Ricordati, Signore, di Davide …

Salmo 132

Canto delle salite.

Ricordati, Signore, di Davide, di tutte le sue fatiche,

 quando giurò al Signore, al Potente di Giacobbe fece voto: “Non entrerò nella tenda in cui abito, non mi stenderò sul letto del mio riposo, non concederò sonno ai miei occhi né riposo alle mie palpebre, finché non avrò trovato un luogo per il Signore, una dimora per il Potente di Giacobbe».

 Ecco, abbiamo saputo che era in Èfrata, l’abbiamo trovata nei campi di Iaar.  Entriamo nella sua dimora, prostriamoci allo sgabello dei suoi piedi.

 Sorgi, Signore, verso il luogo del tuo riposo, tu e l’arca della tua potenza.

 I tuoi sacerdoti si rivestano di giustizia ed esultino i tuoi fedeli.

 Per amore di Davide, tuo servo, non respingere il volto del tuo consacrato.

 Il Signore ha giurato a Davide, promessa da cui non torna indietro:» Il frutto delle tue viscere io metterò sul tuo trono!

 Se i tuoi figli osserveranno la mia alleanza e i precetti che insegnerò loro,
anche i loro figli per sempre siederanno sul tuo trono».

 Sì, il Signore ha scelto Sion, l’ha voluta per sua residenza:” Questo sarà il luogo del mio riposo per sempre: qui risiederò, perché l’ho voluto. Benedirò tutti i suoi raccolti, sazierò di pane i suoi poveri. Rivestirò di salvezza i suoi sacerdoti, i suoi fedeli esulteranno di gioia. Là farò germogliare una potenza per Davide, preparerò una lampada per il mio consacrato. Rivestirò di vergogna i suoi nemici, mentre su di lui fiorirà la sua corona».

 

Cosa si chiede al Signore? Si chiede: “Ricordati, Signore, di Davide …” non tanto del personaggio (regalità, vittorie, peccati …), ma di quello che ha vissuto: umiliazione e dolore. Nonostante questo, o proprio per questo, Davide non ha pensato a sé stesso, non si è chiuso, ma ha fatto un giuramento: trovare “una dimora” per il Signore, il Potente di Giacobbe.

Davide e tutto il popolo possono incontrare il Signore “nella sua dimora” e fargli questa forte e bella preghiera: “Non respingere il volto del tuo consacrato (in ebraico, Messia)”. [Per capire, occorre portarsi al tempo dell’esilio in Babilonia, quando il Re/Messia stava prigioniero]

C’è una promessa, dice l’autore, anzi un giuramento stesso di Dio fatto a Davide: “Il frutto delle tue viscere metterò sul tuo trono”. A una condizione, però: “Se i tuoi figli osserveranno la mia alleanza”. Condizione che non fu ottemperata.

Allora, si ritorna al Signore, a quello che ha detto, alle sue scelte … si ritorna alla “sua dimora”. È essa il fondamento di ogni speranza, e non la fedeltà dell’uomo ai comandamenti.

È dalla “dimora di Dio” che nasce fecondità e benedizione per tutti. È dalla “dimora di Dio” che germoglierà una “potenza (lett. corno/bagliore)” o una “lampada” o un “diadema/corona”.

Le umiliazioni e i dolori termineranno il giorno in cui il Signore “vestirà di vergogna i suoi nemici”, mentre farà “splendere la corona sul suo consacrato/messia”.

[Umiliazioni e dolori li ha presi su di sé il Messia/Gesù; le “fatiche di Davide” trovano il compimento nelle fatiche della “discendenza” che è Gesù/Consacrato/Messia]