Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso

Esodo 34,1-9

Il Signore disse a Mosè: «Taglia due tavole di pietra come le prime. Io scriverò su queste tavole le parole che erano sulle tavole di prima, che hai spezzato. 2Tieniti pronto per domani mattina: domani mattina salirai sul monte Sinai e rimarrai lassù per me in cima al monte. 3Nessuno salga con te e non si veda nessuno su tutto il monte; neppure greggi o armenti vengano a pascolare davanti a questo monte». 4Mosè tagliò due tavole di pietra come le prime; si alzò di buon mattino e salì sul monte Sinai, come il Signore gli aveva comandato, con le due tavole di pietra in mano.
5Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. 6Il Signore passò davanti a lui, proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà, 7che conserva il suo amore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione, che castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione». 8Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. 9Disse: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervice, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’ di noi la tua eredità».

Il Signore disse a Mosè: «Taglia due tavole di pietra come le prime». Tutto ricomincia! Certamente in modo nuovo, ma nuovo è soltanto lo spirito. Mosè aveva distrutto le due tavole, ora deve farle allo stesso modo (“come le prime”).

Sarà il Signore stesso a scrivere (“io scriverò”) le parole che erano sulle prime. Senza pensare a un Dio scrittore, l’autore vuole dirci che il Signore non ha cambiato idea! Le parole “dette” non sono perdute, anzi, ora vengono “scritte”; e quindi rimangono e rimarranno!

Il Signore chiama (non è la prima volta!) Mosè “sul monte”, e … solo lui! “Domani mattina salirai sul monte Sinai e rimarrai lassù per me in cima la monte”.  È bella questa espressione: “starai là per/con me”: segno di accoglienza e intimità. L’ascolto diventa vero e fecondo non solo per sé, ma per il popolo tutto.

Ma perché ci sia incontro occorre che il Signore “scenda”. Certo, è lui stesso che scende, ma come nascosto/manifestato nel segno della “nube”. Ad ogni modo, si può e si deve dire che “il Signore stette là con/per lui (Mosè)”. Si ha un incontro vero perché i due stanno là (sul monte) l’uno per/con l’altro.

“Il Signore passò davanti a lui e proclamò”. È un incontro non statico, ma vivo: è quel “passare davanti”, è quelle “spalle” (vedi ieri) In questo “passaggio” risuona una parola: la prima parola è del Signore stesso. È una proclamazione fatta dal Signore, è una autorivelazione: dice quello che lui è, dice il suo nome, dice sé stesso.

Siamo di fronte alla rivelazione più completa e più profonda del Dio dell’Antico Testamento. Viene chiamata la formula della grazia: “Dio misericordioso e benevolo, lento all’ira e ricco di amore e fedeltà”. E poi Dio si auto commenta entrando nella vita e nella storia delle persone: (Dio che) conserva il suo amore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione/peccato (cioè, ogni tipo di peccato), che non lascia senza punizione … fino alla terza e quarta generazione”. Sintetizzando: Dio ama sempre, anche quando nella storia e nelle situazioni concrete punisce/corregge. L’amore di Dio, proprio perché è amore senza misura, non sopporta il male: non lo distrugge ma lo vuole cambiare con una correzione misurata (tre/quattro generazioni).

Mosè si sente del tutto unito al suo popolo. Vede che la storia di questo suo popolo si è incanalata nel peccato (vitello d’oro) e intercede: “Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervice, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’ di noi la tua eredità».