La parola del Signore si diffonde dalla vostra comunità

Questa lettera, scritta da Corinto attorno all’anno 50/51 d.C., è il testo più antico del Nuovo Testamento. Paolo aveva conosciuto questa città nel corso del suo “secondo viaggio” (cfr. Atti 17). La città di Tessalonica era sede del governatore romano della Provincia di Macedonia e aveva il privilegio di città libera, con proprie istituzioni. Vi si trova anche una comunità di Giudei.

1 Tessalonicesi 1,1-10

Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace.
2Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere 3e tenendo continuamente presenti l’operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro. 4Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui. 5Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con profonda convinzione: ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene.
6E voi avete seguito il nostro esempio e quello del Signore, avendo accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo, 7così da diventare modello per tutti i credenti della Macedonia e dell’Acaia. 8Infatti per mezzo vostro la parola del Signore risuona non soltanto in Macedonia e in Acaia, ma la vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, tanto che non abbiamo bisogno di parlarne. 9Sono essi infatti a raccontare come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero 10e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, il quale ci libera dall’ira che viene.

 

“Paolo e Silvano e Timoteo …”. L’annuncio del Vangelo e la cura delle Chiese sono sempre un compito collegiale. Paolo non si presenta e non scrive da solo. Gli apostoli insieme salutano/augurano “grazia e pace” [nella tradizione, specie francescana, i termini sono rovesciati, ma indicano la stessa cosa quando si saluta con  “pace e bene” (grazia)]. “Grazia e pace” (saluto usuale in quel tempo) si ottengono e si vivono “in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo”.

Dopo il saluto, la prima affermazione è “ringraziamo Dio nelle nostre preghiere”. Il ricordo dei fratelli si apre subito al ringraziamento (in greco: eucaristia). Ringraziamento, per che cosa? Nella comunità di Tessalonica ci sono: fede legata all’azione, amore legato alla fatica, speranza legata alla resistenza nel Signore nostro Gesù Cristo. Fede, speranza e carità: tre virtù teologali, ma agganciate a tre sostantivi che le qualificano.

Paolo, poi, vede l’accoglienza del Vangelo da parte dei Tessalonicesi come una “elezione” di Dio, certo non arbitraria, ricca e motivata soltanto del suo amore. Infatti, i tessalonicesi sono “fratelli amati da Dio”. La risposta all’amore è l’accoglienza e la testimonianza del Vangelo “con la potenza della Spirito e profonda convinzione”.

È il comportamento che conta! “Ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene”. Il comportamento non è tanto un atteggiamento che si sceglie, ma una realtà che viene a crearsi e si vive quando uno accetta il Vangelo. Questa realtà o esperienza si vive nella prova, accolta con la forza e la “gioia dello Spirito”. Esempio o esperienza che viene da Paolo, ma prima di tutto di tutto dal Signore stesso. Esperienza che si dilata automaticamente (esempio del seme che cresce) nel mondo intero.

Cosa è avvenuto, in concreto? È avvenuta una conversione, un passaggio: “dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero”. Dunque, dagli idoli che sono morti al Dio che è vivo e dona la vita. [È chiaro che si parla di popoli pagani e non di Israele]

Ma non è tutto qui, soprattutto non è tutto già attuato. Occorre vivere la vita nuova, e … attendere: “attendere dal cielo il suo Figlio, che egli (Dio) ha risuscitato dai morti, Gesù”. Cosa fa Gesù, o meglio, cosa ha fatto Gesù per noi? Con la sua morte e risurrezione ci “libera dall’ira che viene”. Vuol dire: ci perdona, ci dà lo Spirito per vivere secondo la volontà di Dio; e così noi non temiamo la punizione quando ritornerà come giudice. Il compimento di tutto si avrà al ritorno glorioso di Gesù.