Il mistero di iniquità è già in atto

2 Tessalonicesi 2,1-12

Riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e al nostro radunarci con lui, vi preghiamo, fratelli, di non lasciarvi troppo presto confondere la mente e allarmare né da ispirazioni né da discorsi, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia già presente.

Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti verrà l’apostasia e si rivelerà l’uomo dell’iniquità, il figlio della perdizione, l’avversario, colui che s’innalza sopra ogni essere chiamato e adorato come Dio, fino a insediarsi nel tempio di Dio, pretendendo di essere Dio.
Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, io vi dicevo queste cose? E ora voi sapete che cosa lo trattiene perché non si manifesti se non nel suo tempo. Il mistero dell’iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo colui che finora lo trattiene. Allora l’empio sarà rivelato e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà con lo splendore della sua venuta. La venuta dell’empio avverrà nella potenza di Satana, con ogni specie di miracoli e segni e prodigi menzogneri e con tutte le seduzioni dell’iniquità, a danno di quelli che vanno in rovina perché non accolsero l’amore della verità per essere salvati. Dio perciò manda loro una forza di seduzione, perché essi credano alla menzogna e siano condannati tutti quelli che, invece di credere alla verità, si sono compiaciuti nell’iniquità.

 

“Riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e al nostro radunarci con lui …”

Paolo vuole precisare il tema del ritorno del Signore, della sua parusia. C’era una forte tensione e attesa al riguardo, tanto che circolavano discorsi, visioni, ispirazioni, lettere su tale tema. Paolo chiede di “non lasciarsi troppo presto confondere la mente e allarmare … quasi che il giorno del Signore sia già presente”.

Al riguardo, introduce questa affermazione, una delle più discusse del Nuovo Testamento. Recita così: “Prima (del giorno del Signore) verrà l’apostasia (abbandono della fede) e si rivelerà l’uomo dell’iniquità, il figlio della perdizione, l’avversario, colui che s’innalza sopra ogni essere chiamato e adorato come Dio, fino a insediarsi nel tempio di Dio, pretendendo di essere Dio.” E quanto segue … fino al versetto 12. Un commentatore parla di “versetti sibillini, come si conviene al linguaggio apocalittico”.

Senz’altro i lettori di allora capivano; noi, poco o niente! Cerco di dare il senso complessivo, senza entrare nei particolari. Paolo ragiona così: non è possibile che il giorno del Signore sia arrivato (come dicono alcuni, vedi sopra), perché prima di quel giorno devono accadere altri eventi, secondo un ordine stabilito. E questi eventi non si sono ancora verificati, perché c’è “qualcosa” o “qualcuno” che trattiene “l’uomo dell’iniquità”. Quel qualcosa o qualcuno, a parere di alcuni (e anche mio), è la predicazione del Vangelo, che con la sua forza mite allontana l’apostasia/apostata (che precede il ritorno del Signore.) L’allontanamento del ritorno del Signore non è un ritardo, ma un atto d’amore perché il vangelo giunga fino ai confini della terra e sia data la possibilità di salvezza a tutti, per la via della conversione.

“La venuta del Malvagio avverrà nella potenza di Satana”, ma non “di” Satana! Miracoli e prodigi sedurranno “coloro che non accolsero l’amore della verità che li avrebbe salvati”. Per contro, sono salvati coloro che accolgono l’amore della verità: la predicazione, il vangelo.

In conclusione, l’ammonizione forte di Paolo è di “non lasciarsi ingannare”, ma di perseverare nell’ascolto e nella speranza, pur dentro a tante sofferenze.