Quando il Signore parlò per la prima volta a Osea gli disse …

Il libro di Osea rivela un’epoca terribilmente oscura: siamo attorno al 750 a.C., nel regno del Nord detto anche di Samaria o di Israele. La situazione sociale e morale è di corruzione totale; la situazione religiosa, d’infedeltà completa; la situazione politica, è disperata (quattro re assassinati).

Osea “pre-vede” le conseguenze negative di questa situazione: Israele sarà schiacciato dall’esercito assiro, i suoi capi saranno deportati e gli scampati cercheranno rifugio in Egitto. Egli, inoltre, sul piano personale ha vissuto un’esperienza matrimoniale per molti aspetti drammatica, dovendo far fronte a una sposa infedele. Ha compreso però che questa vicenda poteva fare parte della sua vocazione di profeta e che il suo amore per Gomer, la sposa infedele, poteva diventare modello dell’amore inesauribile con cui Dio ricerca e segue il suo popolo, anche quando esso si allontana dal lui. Questa convinzione è diventata perciò il nucleo centrale attorno a cui si è sviluppata la sua predicazione profetica.

 

Osea 1, 1-2,3

Parola del Signore rivolta a Osea, figlio di Beerì, al tempo di Ozia, di Iotam, di Acaz, di Ezechia, re di Giuda, e al tempo di Geroboamo, figlio di Ioas, re d’Israele.

2Quando il Signore cominciò a parlare a Osea, gli disse:«Va’, prenditi in moglie una prostituta, genera figli di prostituzione, poiché il paese non fa che prostituirsi allontanandosi dal Signore».

Egli andò a prendere Gomer, figlia di Diblàim: ella concepì e gli partorì un figlio. 4E il Signore disse a Osea: “Chiamalo Izreèl, perché tra poco punirò la casa di Ieu per il sangue sparso a Izreèl e porrò fine al regno della casa d’Israele. 5In quel giorno io spezzerò l’arco d’Israele nella valle di Izreèl». La donna concepì di nuovo e partorì una figlia e il Signore disse a Osea: «Chiamala Non-amata, perché non amerò più la casa d’Israele, non li perdonerò più. 7Invece io amerò la casa di Giuda e li salverò nel Signore, loro Dio; non li salverò con l’arco, con la spada, con la guerra, né con cavalli o cavalieri». Quando ebbe svezzato Non-amata, Gomer concepì e partorì un figlio. 9E il Signore disse a Osea: «Chiamalo Non-popolo-mio, perché voi non siete popolo mio e io per voi non sono.

Il numero degli Israeliti sarà come la sabbia del mare, che non si può misurare né contare. E avverrà che invece di dire loro: «Voi non siete popolo mio», si dirà loro: «Siete figli del Dio vivente». I figli di Giuda e i figli d’Israele si riuniranno insieme, si daranno un unico capo e saliranno dalla terra, perché grande sarà il giorno di Izreèl! 3Dite ai vostri fratelli: «Popolo mio», e alle vostre sorelle: «Amata».

Il primo versetto ci dà un quadro storico del regno di Israele (regno del Nord con capitale Samaria) e di Giuda (regno del Sud con capitale Gerusalemme).

La prima volta che il Signore “parla a Osea” è un comando che tocca e impegna la sua vita. Gli comanda di “prendere in moglie una prostituta” e di “avere figli da lei”. [A riguardo di un comando del genere (e di tanti altri comandi simili) siamo portati a farci domande del tipo “come può Dio comandare una cosa simile? Si va contro la morale …”. Ebbene, queste domande non erano nella testa dell’autore e, meno che meno, nella testa di Dio! Dio vuol dirci altro, come vedremo]

Lo comprendiamo subito, per il fatto che è Dio stesso a “imporre”, letterariamente ma chiaramente, un paragone/parabola: al posto della “donna prostituta o infedele”, si parla subito della “terra”. Allora, la moglie infedele è la terra, cioè, il popolo tutto. Popolo che “non fa che prostituirsi, allontanandosi dal Signore”. Il peccato è visto come prostituzione o infedeltà nei confronti di Dio. Concretamente, si tratta di apostasia/rifiuto e anche di sincretismo/indifferenza. È questo il vero peccato.

I nomi dei figli. Questi figli sono figli di Osea e non di un altro uomo, anche se Gomer continua a praticare la prostituzione. Ogni figlio, col suo nome, è portatore di un messaggio (ovviamente negativo).

Primo figlio:”Izreel” = Dio disperderà. Infatti: “Porrò fine al regno della casa di Israele”. Una figlia: ”Non-amata”. Qui, il significato si intende facilmente: “Non amerò più la casa di Israele, (nel senso che) smetterò di perdonarli”. L’evocazione del non-amore per Israele, apre invece per … “l’amore alla casa di Giuda”. In che senso? “Farò si che quelli di Giuda sfuggano (per il momento!) all’oppressione degli Assiri”. [Qui, amore vuol dire aiuto/salvezza]. Terzo figlio: “Non-popolo-mio”. Spiegazione: “Poiché non siete più popolo-mio, io-non-sono-per voi”. Vuol dire: non sono (più) vostro Dio.

Era ed è un messaggio troppo duro? Certo, la punizione o allontanamento avverrà, però lo sarà solo … per poco. Infatti, “in quel giorno” Dio cambierà il nome (la sorte).

Ecco i nomi nuovi: “Figli del Dio vivente”. E poi, quella che era diventata una divisione tra Nord e Sud (spesso anche una guerra) avrà questo sviluppo: “I figli di Giuda e i figli di Israele si riuniranno insieme, si daranno un unico capo e saliranno dalla terra (vuol dire che cresceranno)”.

Per delineare tempi di unità e di pace, di relazioni nuove, Osea allarga il simbolismo dei nomi e dice che i due popoli si chiameranno … cioè si rapporteranno così: “Chiamerete i vostri fratelli popolo mio, e le vostre sorelle amata”.