Kyrie, eleison

Salmo 123

1 Canto delle salite. Di Davide.

A te alzo i miei occhi, a te che siedi nei cieli.

Ecco, come gli occhi dei servi alla mano dei loro padroni,
come gli occhi di una schiava alla mano della sua padrona,
così i nostri occhi al Signore nostro Dio, finché abbia pietà di noi.

Pietà di noi, Signore, pietà di noi, siamo già troppo sazi di disprezzo,

troppo sazi noi siamo dello scherno dei gaudenti, del disprezzo dei superbi.

 

“Alzare gli occhi” significa pregare. In questo caso si prega il Signore che …“siede nei/sui cieli”. L’immagine poetica è eloquente. Noi alziamo gli occhi e vediamo i cieli sopra di noi; mentre Dio sta “nei/sopra i cieli”, si abbassa, anzi, si siede nei/sopra i cieli. Dunque, è un Dio veramente alto e potente!

Quale è il contenuto della preghiera?  È di vivere nella obbedienza al Signore, nella implorazione, nella fiduciosa attesa.

Sulla terra, uomini e donne vivono sempre una qualche sottomissione o implorazione, a volte scelta e a volte forzata; ad ogni modo, una sottomissione o implorazione che attende una fine.

Ma quale è la finalità, o meglio, la speranza che sostiene il cammino? È l’amore/misericordia. L’amore/misericordia del Signore non è un premio da raggiungere, ma un dono che accompagna; eppure, nella nostra esperienza, è un dono sempre da invocare.

L’espressione “amore/misericordia” (in questo testo) ha la tonalità del “perdono amorevole”. [Al riguardo, in greco, abbiamo la nota espressione eleison (Kyrie eleison) e in latino miserere (Miserere nostri Domine).

C’è urgenza di questo amore/misericordia che si fa perdono, perché nessuno ce lo dà. Anzi, “troppo a lungo abbiamo sopportato lo scherno dei gaudenti, il disprezzo dei superbi”. C’è una comprensibile stanchezza nel cammino/pellegrinaggio: stanchezza che non si volge però alla vendetta, ma alla domanda di quello che tanto ci manca (c‘è ma non l’avvertiamo): l’amore/misericordia di te, Signore!