Dov’è o morte la tua peste?

Osea 13,4-14,1
4«Eppure io sono il Signore, tuo Dio, fin dal paese d’Egitto, non devi conoscere altro Dio fuori di me, non c’è salvatore fuori di me.
5Io ti ho protetto nel deserto, in quella terra ardente. 6Io li ho fatti pascolare, si sono saziati e il loro cuore si è inorgoglito, per questo mi hanno dimenticato.
7Perciò io sarò per loro come un leone, come un leopardo li spierò per la via, 8li assalirò come un’orsa privata dei figli, spezzerò la corazza del loro cuore, li divorerò come una leonessa; li sbraneranno le bestie selvatiche. 9Israele, tu sei rovinata e solo io ti posso aiutare!
10Dov’è ora il tuo re, che ti possa salvare? Dove sono i capi in tutte le tue città e i governanti di cui dicevi: «Dammi un re e dei capi»? 11Ti ho dato un re nella mia ira e con sdegno te lo riprendo.
12L’iniquità di Èfraim è chiusa in luogo sicuro, il suo peccato è ben custodito. 3I dolori di partoriente lo sorprenderanno, ma egli è figlio privo di senno, non si presenterà a suo tempo pronto a uscire dal seno materno. 14Li strapperò di mano agli inferi, li riscatterò dalla morte?
Dov’è, o morte, la tua peste? Dov’è, o inferi, il vostro sterminio? La compassione è nascosta ai miei occhi».
15Èfraim prosperi pure in mezzo ai fratelli: verrà il vento d’oriente, si alzerà dal deserto il vento del Signore e farà inaridire le sue sorgenti,
farà prosciugare le sue fonti, distruggerà il tesoro e ogni oggetto prezioso.

1 Samaria sconterà la sua pena, perché si è ribellata al suo Dio.
Periranno di spada, saranno sfracellati i bambini; le donne incinte sventrate.

“Eppure io sono il Signore, tuo Dio, fin dal paese d’Egitto”.

Il richiamo alla “persona/identità” del Signore, manifestata in quello Egli che ha fatto (cura nel deserto, nutrimento di pane e di acqua) porta a questa conseguenza di vita: “Non devi riconoscere altro Dio all’infuori di me. Io solo sono il vostro Salvatore”. Così non è avvenuto! Infatti: “Una volta sazi, siete diventati orgogliosi e mi avete dimenticato”. E allora?

Risuona una parola durissima, detta con immagini popolari tratte dal mondo animale: “Perciò io sarò per loro come un leone … come un leopardo … come un’orsa privata dei figli … come una leonessa … “. Si può bene “immaginare” cosa può succedere a uno che si imbatte in simili animali!

Quello che non si riesce a immaginare è che ci sia Dio dietro a tutte queste operazioni! Che sia lui a dire: “Io voglio distruggerti, popolo di Israele! Chi potrà venirti in aiuto? Dovrebbe essere il re ad aiutarti, ma dov’è? Te lo avevo dato io, contro voglia e ora te lo riprendo”.

E, poi, l’altra immagine tratta dal mondo del parto/nascita, o meglio, da quel “figlio stupido (privo di senno) che non vuole uscire dal ventre della madre nel tempo stabilito”. È un modo letterario per affermare che Israele “non vuole uscire” dal peccato, cioè, non vuole convertirsi: trionferà su di lui la morte, … storicamente, l’esilio umiliante (vedi 14,1).

[Non cadiamo nell’errore di ritenere che le “immagini” siano esse stesse la rivelazione. Sono soltanto un veicolo o modo di esprimersi per capire “qualcosa d’altro”, più profondo e vero. Non fermiamoci, dunque, all’immagine. [Per analogia, pensiamo a Gesù che dice: ecco, io vi mando come agnelli in mezzo a lupi: mica noi siamo agnelli e gli altri sono lupi!]

Non cadiamo, poi, in un altro errore: pensare che sia “Dio in persona” a fare tutto questo. Quando si descrive una rovina, una distruzione, una morte, quale modo migliore c’è per dire che non sono fenomeni definitivi e che non è il male a guidare le cose e vincere, … se non dire “paradossalmente” che … è lui a combinare distruzione e morte! E se le combina lui (un Dio che ci ama), … sarà lui a farci uscire, a toglierci dal male assoluto (alla fine dei tempi) e dal peccato (oggi) e a darci la vita. Alla fine, dobbiamo capire che gli artifici letterari o i modi di dire applicati a Dio aprono alla fede/fiducia e quindi alla speranza, e non alla contestazione o alla confusione.

[1 Cor 15,35 legge il nostro testo in modo diverso. Dice che la vittoria sul peccato e sulla morte si “è compiuta” nella risurrezione di Gesù. Sono vere le due cose! Paolo opera una “rilettura” piena e definitiva, che guarda agli ultimi tempi, e che ha avuto il suo “inizio” in Gesù risorto e in quanti credono in lui]