Non abbandonare le opere delle tue mani

Salmo 138

Di Davide

Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore:
hai ascoltato le parole della mia bocca.
Non agli dèi, ma a te voglio cantare,

mi prostro verso il tuo tempio santo.
Rendo grazie al tuo nome per il tuo amore e la tua fedeltà:
hai reso la tua promessa più grande del tuo nome.

Nel giorno in cui ti ho invocato, mi hai risposto,
hai accresciuto in me la forza.

Ti renderanno grazie, Signore, tutti i re della terra,
quando ascolteranno le parole della tua bocca.

Canteranno le vie del Signore:
grande è la gloria del Signore!

Perché eccelso è il Signore, ma guarda verso l’umile;
il superbo invece lo riconosce da lontano.

Se cammino in mezzo al pericolo,
tu mi ridoni vita;
contro la collera dei miei avversari stendi la tua mano
e la tua destra mi salva.

Il Signore farà tutto per me.
Signore, il tuo amore è per sempre:
non abbandonare l’opera delle tue mani.

 

“Signore, il tuo amore è per sempre”. Questa espressione, fatta ritornello nel salmo 136, è applicata all’uomo che deve lottare: ha pregato e Dio gli ha risposto. “Il Signore completerà per me l’opera sua … le opere delle tue mani non abbandonare”.

Le creature sono le opere delle mani del Signore: per uscire vincitrici dalla lotta quotidiana non debbono rivolgersi agli dèi, ma al Signore, prostrandosi “verso il suo tempio”. [L’orante, probabilmente, si trova nella diaspora e prega volto a Gerusalemme]

Non è una disgrazia trovarsi nella diaspora. Il popolo lontano dal tempio è un popolo “umile”, perché umiliato. Attraverso di lui, però, risuona o può risuonare la parola del Signore. E Dio ascolta, “guarda verso l’umile, mentre riconosce il superbo da lontano”. “Se cammino in mezzo all’angustia, tu mi ridoni vita”.

Si apre un orizzonte nuovo: le nazioni “ascolteranno le parole della tua bocca … canteranno le vie del Signore”. Anch’esse sono “opere delle tue mani”.