Eppure io sono il Signore tuo Dio

Osea 12,1-13,3

1 Èfraim mi raggira con menzogne e la casa d’Israele con frode.
Ma Giuda è ancora con Dio e resta fedele al Santo».
2Èfraim si pasce di vento e insegue il vento d’oriente, ogni giorno moltiplica menzogne e violenze; fanno alleanze con l’Assiria e portano olio in Egitto.
3Il Signore è in causa con Giuda e punirà Giacobbe per la sua condotta,
lo ripagherà secondo le sue azioni.
4Egli nel grembo materno soppiantò il fratello e da adulto lottò con Dio, 5lottò con l’angelo e vinse, pianse e domandò grazia. Lo ritrovò a Betel e là gli parlò.
6Signore, Dio degli eserciti, Signore è il nome con cui celebrarlo. 7Tu ritorna al tuo Dio, osserva la bontà e la giustizia e poni sempre nel tuo Dio la tua speranza. 8Canaan tiene in mano bilance false, ama frodare.
9Èfraim ha detto: «Sono ricco, mi sono fatto una fortuna; malgrado tutti i miei guadagni, non troveranno in me una colpa che sia peccato».
10«Eppure io sono il Signore, tuo Dio, fin dal paese d’Egitto. Ti farò ancora abitare sotto le tende, come ai giorni dell’incontro nel deserto.
11Io parlerò ai profeti, moltiplicherò le visioni e per mezzo dei profeti parlerò con parabole».
12Se Gàlaad è una iniquità, i suoi abitanti non sono che menzogna;
in Gàlgala si sacrifica ai tori, perciò i loro altari saranno come mucchi di pietre nei solchi dei campi.
13Giacobbe fuggì nella regione di Aram,
Israele prestò servizio per una donna e per una donna fece il guardiano di bestiame.
14Per mezzo di un profeta il Signore fece uscire Israele dall’Egitto, e per mezzo di un profeta lo custodì.
15Èfraim provocò Dio amaramente, il Signore gli farà ricadere addosso
il sangue versato e lo ripagherà della sua offesa

Quando Èfraim parlava, incuteva terrore, era un principe in Israele.
Ma si è reso colpevole con Baal ed è decaduto.
2Tuttavia continuano a peccare e con il loro argento si sono fatti statue fuse, idoli di loro invenzione, tutti lavori di artigiani. Dicono: «Offrite loro sacrifici»
e mandano baci ai vitelli.
3Perciò saranno come nube del mattino, come rugiada che all’alba svanisce, come pula lanciata lontano dall’aia, come fumo che esce dalla finestra.

 

Insieme di oracoli abbastanza slegati, dei quali non è facile scoprire il nesso logico, ma raccolti sotto il tema del “processo contro la furbizia e presunzione di Israele” con riferimento all’antenato Giacobbe, del quale si ricordano alcuni episodi sfavorevoli o perlomeno diversamente intesi. Il motivo fondamentale del capitolo è: quale l’antenato, tale l’erede.

“Il Signore è in lite con Giuda e tratterà Giacobbe secondo la sua condotta. Lo ripagherà secondo le sue azioni”. L’autore (l’editore) mette tra parentesi il regno di Giuda, con un giudizio in via di “procedimento”; mentre attacca fortemente Israele, che ha in Giacobbe il suo antenato.

E proprio di Giacobbe si parla. Vengono citati due episodi della vita di Giacobbe, interpretati negativamente come segni di prepotenza: la nascita, che privò Esaù, suo fratello, del diritto di primogenitura, e la lotta con Dio, durante la quale Giacobbe si arrogò l’elezione con mezzi puramente umani.

Ora, Israele continua a ripetere queste sopraffazioni con il suo comportamento verso Dio e i fratelli. Il racconto fatto da Osea subisce una “reinterpretazione”: nel testo di Genesi Giacobbe riesce a neutralizzare l’individuo misterioso con cui combatte, mentre nel testo di Osea sarebbe l’angelo ad avere la meglio e Giacobbe deve implorare grazia. [Questo ci mostra la grande libertà di approccio allo stesso evento, in quella che viene chiamata dagli esegeti “rilettura”]

“Efraim ha detto: Sono ricco”. Il comportamento ingiusto e fraudolento ha prodotto il risultato sperato: la ricchezza; essa è indicata attraverso due termini che fanno intravedere un gioco di parole in ebraico: Efraim ha trovato la ricchezza (on), ma ha trovato anche la colpa (avon).

Pongo questa momentanea conclusione ad un brano veramente “massacrato (letterariamente!)”. Ecco cosa dice il Signore: “E tu (Efraim) al tuo Dio ritorna, misericordia e diritto osserva, spera nel tuo Dio ogni giorno”.

Efraim, può presentare il suo lusso, la sua ricchezza, l’abbondanza dei suoi sacrifici nel culto, … assieme però alla cocciutaggine dei suoi peccati e alla sua incancrenita idolatria. A questa arroganza spirituale, Dio contrappone sé stesso, nei tanti gesti compiuti dall’esodo in poi. E contrappone anche un giudizio. “saranno come nube del mattino, come rugiada che all’alba svanisce, come pula lanciata lontano dall’aia, come fumo che esce dalla finestra. Fuori da questa bella immagine cosmica, campestre, familiare il testo dice chiaramente: “Il Signore gli farà cadere addosso il sangue versato e lo ripagherà della loro offesa”.