Il Pellicano, Il bene finché c’è tempo – vita e missione di don Attilio Zanasi, un prete in tuta blu

Il Pellicano Il bene finché c’è tempo – vita e missione di don Attilio Zanasi, un prete in tuta blu (prefazione del cardinale Matteo Maria Zuppi) Ed. Rubbettino

Bazzano, 19 Gennaio 2024

di Francesco Iodice

In occasione del 30° anniversario della fondazione della Casa di Riposo “Il Pellicano”, venerdì 19 gennaio 2024, presso la Sala dei Giganti nella Rocca dei Bentivoglio di Bazzano è stato presentato il libro “Il bene finché c’è tempo – vita e missione di don Attilio Zanasi, un prete in tuta blu” (ed. Rubettino), che racconta la sua vita e la nascita del Pellicano.
Erano presenti il Sindaco di Valsamoggia, Daniele Ruscigno, l’Assessore alla Sanità della Regione Emilia Romagna, Raffaele Donini, il dott. Alberto Alberani, cooperatore sociale, portavoce del ForumTerzo Settore della Regione Emilia-Romagna, mons. Giovanni Silvagni, vicario della Diocesi di Bologna (in rappresentanza del Cardinale), don Franco Govoni, parroco di Bazzano e Manuela Vecchi, nipote di don Attilio, in rappresentanza della famiglia Zanasi,
Ad introdurre il libro, il suo curatore, dott. Antonio Cavallaro, Responsabile Editoriale della Casa Editrice Rubbettino che ha pubblicato il libro.

E naturalmente, tanti collaboratori, amici, volontari, operatori e sostenitori del “Pellicano”, tutti stretti attorno a don Attilio, ignaro fino al momento del suo ingresso nella Sala dei Giganti della pubblicazione di questo libro a lui dedicato.
Evidente e coinvolgente la sua commozione, ma in un clima di gioiosa festa: una grande famiglia che si stringe attorno all’anziano parente.

Gli oratori hanno delineato, ognuno alla sua maniera, ma tutti con grande efficacia, la nascita di questa invidiabile realtà bazzanese, del proprio rapporto personale avuto con don Attilio e con la nascita e la crescita del Pellicano.
Ascoltandoli ho ripercorso i miei 50 anni di frequentazioni e di volontariato: posi piede al Capannone di via Paolazzo nel settembre del 1974, un mese prima che mi sposassi e venissi ad abitare a Bazzano: da allora la mia presenza e il mio operato è stato quasi ininterrotto, anche se cadenzato dai momenti d’impegno lavorativo e familiare.

Sono stato colpito (e anche sorpreso) dalla frase di don Attilio, riportata nel libro, particolarmente evidenziata da mons. Silvagni, che “scoprendola” l’ha voluto sapientemente commentare.

 

“Quando diventai prete il mio direttore spirituale mi consiglio: ‘Chiedi al Signore una cosa importante’. Ed io chiesi di essere una scopa, per spazzare, pulire… E forse c’era la previsione di quel che avrei fatto dopo…”

Mons. Silvagni, nella sua riflessione per “tracciare” la vita di don Attilio e la sua opera attuata con la creazione del Pellicano, ha citato questa frase, molto bella e profetica per ciò che don Attilio effettivamente è stato.

A fine convegno, incontrando Mons. Silvagni e complimentandomi per il suo intervento, gli ho confermato quanto quel desiderio di don Attilio si fosse effettivamente realizzato lungo gli anni della sua attività; ma – ho osservato – che una scopa da sola non può né spazzare, né raccogliere se non c’è chi l’adopera. Sono certo che don Attilio, giovane prete, fosse consapevole di ciò e che non avesse la pretesa, umana e spirituale, di essere una scopa con capacità magiche o miracolistiche di muoversi da sola.

Il “miracolo” è stato realizzato dalle centinaia di amici, sostenitori e volontari che hanno permesso all’umile scopa di svolgere il suo lavoro “di spazzare e pulire”.

Ciascuno di noi che ha per tutti questi anni dato il proprio piccolo o grande apporto, ha contribuito a far diventare realtà un sogno, è stato l’anima che ha dato vita alla scopa, permettendole di fare il suo umile e misconosciuto lavoro.

Stranamente, ma con malcelato orgoglio, sono andato indietro negli anni, quando festeggiammo il 10° anniversario del Pellicano.
In tale occasione, l’amico Mauro Mignardi scrisse un delizioso libriccino, con cui tracciava minuziosamente la storia della nascita del Pellicano, partendo dalla lettera dell’allora parroco di Bazzano, don Bruno Barbieri,  ideatore e sognatore del Pellicano, mentore di don Attilio che ha saputo trasformare il sogno in realtà.

La lettera, datata 1° settembre 1967, con un garbato “Egregio Signore” era indirizzata a tutti i bazzanesi: informava della costituzione di fatto operativa del C.O.I. – acronimo che stava per “Centro Oggetti Inutili”. Che egli definiva una “iniziativa caritativa per promuovere l’interesse e la cooperazione di tutti per attuare in Bazzano un’Opera tanto desiderata: la Casa di Riposo che fin d’ora chiamiamo Il Pellicano”.

Più avanti due suoi moniti: “Non sciupare nulla. Fare opera di recupero. Trasformare in ricchezza le cose inutili, con la collaborazione di tutti” (monito antesignano di quelli di Papa Francesco circa la cultura dello scarto e la cultura dell’armonia).

L’altro monito è quello che è il leitmotiv del libro di oggi dedicato a don Attilio: “Finché abbiamo tempo, operiamo il bene”.
In quella lontana riflessione che facevo per il decennale, imbattendomi in questa frase, auspicavo che fosse il motto che mi sarebbe piaciuto vedere sotto ogni logo del Pellicano o di Betania, essendo – allora come oggi –  uno stimolo ad andare avanti con coraggio e umiltà, così come è stato per don Attilio che non si è fatto vincere dalle difficoltà; si è fatto piegare dalla malattia ma nessun evento ha scalfito la sua volontà di trasformare il sogno in realtà.
Gli oratori che hanno dato il loro contributo di testimonianza, hanno ratificato, dall’alto delle loro competenze e responsabilità civili, la magnificenza di questa realtà fatta di mura, di professionalità, ma soprattutto di calore e amore umano.
Lunga vita al Pellicano!