Voi stessi avete visto che vi ho parlato dal cielo

Esodo 20,13-26
13Non ucciderai.
14Non commetterai adulterio.
15Non ruberai.
16Non pronuncerai falsa testimonianza contro il tuo prossimo.
17Non desidererai la casa del tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo».
18Tutto il popolo percepiva i tuoni e i lampi, il suono del corno e il monte fumante. Il popolo vide, fu preso da tremore e si tenne lontano. 19Allora dissero a Mosè: «Parla tu a noi e noi ascolteremo; ma non ci parli Dio, altrimenti moriremo!». 20Mosè disse al popolo: «Non abbiate timore: Dio è venuto per mettervi alla prova e perché il suo timore sia sempre su di voi e non pecchiate». 21Il popolo si tenne dunque lontano, mentre Mosè avanzò verso la nube oscura dove era Dio.
22Il Signore disse a Mosè: «Così dirai agli Israeliti: “Voi stessi avete visto che vi ho parlato dal cielo! 23Non farete dèi d’argento e dèi d’oro accanto a me: non ne farete per voi! 24Farai per me un altare di terra e sopra di esso offrirai i tuoi olocausti e i tuoi sacrifici di comunione, le tue pecore e i tuoi buoi; in ogni luogo dove io vorrò far ricordare il mio nome, verrò a te e ti benedirò. 25Se tu farai per me un altare di pietra, non lo costruirai con pietra tagliata, perché, usando la tua lama su di essa, tu la renderesti profana. 26Non salirai sul mio altare per mezzo di gradini, perché là non si scopra la tua nudità”.

Rispetto ai primi comandamenti “accompagnati” da osservazioni e promesse, quelli che seguono sono semplicemente “detti”, in modo apodittico e con una massiccia serie di “non” …

“Non ucciderai”. Il soggetto è Israele, il complemento oggetto non c’è! Come dire: non ucciderai nessuno e mai, non ucciderai e basta! Eppure, Israele conosce, e pratica la pena di morte. Il comando vuol dire allora: Sappi, tu/persona, che la vita degli altri non è a tua disposizione, non sei padrone. Non riesci a darla, perché la dà Dio, e quindi non puoi tu/persona, toglierla. La vita è in mano a Dio che, in certi casi ben precisi, la consegna alla comunità. E la comunità, sempre in certi casi, la consegna al singolo che può procedere. Al singolo è tolta l’arbitrarietà (faccio quello che voglio) e l’illegalità (non mi interessa la legge). Ogni uomo è immagine di Dio: uccidere è togliere dal mondo l’immagine di Dio, in un certo senso vero, togliere Dio stesso. Ogni omicidio arbitrario e illegale è “sacrilegio”.

“Non commettere adulterio”. L’antica famiglia israelitica è patriarcale: la donna sposata è sotto la giurisdizione del marito, così come la figlia nubile è sotto la giurisdizione del padre. La donna sposata risulta così un “bene” del marito. L’adulterio è visto, più che sotto l’aspetto sessuale/morale, sotto l’aspetto legale giuridico. Rompe un patto: se la donna è “mia”, tu non puoi far “tua” una donna “d’altri”; la stai sottraendo ad altri. Come si può vedere, l’adulterio è considerato, prima che male morale, un male sociale: distrugge i rapporti vitali, banalizzando e riducendo ad avventura comportamenti scorretti. Non per nulla, la comunità intenta la pena di morte agli adulteri.

“Non ruberai”. Non rubare è vicino al non commettere adulterio e al non uccidere. Ci sono tre beni che costituiscono la felicità e il successo dell’esistenza umana: la vita, la relazione uomo-donna e l’usufrutto dei beni terreni. Non rubare si applica al divieto di ogni genere di furto (lo manifesta anche la mancanza di complemento oggetto), dal sequestro delle persone al furto di animali o di cose; ma include anche il divieto di spostare confini, l’uso di falsi pesi, la vendita di beni di pessima qualità … La prospettiva non è soltanto sociale, ma religiosa: il furto è presentato come rottura dell’alleanza col Signore e, quando avviene nei confronti di un povero, come istigazione alla profanazione del nome di Dio; perfino la parola di Dio può essere rubata dai falsi profeti e travisata.

“Non pronuncerai fasa testimonianza contro il tuo prossimo”. Siamo nel campo della giustizia, in particolare del processo che si svolge in tribunale. Non si deve pensare solo a una persona che dice menzogne generiche, bensì al testimone che durante il processo viola il diritto dell’accusato e dunque ne mette in pericolo la stessa vita. Il comandamento vuole proteggere il prossimo, anche lo straniero. La falsa testimonianza mira alla morte del prossimo, quindi il falso testimone merita la stessa sorte: la morte.

“Non desidererai la casa del tuo prossimo … “. Non si colpisce il puro desiderio (chi non ce l’ha!) ma l’intenzionalità di attuazione, cioè, il progetto e la macchinazione che sfociano naturalmente nell’atto compiuto. Non bisogna, dunque, “macchinare” per avere ciò che non è nostro: casa, moglie, schiavi … [Nel testo parallelo di Deuteronomio 5,1ss, la donna non è posta dopo la casa, ma a parte, come il primo bene]

Queste “dieci parole” portano a compimento le “dieci parole” dette da Dio all’inizio della creazione (Genesi 1).

“Il popolo vide, barcollò e si tenne lontano”. Al manifestarsi di Dio (nei segni della natura) la risposta dell’uomo è allontanarsi, non tanto in senso materiale, ma … interiore. Avverte cioè la distanza abissale da Dio, proprio a motivo delle parole udite da lui. Udire, e non fare, porta alla morte; meglio allora … allontanarsi. O meglio ancora: avere un mediatore, “uno come noi” che, alla fine, partecipa alle nostre infermità. Mosè dice: Io sto dalla vostra parte, ma anche dalla parte di Dio. Dio vi ha parlato “per mettervi alla prova”, perché riconosciate che quanto vi dico io viene da lui. In altre parole, voi dovete fidarvi di me. Infatti, “il popolo stette a distanza, Mosè invece si avvicinò alla nube oscura, dove era Dio”.

“Il Signore disse a Mosè: così dirai agli Israeliti …”. Ora Dio parla a Mosè, sul monte, perché parli agli Israeliti. Cosa dice Mosè? [Metto in bocca a Mosè una mia libera parafrasi] Avete “visto (udito)” che il Signore vi parlava con tuoni, fulmini … Insomma, avete fatto esperienza della sua presenza, presenza di parole e in parole, presenza come voce. Ebbene, non vi venga in mente di ricordare questa fondamentale esperienza legandovi ad altri dèi, pretendendo che siano essi ora a parlarvi e guidarvi. Per rimanere sempre alla mia presenza, imparate ad ascoltare la mia voce. Ma proprio non possiamo fare altro che ascoltare? Non possiamo fare/fabbricare nessun oggetto materiale? Abbiamo argento e oro … No, mi ha detto di dirvi il Signore, a me basta un “altare di terra”. Per ricordare il “mio nome” (dice il Signore), per ricordare che “io vi ho parlato”, che “io sono presente” nel vostro cammino, farete un altare e offrirete quello che avete Il ricordo di me  sarà una festa di amicizia e comunione. Io verrò a voi e vi benedirò.

Conclusione. Mentre il popolo è tentato di allontanarsi, il Signore manifesta la sua voglia di stare col popolo, benedicendolo con la sua presenza.