Quando tu avrai acquistato uno schiavo ebreo

Esodo 21,1-11

Queste sono le norme che tu esporrai loro.
2Quando tu avrai acquistato uno schiavo ebreo, egli ti servirà per sei anni e nel settimo potrà andarsene libero, senza riscatto. 3Se è venuto solo, solo se ne andrà; se era coniugato, sua moglie se ne andrà con lui. 4Se il suo padrone gli ha dato moglie e questa gli ha partorito figli o figlie, la donna e i suoi figli saranno proprietà del padrone, ed egli se ne andrà solo. 5Ma se lo schiavo dice: “Io sono affezionato al mio padrone, a mia moglie, ai miei figli, non voglio andarmene libero”, 6allora il suo padrone lo condurrà davanti a Dio, lo farà accostare al battente o allo stipite della porta e gli forerà l’orecchio con la lesina, e quello resterà suo schiavo per sempre.
7Quando un uomo venderà la figlia come schiava, ella non se ne andrà come se ne vanno gli schiavi. 8Se lei non piace al padrone, che perciò non la destina a sé in moglie, la farà riscattare. In ogni caso egli non può venderla a gente straniera, agendo con frode verso di lei. 9Se egli la vuol destinare in moglie al proprio figlio, si comporterà nei suoi riguardi secondo il diritto delle figlie. 10Se egli prende in moglie un’altra, non diminuirà alla prima il nutrimento, il vestiario, la coabitazione. 11Se egli non le fornisce queste tre cose, lei potrà andarsene, senza che sia pagato il prezzo del riscatto.

 

“Queste sono le norme che tu esporrai loro”. Le “dieci parole” sono state “dette” direttamente da Dio, le norme che seguono sono una esposizione o spiegazione di Mosè. Si tratta di regole del diritto, regole cioè che permettono di istruire un processo nel caso di trasgressione. In altre parole, e più in generale, si tratta di una prima applicazione delle “dieci parole” sul terreno concreto del vissuto storico di Israele. La fede di Israele non si riduce ad accettazione di principi assoluti, ma accoglie i principi, o meglio, la volontà di Dio in tutte le vicende della vita. [Questa preziosa attività espositiva avrà un grande sviluppo nella tradizione di Israele, uno sviluppo anche contraddittorio … Gesù stesso si porrà in questa linea quando dirà “è stato detto e io vi dico … “]

“Quando tu avrai acquistato uno schiavo ebreo, se … “. È linguaggio prettamente giuridico. Lo rivelano due parole: “quando” (e si intende il fatto/caso); “se” (e si intende tutta l’evoluzione del fatto, la casistica).

Il primo fatto o caso è la schiavitù di un ebreo. Israele, come tutti i popoli dell’Antico Oriente, presuppone la schiavitù/servitù come parte costitutiva dell’ordinamento sociale e giuridico. Qui, però, si intendono solo gli schiavi ebrei (uomini e donne) che per eccesso di indebitamento sono incorsi nella schiavitù per debiti. Uno schiavo di questa categoria deve essere lasciato in libertà (dal creditore ebreo) dopo sette anni, e così pure sua moglie, se l’ha portata con sé. Se invece la moglie gli è stata data dal padrone che l’aveva già come schiava, il padrone mantiene di fronte a lei e ai figli i suoi diritti.

Se lo schiavo rinuncia al rilascio in libertà per amore della moglie che le è stata data dal creditore, allora rinuncia per sempre a essere lasciato libero, cioè si lega alla famiglia del padrone/creditore. Questa rinuncia assume forza giuridica attraverso un rito particolare “davanti al Signore”. Ecco il rito: “Gli forerà l’orecchio con la lesina, e quello resterà sua schiavo per sempre”.

E’ una legislazione che ha un’anima: a) tutta la vita concreta ha riferimento a Dio; b) c’è attenzione alla persona, molto più che nelle legislazioni del tempo (anche del tempo odierno?).

Riferimento a Dio e persona (sempre tenuto conto del tempo) guidano tutte le altre casistiche, che … potete vedere da soli. [Questa volta, mi sono dilungato per prendere (penso) la strada giusta]