinato, nella ricorrenza del mese di Abìb, perché in esso sei uscito dall’Egitto.
Non si dovrà comparire davanti a me a mani vuote.
16Osserverai la festa della mietitura, cioè dei primi frutti dei tuoi lavori di semina nei campi, e poi, al termine dell’anno, la festa del raccolto, quando raccoglierai il frutto dei tuoi lavori nei campi.
17Tre volte all’anno ogni tuo maschio comparirà alla presenza del Signore Dio.
18Non offrirai con pane lievitato il sangue del sacrificio in mio onore, e il grasso della vittima per la mia festa non dovrà restare fino al mattino.
19Il meglio delle primizie del tuo suolo lo porterai alla casa del Signore, tuo Dio.
Non farai cuocere un capretto nel latte di sua madre.

 

“Tre volte all’anno farai feste in mio onore”.

L’intento del redattore (parlando a questo punto del culto) è di richiamare l’unità strettissima che intercorre o, meglio, che dovrebbe intercorrere, tra stile di vita e culto. Se le norme non sono semplicemente delle misure storico-sociologiche variabili nel tempo e nello spazio, bensì segno di una fede nel Signore incarnata nella storia, un culto slegato dal vivere personale e comunitario si riduce a puro rito o a commedia religiosa.

Feste di pellegrinaggio. Le tre feste sono celebrate solo nella terra civilizzata. [Poiché quella di Pesah (Pasqua) è una festa di famiglia, qui manca]

a) Festa degli Azzimi. La festa dei pani azzimi (senza lievito) viene celebrata all’inizio della mietitura dei cereali in primavera. E’ un rito di rinnovamento. Ben presto i sacerdoti (nel tempio di Gerusalemme) hanno legato questa festa all’uscita dall’Egitto, ed è finita che si celebrava unita alla Pasqua.

b) Festa della mietitura. Originariamente, essendo al termine delle varie mietiture primaverili, significava il rendimento di grazie per i raccolti. Più tardi, prese il nome festa delle settimane (essendo passate sette settimane dalla Pasqua = 50 giorni = Pentecoste) e fu legata al Sinai e quindi al dono della Legge.

c) Festa del raccolto. È la festa autunnale per la conclusione della vendemmia e della raccolta di frutta; fu chiamata in tempi più antichi la festa dell’anno nuovo, più tardi festa delle capanne [o dei tabernacoli, secondo la dizione latina] Popolarmente, era la festa più importante.

Alla ricorrenza di queste feste gli uomini di Israele tre volte all’anno devono “apparire davanti al Signore”, cioè visitare il santuario più vicino. Non ci si deve però presentare a mani vuote, ma si devono portare con sé al santuario determinate offerte. Le prescrizioni per i sacrifici sono formulate a difesa contro usanze pagane. Si dà valore alla qualità delle oblazioni di primizia. La cottura di animali giovani nel latte delle madri è documentata come usanza sacrificale fuori di Israele.

Quando incontrerai il bue del tuo nemico

Apr 22, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Esodo 23,1-12
1Non spargerai false dicerie; non presterai mano al colpevole per far da testimone in favore di un’ingiustizia. 2Non seguirai la maggioranza per agire male e non deporrai in processo così da stare con la maggioranza, per ledere il diritto.
3Non favorirai nemmeno il debole nel suo processo.
4Quando incontrerai il bue del tuo nemico o il suo asino dispersi, glieli dovrai ricondurre. 5Quando vedrai l’asino del tuo nemico accasciarsi sotto il carico, non abbandonarlo a sé stesso: mettiti con lui a scioglierlo dal carico.
6Non ledere il diritto del tuo povero nel suo processo.
7Ti terrai lontano da parola menzognera. Non far morire l’innocente e il giusto, perché io non assolvo il colpevole.
8Non accetterai doni, perché il dono acceca chi ha gli occhi aperti e perverte anche le parole dei giusti.
9Non opprimerai il forestiero: anche voi conoscete la vita del forestiero, perché siete stati forestieri in terra d’Egitto.
10Per sei anni seminerai la tua terra e ne raccoglierai il prodotto, 11ma nel settimo anno non la sfrutterai e la lascerai incolta: ne mangeranno gli indigenti del tuo popolo e ciò che lasceranno sarà consumato dalle bestie selvatiche. Così farai per la tua vigna e per il tuo oliveto.
12Per sei giorni farai i tuoi lavori, ma nel settimo giorno farai riposo, perché possano godere quiete il tuo bue e il tuo asino e possano respirare i figli della tua schiava e il forestiero.

Si è ancora nell’ambito giudiziario, più precisamente nell’attività processuale. Quanta pulizia mentale, quanta correttezza, quanto amore per la verità! … Leggiamo con calma e attenzione i versetti 1-3 assieme a 6-9.

“Quando incontrerai il bue del tuo nemico … “. I versetti 4-5 non hanno bisogno di commento. Sono un capolavoro di amore, riconciliazione e pace: una gemma entrata nella storia umana già 3000 anni fa! [Gesù non aggiungerà niente, solo farà splendere più chiaramente questa gemma, quando dirà “amate i vostri nemici”; e quando dirà che un samaritano “caricò” sul suo asino il nemico ebreo incappato nei brigate cfr. Lc 10,29ss]

“Per sei anni seminerai la terra e ne raccoglierai il prodotto, ma nel non la sfrutterai … “. Anche qui: quanta attenzione, quanta misericordia pratica, quanta comunione con l’indigente e con gli animali selvatici …

“Per sei giorni farai i tuoi lavori, ma nel settimo giorno farai riposo”. Perché il riposo? Altre volte ci sono motivazioni più … “religiose”; qui, invece, si va molto sul pratico: anche gli animali, anche gli schiavi debbono fermarsi/riposare. Attenzione! Non per rendere di più alla ripresa dei lavori, ma perché anch’essi sono “immagine di Dio” che si è riposato/fermato. Quanta dignità c’è in tutto ciò che è stato creato!

Domenica 21 Aprile 2024 – IV Domenica di Pasqua – Anno B

Apr 21, 2024 | Postato da Francesca Ospitali - Accompagnamento quotidiano

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ANTIFONA DI INGRESSO:

Dell’amore del Signore è piena la terra;
dalla sua parola furono fatti i cieli. Alleluia. (Sal 32,5-6)

 

PRIMA LETTURA

Dagli Atti degli Apostoli (At 4,8-12)
In quei giorni, Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro:
«Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato.
Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo.
In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati».
Parola di Dio

Salmo responsoriale: Sal 117

La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo.

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nell’uomo.
È meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nei potenti.

Ti rendo grazie, perché mi hai risposto,
perché sei stato la mia salvezza.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.

Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore.
Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie,
sei il mio Dio e ti esalto.
Rendete grazie al Signore, perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.

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SECONDA LETTURA: Dalla Prima lettera di San Giovanni Apostolo  (1Gv 3,1-2)
Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
Parola di Dio

Alleluja, Alleluja

Io sono il buon pastore, dice il Signore,
conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.

Alleluja

VANGELO

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 10,11-18)

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore.
Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
Parola del Signore

Non molesterai il forestiero né l’opprimerai

Apr 20, 2024 | Postato da don Franco Govoni - Accompagnamento quotidiano

Esodo 22,15-30
15Quando un uomo seduce una vergine non ancora fidanzata e si corica con lei, ne pagherà il prezzo nuziale, e lei diverrà sua moglie. 16Se il padre di lei si rifiuta di dargliela, egli dovrà versare una somma di denaro pari al prezzo nuziale delle vergini.
17Non lascerai vivere colei che pratica la magia.
18Chiunque giaccia con una bestia sia messo a morte.
19Colui che offre un sacrificio agli dèi, anziché al solo Signore, sarà votato allo sterminio.
20Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto.
21Non maltratterai la vedova o l’orfano. 22Se tu lo maltratti, quando invocherà da me l’aiuto, io darò ascolto al suo grido, 23la mia ira si accenderà e vi farò morire di spada: le vostre mogli saranno vedove e i vostri figli orfani.
24Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, all’indigente che sta con te, non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse.
25Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai prima del tramonto del sole, 26perché è la sua sola coperta, è il mantello per la sua pelle; come potrebbe coprirsi dormendo? Altrimenti, quando griderà verso di me, io l’ascolterò, perché io sono pietoso.
27Non bestemmierai Dio e non maledirai il capo del tuo popolo.
28Non ritarderai l’offerta di ciò che riempie il tuo granaio e di ciò che stilla dal tuo frantoio.
Il primogenito dei tuoi figli lo darai a me.
29Così farai per il tuo bue e per il tuo bestiame minuto: sette giorni resterà con sua madre, l’ottavo giorno lo darai a me.
30Voi sarete per me uomini santi: non mangerete la carne di una bestia sbranata nella campagna, ma la getterete ai cani.

In tutto l’Antico Oriente si assegna grande valore all’illibatezza della sposa, e si punisce severamente lo stupro. Perciò il regolamento qui previsto nel caso della seduzione di una fanciulla è adeguato.

Si passa poi nel campo della idolatria e dintorni. È proibita la magia, addebitata soprattutto alla donna. La bestialità richiama più l’uomo, e ha attinenza a pratiche cultuali rifiutate da Israele. Infine, l’idolatria che si esprime nell’offrire sacrifici ad altri dèi è punita con il “voto di annientamento” [o sterminio]

“Non molesterai il forestiero né l’opprimerai”. Questo comando ha anche una motivazione: “perché voi siete stati stranieri in terra d’Egitto”. L’esperienza avuta ti deve aprire all’accoglienza. Vicino al forestiero ci stanno i poveri (“vedove e orfani”). Qui abbiamo una motivazione diversa:” Se lo maltratti … io darò ascolto al suo grido” e … la pagherete!

Atteggiamenti indulgenti e non di sfruttamento (usura e interesse). Anche in campo sociale, Dio (le sue norme) ha una parola da dire: non si può sfruttare chi non ce la fa economicamente. Non puoi togliergli il necessario, sarebbe come togliergli la vita stessa.

“Maledire il capo del tuo popolo” è non rispettare la sua autorità. Se fai così, è come disprezzare (più che bestemmiare) Dio stesso. Ricordati che tutto è di Dio: offri a lui le decime, a tempo giusto.

Il brano termina con questa interessante espressione: “Voi sarete uomini santi per me”. La santità (che significa “separazione” e quindi “non fare come gli altri”) la si dimostra anche in piccole cose, per noi insignificanti (in parte anche incomprensibili). L’ebreo non può mangiare il sangue: un animale sbranato non è stato “macellato” in modo giusto, e quindi ti può rendere impuro ritualmente o non-santo. Va lasciato ai “cani” che, spesso, sono assimilati ai pagani.